C’è grande attesa per quella che sarà la prossima stagione IndyCar, che promette di essere altamente spettacolare e ricca di sorprese. Il 2023 si era chiuso con il trionfo in carrozza di Alex Palou, addirittura con una gara di anticipo. Il campionato che inizierà a St. Pete tra circa tre mesi dovrà essere quello del riscatto per i rivali dello spagnolo, chiamati ad un importante scatto d’orgoglio.

L’ibrido una sfida (forse) per tutti

Il 2024 doveva, almeno nei piani iniziali, segnare un vero e proprio punto di svolta per il mondo IndyCar. Doveva infatti segnare il debutto nel mondo delle corse americane della tecnologia ibrida, con Honda e Chevrolet ad installare una componente elettrica ad affiancare i propri V6 biturbo. Un evento storico, per il mondo racing a stelle e strisce, che però, almeno per il momento, dovrà attendere.

Vi abbiamo dato conto la settimana passata di tutti i rinvii degli ultimi anni, con le power unit che debutteranno dopo la 500 Miglia di Indianapolis. Un periodo di tempo molto vago, in realtà, perché non è ancora chiaro quale sarà il weekend prescelto, ed è difficile al momento indicare una data precisa. Sono tanti, però, tra addetti ai lavori e appassionati, a chiedersi se questa sia stata la scelta giusta.

Difficile, infatti, che un salto di tecnologia del genere avvenga senza problematiche per team e piloti, soprattutto a stagione inoltrata. La paura è quella che ci possano essere diversi approcci tra le squadre che potrebbero pregiudicare e in qualche modo falsare le prestazioni in pista. Inoltre, non è ancora chiaro quali siano i piani dei due fornitori Honda e Chevy, e come le due motorizzazioni andranno ad interagire con la componente elettrica. Insomma, un rompicapo importante per tutti.

Calendario rivisto tra ingressi e partenze

Un altro aspetto che andrà per forza di cose ad essere determinante nel campionato IndyCar 2024 sarà certamente il calendario. I diciassette appuntamenti validi per il campionato rappresenteranno ognuno una sfida diversa, e molti saranno anche da considerare sotto una luce diversa dagli anni passati.

Lasciamo da parte l’appuntamento del Thermal Club, che elargisce comunque il generoso premio di 1 milione di dollari al vincitore, ma è comunque extra-campionato. Una delle peculiarità della stagione 2024 sarà la prima gara su ovale, nientemeno che la mitica Indy 500. E’ vero, non sarà la prima volta, ma erano comunque diversi anni che prima dell’appuntamento principe si andava a correre in Texas (oppure Phoenix alcuni anni fa), e questo non sarà un cambiamento da poco.

Restando in ambito ovali, attenzione anche al Milwaukee Mile, uno dei più insidiosi nel suo genere. Doppio appuntamento tra l’altro in Wisconsin, che precederà il gran finale di Nashville. Ecco, questo potrebbe essere un fattore importante; pur con un layout rivisto, il Music City GP sarà certamente uno dei più caotici. Nel caso (molto probabile) di un finale di stagione in volata, ad avere la meglio saranno il pilota e il team che maggiormente saranno in grado di leggere una gara sempre caotica e ricca di colpi di scena.

Palou, avversari cercasi

Il 2023 della IndyCar ha avuto un solo padrone, che risponde al nome di Alex Palou. Lo spagnolo del team Ganassi è stato il più costante di tutti, e alla fine ha meritato il secondo titolo. Proprio in questi giorni, è stato annunciato che la sua vettura, la #10, sarà sponsorizzata da DHL, da tanti anni legata al team Andretti. Chissà se nel pacco di Natale consegnatogli nel video di presentazione Palou troverà la sgradita sorpresa di qualche contender per il titolo.

Sì, perché nel 2023 questa “carica” è sembrata essere vacante. La sfida è sembrata essere per lunghi tratti ristretta agli uomini del buon Chip Ganassi, con Ericsson e Dixon unici papabili. Per quanto riguarda il team Penske, Josef Newgarden è stato praticamente imbattibile sugli ovali, Indy compresa, ma ha mostrato difficoltà preoccupanti, come tutta la squadra, sugli stradali e nei cittadini.

Guardando al resto della truppa, l’arrivo di Ericsson in casa Andretti al posto di Grosjean potrebbe essere un dato da non sottovalutare. Il francese, ora in forza al team Juncos Hollinger, ha deluso le aspettative, inutile girarci intorno. Lo svedese è chiamato a ridare slancio e grinta ad una squadra che, francamente, è parsa abbastanza dispersa nel corso del 2023, con l’eccezione di Kyle Kirkwood, vincitore a Long Beach e Nashville.

Tanti underdog in agguato

La seconda fascia, se così vogliamo chiamarla, del field della IndyCar offrirà sicuramente tanti spunti. In casa McLaren, attenzione al nuovo arrivo David Malukas, che ha dimostrato di avere tutte le potenzialità per fare bene, affiancando un Pato O’Ward ormai maturo e un Alex Rossi che resta in ogni caso uno dei piloti migliori del lotto. Il team di Zak Brown, dopo il ribaltone messo in atto da Palou in estate, si è trovato a dover ricostruire la propria strategia. Il messicano resta l’uomo su cui puntare, e non solo per singole vittorie di tappa; trovando un po’ di continuità in più, potrebbe essere una delle sorprese più gradite.

E gli altri? L’arrivo di Rosenqvist in casa Meyer-Shank, sommato alla voglia di vittoria di Tom Blomqvist, potrebbe risultare un punto di partenza importante. Da valutare, invece, il passaggio di Grosjean in Juncos, con il francese che ha la necessità assoluta di vivere una stagione da protagonista. Le compagini di Carpenter e Rahal, a loro volta, restano incognite in grado di portare scompiglio in occasioni particolari, in particolare nel momento in cui si va a correre sugli ovali.

Insomma, gli ingredienti per vivere una stagione ricca di spettacolo ci sono tutti. L’introduzione dell’ibrido potrebbe essere una variabile importante, nella speranza che nulla venga in qualche modo falsato e non ci siano recriminazioni. In ogni caso, IndyCar è da sempre sinonimo di vero motorsport, e anche il 2024 non sarà da meno rispetto ai suoi predecessori.

Nicola Saglia

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