F1 | GP Brasile: c’era una volta il vecchio Interlagos…
Andiamo a riscoprire la prima vita del circuito di San Paolo, noto per essere il primo autodromo brasiliano e per essere approdato nel calendario negli anni 70

Come ogni anno il Circus della Formula 1 fa tappa a San Paolo per uno degli eventi più storici e attesi del calendario: il GP Brasile. L’Autodromo José Carlos Pace di Interlagos, che ospita il Gran Premio ininterrottamente dal 1990, è una delle piste più rinomate e conosciute al mondo per il suo pubblico molto caloroso e per le sue leggendarie curve, talvolta dedicate alle gesta di eroi nazionali quali Emerson Fittipaldi, Nelson Piquet e soprattutto Ayrton Senna. Quello che molti non conoscono, tuttavia, è la vita del circuito brasiliano prima della ristrutturazione che occorse alla fine degli anni 80.
La scintilla di Agache e la nascita del primo autodromo brasiliano
Le origini della “prima Interlagos” risalgono al 1926 quando l’agenzia immobiliare Motorways, guidata dall’ingegnere britannico Louis Romero Sanson, pensò alla creazione di un nuovo complesso polisportivo nell’espansione dell’area suburbana di San Paolo. Quando arrivarono nella zona dei due laghi Guarapiranga e Billings, l’urbanista francese Alfred Agache notò una curiosa similitudine con la località svizzera Interlaken, creando così la scintilla per il nome del futuro circuito.
Il progetto faticò a decollare, tanto che sarebbe rispuntato solamente il decennio successivo a seguito di un grave incidente in una gara automobilistica: fu il Gran Premio di San Paolo del 1936, dove la pilota francese Hellé Nice perse il controllo della sua Alfa Romeo sulle strade cittadine dopo aver colpito una palla di fieno e finì sugli spalti, uccidendo cinque spettatori e ferendone oltre 30. Il tragico episodio servì a risvegliare il progetto in base alle necessità del paese di avere un circuito proprio, e i lavori su quello che sarebbe stato il circuito di Interlagos iniziarono nel 1938 fino all’inaugurazione avvenuta il 12 maggio 1940.
La vecchia Interlagos da 7.9 chilometri e le prime gare nazionali e internazionali

Al momento della presentazione la pista era molto diversa da quella a cui siamo tutti abituati al giorno d’oggi. Il tracciato era lungo ben 7.9 chilometri, con tante pendenze e sali-scendi per via della collina sulla quale era situato e si snodava letteramente tra i due laghi presenti nell’area. La Curva do Sol, che oggi è situata dopo la S do Senna, allora era la settima curva e arrivava dopo la Reta Oposta, mentre la Descida Do Lago (curva 4) era conosciuta come la Subida de Lago in quanto si fece in leggera salita. Il circuito, cui unica somiglianza con la controparte moderna fu il settore centrale dalla Laranja alla Juncao, si presentò nei primi anni spoglio di impianti per mancanza di fondi, tant’è che iniziò ospitando gare nazionali per raccogliere soldi. Poi nel 1947 Interlagos ospitò la sua prima gara internazionale, con il suo omonimo Gran Premio che venne vinto dall’italiano Achille Varzi sulla Alfa Romeo.
La popolarità del circuito incrementò negli anni successivi con eventi come la “24 Ore di Interlagos” introdotta nel 1951 o il “Gran Premio del IV Centenario” (motociclistico) della città di San Paolo organizzato nel 1954, creando una sorta di “rivalità” con il tracciato di Jacarepagua, situato a Rio de Janeiro. In Brasile, però, il sogno più grande rimaneva solo uno: entrare nel calendario della Formula 1. Interlagos venne così chiuso nel 1967 per i dovuti lavori di adeguamento, e nel 1972 ospitò il Circus in una gara extra-calendario organizzata per testare la qualità del circuito. Tale corsa venne vinta dall’argentino Carlos Reutemann sulla Brabham-Ford, ma la più grande vittoria fu quella raggiunta dagli organizzatori dell’evento che, grazie al grandissimo successo di pubblico, valse loro il pass per entrare a tutti gli effetti nel calendario del Circus.
L’approdo in Formula 1, i successi dei piloti brasiliani e il declino del circuito
Così, l’11 febbraio 1973, si tenne ad Interlagos il primo Gran Premio del Brasile valevole per il Campionato del Mondo di Formula 1. In quell’occasione a trionfare fu il beniamino del pubblico Emerson Fittipaldi, con il pilota della McLaren che si ripeterà sul circuito di San Paolo anche l’anno successivo (dove andò a vincere il suo secondo Mondiale Piloti) prima di passare il “testimone” a José Carlos Pace, che vinse con la Brabham nel 1975 sul circuito che poi sarebbe stato intitolato a lui dopo la sua tragica morte in un incidente aereo nel 1977. Il circuito divenne rapidamente un luogo di culto per i tifosi brasiliani che vennero a massa per seguire i loro beniamini in pista, tuttavia fuori dai confini nazionali sorsero molti dubbi sulla qualità dell’evento di San Paolo.
Il fondo dissestato del tracciato, che sorse su una collina, divenne un grave problema di sicurezza per i piloti, specialmente considerando l’avvento delle monoposto ad effetto suolo verso la fine degli anni 70. Ci fu addirittura una protesta alla vigilia del GP Brasile del 1980 per non correre: nonostante ciò, la gara venne comunque disputata con la vittoria di René Arnoux sulla Renault e il primo podio di un allora giovanissimo Elio De Angelis con la Lotus. Quello fu l’ultimo Gran Premio disputato sul “vecchio Interlagos”, in quanto dal 1981 il Circus spostò l’appuntamento brasiliano a Jacarepagua, circuito che ospitò il Circus ininterrottamente fino al 1989.

Le difficoltà economiche dell’impianto di Rio, tuttavia, permisero al tracciato di San Paolo di tornare nel giro della F1 dal 1990 anche se per farlo si è dovuto praticamente rifare tutta la pista tra asfalto, impianti e il layout che venne modificato e accorciato per portarlo allo standard delle altre piste presenti nel calendario, consegnandoci il circuito che conosciamo e vediamo al giorno d’oggi. Il “vecchio Interlagos”, però, continua a vivere sia nei nostri ricordi sia nel circuito moderno con le strade della prima versione che si snodano in mezzo alla pista attuale.
Andrea Mattavelli