Logan Sargeant non ha vissuto un anno di debutto facile in F1 con la Williams, avendo fatto segnare un punto iridato solo nella gara di casa a Austin. Il pilota di Fort Lauderdale ha messo in mostra alcuni buoni sprazzi, senza però essere in grado di capitalizzare fino in fondo il lavoro del team. In una recente intervista, ha in parte voluto spiegare la sua annata complicata andando a puntare il dito sulla grande differenza esistente tra la stessa F1 e la serie cadetta.

“Tanti aspetti diversi su cui concentrarsi”

“Ci sono così tante cose diverse che nel Circus devi sapere maneggiare, mentre in F2 non ti trovi mai a doverle affrontare”, ha spiegato Sargeant. E non si tratta di semplici aspetti di guida, come egli stesso ci ha tenuto a precisare, ma di una serie di accorgimenti che sono fondamentali se si vuole avere costantemente una buona prestazione alla guida di una vettura di F1.

“Nella serie cadetta entri in macchina e guidi. Quando fai il salto, non è certamente così; ci sono tante cose che devi mettere insieme per ottenere la prestazione. Esistono tantissime variabili che interagiscono con te e la macchina, e ti influenzano. La cosa più difficile di tutte è mettere insieme tutti questi aspetti, e fare in modo che insieme ti aiutino a trovare la prestazione nell’arco di tutto il fine settimana di gara, e poi farlo ancora in tutti quelli successivi”.

C’è però un altro aspetto su cui Sargeant ha soffermato la propria attenzione: “Secondo me, le vetture di F2 (che saranno sostituite in questa stagione), non sono abbastanza veloci”. Un aspetto, questo, sottolineato da più di un addetto ai lavori. Dal momento dell’introduzione dei cerchi da 18”, le Dallara della serie cadetta sono sembrate perdere quella velocità, soprattutto in curva, che era fondamentale e molto formativa nell’ottica di un salto in F1.

Sempre meno piloti riescono a salire di categoria

Le parole di Sargeant non devono essere catalogate come mere scuse per una stagione d’esordio complicata, sempre alle spalle del team mate. È fuor di dubbio che l’ingresso nel Circus comporta una serie di difficoltà non certo secondarie, che vanno ben oltre la guida. Per conferma, chiedere a Nyck De Vries, vincitore F2 nel 2019, in seguito trionfatore in Formula E, per poi essere giubilato nel 2023 dopo pochi GP da Alpha Tauri senza troppi complimenti a causa di risultati non certo entusiasmanti.

È un dato incontrovertibile che ormai sempre meno piloti dalla categoria cadetta riescano a trovare uno sbocco. Certo, l’aspetto economico è preponderante in tanti casi, ma la realtà è che manca anche una certa qualità di fondo. Guardando i numeri, appare chiare che la ormai “vecchia” generazione di vetture F2 non ha particolarmente favorito il passaggio nel Circus, e questo è effettivamente un problema. Drugovich e Pourchaire, ultimi due vincitori, hanno dovuto accontentarsi di ruoli secondari nel Circus.

Certo, non mancano le eccezioni positive, ma anche qui è necessario fare delle precisazioni. Oscar Piastri, vincitore nel 2021, ha fatto un anno in “panchina” prima di esordire con McLaren, e nella prima parte di stagione si è dovuto prendere il tempo necessario per entrare nei meccanismi richiesti dalla F1. Discorso diverso per Liam Lawson, impiegato per sostituire Daniel Ricciardo; il kiwi vantava esperienze diverse in DTM e Super Formula, che certamente lo hanno aiutato nel suo esordio positivo con Alpha Tauri.

Una nuova generazione per accorciare le distanze

A partire dal 2024, però, le cose potrebbero e dovrebbero cambiare. La nuova Dallara presentata nel corso dell’ultimo Gran Premio d’Italia è stata studiata per incrementare le prestazioni e avvicinarle a quelle della classe regina, pur senza cambiare propulsore e cambio. Questo ha comportato un grande e ben visibile lavoro da parte dello staff di Varano sulla parte aerodinamica della monoposto, sotto alcuni aspetti simile alle più potenti SF23 che animano la Super Formula giapponese.

È fuori di dubbio che un’evoluzione fosse necessaria; la prossima stagione ci dirà se la direzione presa da Federazione e Dallara sarà quella giusta. Una maggiore velocità è sicuramente uno degli aspetti fondamentali da ricercare, poi toccherà a team e piloti trovare la chiave per far funzionare al meglio le nuove vetture. Con una speranza, quella di avere sempre più giovani talentuosi in grado di passare dalla serie cadetta alla F1.

Nicola Saglia

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