La politica di Trump è chiara: "Assumere e comprare USA" e questo colloquio rappresenta un altro step importante dopo il suo atto attraverso il quale gli USA si sono sfilati dalla Trans-Pacific Partnership. Le ultime voci, inoltre, parlano addirittura di una revisione del Nafta.

Il rapporto tra Donald Trump e le tre case automobilistiche si è sviluppato finora in modi tra di essi diversi. Se Ford e GM sono state "ammonite" a mezzo Twitter per le loro politiche di produzione in Messico, FCA ha invece incassato un bel "grazie" dopo l'annuncio dell'investimento da 1 miliardo di dollari negli USA durante il Salone dell'Auto di Detroit. Sergio Marchionne, AD FCA, ha avuto modo di incontrare il Presidente dopo le voci sulle presunte violazioni delle emissioni diesel; a tal proposito, Trump si è spinto persino a dichiarare che si tratta di un ambientalismo fuori controllo, forse perché frutto dell'amministrazione Obama.

Nei giorni scorsi, grandi critiche sono piovute dalla stampa internazionale per la decisione di Trump di defilarsi dalla Trans-Pacific Partnership. L'accordo, perfezionato solo nel 2015 tra 20 stati, è stato criticato da molti dopo lo scandalo Wikileaks che aveva svelato il testo fino ad allora segretato. Gli effetti della politica e della decisione del nuovo inquilino della Casa Bianca non sono tardati ad arrivare, visto che Ford ha deciso di rinunciare al suo impianto in Messico e General Motors ha deciso di investire 1 miliardo di dollari negli USA dopo le pressioni dello stesso Trump. 

Il nuovo Presidente degli Stati Uniti ha più volte parlato di volere reintrodurre i dazi doganali e questo significherebbe una revisione del Nafta, l'accordo di libero scambio nel Nord America entrato in vigore il 1 gennaio 1994. Si tratterebbe di una vera e propria rivoluzione epocale per l'intero Nuovo Continente e non solo per l'industria automobilistica, la quale produce ed acquista componentistica in Messico.

Fabrizio Crescenzi

 

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