Credits: Mercedes AMG F1 Official website
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Un Natale così, negli uffici tecnici della Federazione, non si aspettavano certamente di trascorrerlo. Da una settimana a questa parte, infatti, sono esplose sempre più voci, illazioni, sospetti e chi più ne ha più ne metta in merito a presunte irregolarità di una parte dei motoristi nella costruzione delle nuove PU. E non vi è alcuna certezza, almeno ad oggi, in merito alla correttezza delle componenti utilizzate, e su cosa accadrà in vista del GP d’Australia di inizio marzo. Ancora una volta, dunque, il Circus della F1 si trova in balìa delle solite situazioni, già viste e straviste, che creano solo malumori, rischiando di influenzare negativamente quanto si vedrà in pista. Ma vale veramente la pena di complicarsi la vita in questo modo?

La dilatazione della discordia

Prima di continuare, facciamo un piccolo riassunto delle puntate precedenti. Come ben spiegato nel pezzo a firma del sempre puntuale Luca Colombo sulle colonne di Livegp.it, il problema, stando a quello che trapela da diverse fonti, verterebbe intorno al rapporto di compressione massimo per ognuno dei sei cilindri delle nuove Power Unit, fissato a 16:1. Partiamo da un dato: questo rapporto è stato abbassato rispetto al 18:1 in vigore fino al 2025. Non stiamo qui a perderci in analisi dal punto tecnico che non ci competono, ma basti dire che questo, molto banalmente, dovrebbe comportare un calo delle prestazioni per quanto riguarda la componente a combustione. 

Ora, la questione sarebbe che, sfruttando la dilatazione a caldo di alcuni particolari materiali, le power unit prodotte da Mercedes e Red Bull Powertrains (in collaborazione con Ford) riuscirebbero a fornire una spinta maggiore rispetto alle altre, con un rapporto ancora di 18:1, andando a coprire una zona grigia del regolamento. Questo avverrebbe anche se, al momento delle analisi “a freddo”, le unità di propulsione risulterebbero regolari, per poi sprigionare la potenza in più una volta in pista. Ora, indossiamo per un attimo un bello smanicato rosso, mettiamoci nei panni di Marty McFly in Ritorno al futuro e recitiamo tutti insieme: “Ehi, io l’ho visto questo! L’ho visto, è un classico!”. 

Quando c’era il mini-DRS

Non serve neanche andare troppo indietro nel tempo, basta tornare al Gran Premio di Baku 2024. Oscar Piastri, dopo una manciata di giri, riesce ad avere la meglio su Charles Leclerc e andare a vincere la gara, con una McLaren che sul dritto sembra imprendibile. Bene, analizzando bene le immagini della telecamera posteriore della vettura di Woking, posizionata sull’air scope, si nota come sull’ala posteriore nel dritto appaia una sorta di feritoia, in seguito denominata dagli analisti mini-DRS. Effettivamente, l’effetto creato è proprio quello di una minima riduzione del drag; minima, certo, ma certamente efficace, per quanto irregolare.

In quell’occasione, il team se la cavò sostanzialmente promettendo di non usare più quella specifica ala per tracciati a basso carico, ma anche per un altro motivo. Al momento delle verifiche, infatti, essa risultava in tutto e per tutto regolare, in quanto lo sfruttamento della dilatazione particolare di certi materiali (ricorda qualcosa?) poteva avvenire solo in velocità, sul rettilineo, in pratica aggirando ogni controllo. Le immagini televisive, infatti, non sono considerate “prove sufficienti” da Joe Bauer e dal suo entourage. Detto in altri termini: la macchina era irregolare, ma non fu possibile squalificarla perché la non conformità non era riscontrabile in sede di verifica. Uno scandalo, va detto, passato in cavalleria, ma comunque indicativo di quanto la FIA si trovi spesso con le mani legate. La situazione attuale, però, è ben peggiore, perché c’è il rischio di andare a falsare un campionato addirittura prima che si accendano i motori. 

Chi non è regolare lo diventi, altrimenti deve essere squalificato

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In tutto ciò, la cosa che più fa sorridere, per non dire piangere, è notare come sia la stessa Federazione a cacciarsi nei pasticci da sola. Sì, perché la scelta dei materiali, per la Power Unit così come per le componenti aerodinamiche, avviene da parte dei team all’interno di una rosa indicata e autorizzata dalla stessa FIA. E allora, ma benedetti super ingegneri e “cervelloni”, possibile che a nessuno sia venuto in mente di poter prevenire un’ennesima situazione del genere? E che tutte le volte si debba andare a rincorrere? Anche perché se questi materiali utilizzati risulteranno autorizzati, si potrà fare ben poco per punire chi ha avuto l’unica colpa di essere stato più bravo degli altri. 

È una situazione veramente complessa, in cui bisogna andare con i piedi di piombo, da parte di tutti. Anche perché, a vederla bene, serve anche capire con precisione come siano uscite tutte queste informazioni, che in teoria sono coperte da segreto industriale. Le power unit interessate, se i nomi dovessero essere confermati, verrebbero montate da ben sette team: Mercedes, McLaren, Williams e Alpine per quanto riguarda la Casa di Stoccarda, mentre Red Bull e Racing Bulls si riforniranno direttamente da Milton Keynes. Dovessero risultare veramente irregolari, beh, va da sé che sarebbe certamente un duro colpo per il campionato. 

Una cosa sola chiediamo, per cortesia, alla FIA, alla FOM e a tutto il circo: chiarezza. La F1 non può continuare ad essere un “porto delle nebbie” in cui non vi è mai certezza della pena e del rispetto del regolamento. In altre parole, se qualcuno è irregolare, e nel 2026 non può non essere possibile scoprirlo, anche durante la gara, deve essere squalificato. Ne va della credibilità del campionato. Situazioni come quella del mini-DRS, o ancora prima del DAS o dei cerchi forati, non sono semplicemente più accettabili. 

Ora, i puristi potrebbero obiettare: “Ma la F1 ha sempre vissuto ed ha fatto fortuna grazie anche a coloro che hanno interpretato i regolamenti sul filo, sfruttando le zone grigie”. Vero, per l’amor di Dio, ma, allora si torni allo spirito dei bei tempi, lasciando massima libertà. Che senso ha voler incanalare, direzionare tutto lo sviluppo tecnico, se poi non si è neanche in grado di controllare che tutti stiano lavorando in maniera regolare con i materiali autorizzati dalla stessa Federazione? No, signori: occorre mettere dei paletti, tanto più oggi che un nuovo ciclo tecnico sta nascendo. Attendiamo fiduciosi, anche se, francamente, ci attendiamo un discreto nulla di fatto, e siamo abbastanza sicuri che le illazioni, i sospetti e le “voci di corridoio” ci accompagneranno fino a Melbourne, e forse oltre. 

Nicola Saglia