F1 | Elkann, dito puntato sui piloti Ferrari: “Pensino a guidare”
Il presidente si lancia in dichiarazioni non certo leggere nei confronti dei due alfieri della Rossa

Che il clima in casa Ferrari non fosse proprio idilliaco era palese ormai da tempo, e più passa il tempo più arrivano conferme in questo senso. Oggi sono arrivate le parole del presidente John Elkann a dare la conferma di quanto sia delicata la situazione; il problema è che le sue dichiarazioni paiono essere fuori luogo, fuori tempo e, in un certo senso, anche fuori dalla realtà.
Il presidente: “Piloti si concentrino più sulla guida e parlino meno”
Partiamo da un presupposto: le parole di Elkann sono arrivate in un contesto che con la F1 in sé non ha nulla a che fare. Il presidente è stato infatti intervistato a margine di un evento messo in piedi per celebrare la collaborazione tra il Gruppo Stellantis e il Comitato organizzatore delle Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026. Evidentemente, appena arrivato dalla festa in Bahrain per i titoli conquistati nel WEC, John Elkann non si è riuscito a trattenere in merito alla situazione del team F1 in seguito al deludente Gran Premio del Brasile. La sensazione, però, è che certe parole pronunciate in questa fase della stagione siano nel migliore dei casi inutili, nel peggiore molto dannose.
Abbiamo vinto il campionato WEC, è stata un’emozione straordinaria in Bahrain. Dimostra quanto la Ferrari sia unita quando tutti lavorano insieme. Il Brasile è stato una grande delusione. Se guardiamo al campionato di Formula 1, possiamo dire che i nostri meccanici stanno disputando una stagione da protagonisti, per le prestazioni e per l’eccellente lavoro fatto ai box. Anche gli ingegneri hanno contribuito in modo significativo: la macchina è migliorata, su questo non ci sono dubbi. Per il resto non siamo ancora all’altezza. È fondamentale che i nostri piloti restino concentrati sulla guida e parlino meno, perché ci aspettano ancora gare importanti. Il secondo posto in campionato non è impossibile, ma serve massima attenzione da parte di tutti
Il WEC che diventa alibi, i miglioramenti che non ci sono
Cerchiamo di fare un’analisi che possa in qualche modo essere ponderata, altrimenti il rischio è quello di uscire dal seminato sparando giudizi poco costruttivi. In primo luogo, andare a mettere nella stessa frase la vittoria del Mondiale Endurance e quanto sta avvenendo in F1 è quantomai errato e fuorviante. Chi segue un minimo il motorsport e non ha il paraocchi sa bene, al di là della retorica, come i successi ottenuti tra i prototipi siano frutto sì dell’eccelso lavoro svolto da Ferrari e dai suoi uomini (Coletta e Cannizzo su tutti), ma anche (e in certi casi soprattutto) della collaborazione con Dallara e con AF Corse, che gestisce in pista le vetture, anche quelle ufficiali. Per questo motivo, facciamo un appello: quando si parla, si tengano le cose sui binari corretti, senza creare ad arte una nebbia che serve solo a distogliere lo sguardo dalla realtà.

Continuando a leggere le parole del presidente, si intuisce come meccanici, ingegneri e tecnici in generale abbiano fatto un lavoro ai box perfetto, “da protagonisti”, e che la vettura sia senza dubbio migliorata nelle prestazioni. Ci si permetta di dire che a noi i dubbi sorgono eccome. Lasciamo da parte il lavoro dei meccanici, quello sì encomiabile, ma per quanto riguarda il resto il ragionamento fa acqua da tutte le parti. Quando si dice che le prestazioni della vettura sono migliorate bisogna prima specificare su quali basi lo si afferma. Perché, sinceramente, questi miglioramenti sembrano più che altro frutto dei colpi a vuoto dei rivali, piuttosto che del lavoro degli uomini di Maranello. Il weekend brasiliano parla da solo, mentre il secondo posto di Mexico City è uno specchietto per le allodole: come si può essere migliorati e finire comunque a più di trenta secondi dal vincitore?
Inoltre, nessuno ha i numeri per dare giudizi sul lavoro degli ingegneri Ferrari, questo è ovvio. Qualcosa però possiamo dire, e lo deduciamo dalle parole di Vasseur e piloti in questa stagione. Qual è stato il mantra del 2025? Esattamente questo: la Ferrari doveva imparare ad estrarre l’enorme potenziale della vettura, e per farlo doveva migliorare l’esecuzione in pista durante le sessioni. Bene: chi è il responsabile di questa benedetta esecuzione? Il muretto box, dove operano gli ingegneri, di pista e non solo, che sono in perenne contatto con i piloti e il virtual garage con tutti i suoi dati. Di chi è dunque la responsabilità della mancata capacità di avere un’esecuzione non all’altezza? Ancora una volta, le parole di Elkann paiono fuori focus e completamente distanti da quanto si sentono raccontare i tifosi dopo ogni weekend.
Piloti e parole: i distinguo da fare per forza
Arriviamo dunque all’ultima parte del discorso, quella in cui il presidente lancia in qualche modo un messaggio chiaro ai suoi due piloti: basta lamentele, guidate e basta. E qui, signori, dobbiamo essere onesti fino in fondo con noi stessi, come sempre abbiamo fatto: non possiamo dare torto fino in fondo a Elkann. A patto, beninteso, che si facciano i dovuti distinguo tra i due alfieri della Rossa.
Non nascondiamoci dietro ad un dito: analizzando la situazione di Lewis Hamilton, siamo stati tra i primi a dire che certe parole, certi toni, certe uscite erano tutt’altro che positive e dannose nei confronti della Ferrari stessa. Anzi, ci siamo sempre chiesti come mai nessuno intervenisse a mettere un freno a certe derive prese dall’inglese. Per cui, di per sé, il fatto che il presidente intervenga per mettere un freno a ciò è anche positivo; ci sono però due cose da dire. Prima di tutto, è ormai tardi; secondariamente, sia ben chiaro che se Lewis tiene certi atteggiamenti lo fa perché sente o in qualche modo crede di poterlo fare. E chi glielo ha fatto credere è stata proprio la Ferrari, con Elkann in testa, a partire dall’accoglienza dello scorso gennaio, quando pareva che a Maranello fosse atterrato un novello Superman in grado di salvare il mondo. Rinnoviamo la vicinanza a coloro che alle cinque del mattino di una nebbiosa giornata invernale si sono appostati sul ponte di Fiorano per poter immortalare i primi giri in Rosso di Lewis convinti dalla fanfara orchestrata dalla stessa Ferrari di vivere un’alba mondiale, per poi vivere una stagione così disgraziata.
Se però parliamo di Charles Leclerc, qui signori la musica cambia e non poco. Perché il monegasco ormai da troppi anni canta, porta la croce (sempre più Rossa) e si prende le sferzate dei suoi più crudeli detrattori in servizio permanente ad ogni minima sbavatura. Il tutto, francamente, senza mai uscire troppo dalle righe, anche quando ne avrebbe avuto tutto il diritto di farlo. La sua colpa maggiore, probabilmente, agli occhi del presidente, è quella di essere fin troppo sincero nelle sue disamine a fine gara, e di non cercare di tirare fuori per forza positività dove non ce n’è nessuna, al contrario di quello che fanno altri personaggi di rosso vestiti.

In conclusione, le parole di Elkann stanno già scatenando tantissime reazioni sui social. In tanti si stanno scagliando, anche in maniera pesante, contro il presidente, usando toni a volte anche poco accettabili. Noi abbiamo cercato di non dare giudizi, ma solo di fare un’analisi costruttiva della situazione, in un momento quantomai delicato. Ci auguriamo che chi di dovere, ogni tanto, cerchi di fare altrettanto.
Nicola Saglia