Dopo il clamoroso annuncio del trasferimento di Hamilton in Ferrari nel 2025, è il Red Bull gate ad animare l’inverno 2024 della F1. Un vero e proprio intrigo quello che si sta delineando in queste ore dalle parti di Milton Keynes, e che pare andare ben oltre l’invio di foto compromettenti da parte del boss Christian Horner. Marko, Newey e, perché no, Verstappen, potrebbero giocare un ruolo fondamentale per il futuro del team anglo-austriaco.

Quei “comportamenti inappropriati”

Partiamo dai fatti e dalle notizie certe arrivateci in questi due giorni che hanno scosso un po’ tutto l’ambiente della F1. Horner è stato accusato di aver tenuto “comportamenti inappropriati” nei confronti di una dipendente. Red Bull ha confermato con una nota l’avvio di una indagine interna in merito. Attenzione, non stiamo parlando della squadra F1, ma della casa madre; l’investigazione, infatti, è partita direttamente da Salisburgo.

I particolari non hanno tardato a venire allo scoperto: Horner avrebbe mandato foto “hard” ad una donna del team. Un’eventualità che lo stesso Chris ha smentito, ma che, se confermata, getterebbe su di lui un’ombra pressoché incancellabile. Attendiamo che i fatti vengano verificati, ma una cosa è certa: se fosse vero, un tale comportamento sarebbe inaccettabile, oltre che inqualificabile e profondamente disgustoso.

Ma attenzione, perché comunque vada a finire, la risoluzione di questo problema in un senso o nell’altro sarà dirimente per il futuro del team di Milton Keynes.

Il motore della squadra

Al di là delle implicazioni personali e… “matrimoniali” di Horner, è giusto analizzare cosa potrebbe scaturire da questa situazione. Perché una cosa va detta: se Red Bull è diventato uno dei team più vincenti della storia della F1, buona parte del merito è anche dell’ex pilota britannico. Uno che è stato in grado di cogliere il momento esatto in cui appendere il casco al chiodo e intraprendere la carriera di team manager, dapprima con la Arden in F.3000 e poi nel Circus.

Quando, nel 2005, Dietrich Mateschitz decide di affidargli la guida del proprio team, subentrato alla Jaguar, fa uno dei migliori affari della sua vita. In venti stagioni da team principal, Horner ha portato la Red Bull ai vertici, attraverso anche colpi di scena importanti, come l’ingaggio di Adrian Newey e di un giovanissimo Max Verstappen. Anche la decisione di costruire in casa le power unit in ottica 2026 è da ricondurre in buona parte alla volontà di Chris.

Da qualche anno a questa parte, però, qualcosa è cambiato a Salisburgo, e di conseguenza a Milton Keynes. Il patron, il vero collante dell’asse Austria-Inghilterra, è morto, e chi ha preso il suo posto potrebbe vedere il futuro in maniera diversa. Il mondo Red Bull, in questo momento, pare stia vivendo una sorta di discrasia tra l’erede thailandese Chalerm Yoovidhya, proprietario del 51% dell’azienda, e il CEO austriaco Oliver Mintzlaff. E qui entra in gioco un’altra forte personalità, guarda caso anch’essa con passaporto asburgico.

L’ombra di Helmut, la sponda di Adrian

Potrebbe sembrare il titolo di un film minore di Hitchcock, “L’ombra di Helmut”. Invece, è la rappresentazione plastica dello scenario che in tanti tra gli osservatori britannici stanno delineando per descrivere la situazione in casa Red Bull. In pratica, si starebbe delineando una sorta di resa dei conti tra il super consulente Helmut Marko (sostenuto dalla parte austriaca rappresentata dall’AD) e il team principal Horner, a cui sarebbe stato addirittura chiesto di rassegnare le dimissioni in maniera volontaria.

I due da diverso tempo sembrano mal sopportarsi per diversi motivi, a partire dalle uscite spesso poco felici di Marko. A difesa del suo mentore, però, spesso si era esposto Max Verstappen, andando un po’ a spegnere le velleità di Horner. Oggi, la situazione sembra pendere ancora di più a sfavore del team principal, che però potrebbe trovare una sponda in Adrian Newey.

Le sorti dei due, infatti, potrebbero essere legate a doppio filo da una clausola contenuta nel contratto del manager più geniale della F1 moderna. In caso di licenziamento di Horner, Adrian potrebbe ritenersi libero da obblighi contrattuali nei confronti del suo team, che andrebbe così dunque a perdere uno dei pezzi da 90, artefice delle vetture che stanno dominando il Circus.

Il paddock guarda interessato

In tutto questo, c’è l’intero paddock della F1 che guarda e attende informazioni da Milton Keynes. Un eventuale licenziamento (o dimissioni volontarie, diciamo così) di Horner, potrebbe portare a conseguenze importanti per tutto l’ambiente. Capire chi potrebbe essere il successore già sarà un esercizio importante. Pierre Wachè e Jonathan Whitley sembrerebbero essere i due più papabili, ma non mettiamo il carro davanti ai buoi (come direbbe il Drake).

Anche l'eventuale disimpegno di Newey sarebbe interessante, soprattutto per Ferrari viste le arie che tirano, sempre ammesso che l’ingegnere inglese avesse ancora voglia di mettersi in gioco ripartendo da zero.

Quel che è certo, è che a Milton Keynes, e per certi versi a Salisburgo, devono prendere una decisione e farlo in fretta. La stagione non aspetta, e il 21 febbraio iniziano i test in Bahrain. Il team avrà bisogno, per quella data, di certezze assolute in merito alla propria leadership. Francamente, l’augurio è che si tratti di un grosso malinteso e Horner ne possa uscire pulito e al proprio posto, se non altro per una questione puramente personale.

Nicola Saglia

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