L'intervista recentemente rilasciata da Mattia Binotto ai microfoni della BBC sul ritorno della Ferrari nelle parti alte della classifica di F1 ci spinge a rispolverare dai cassetti della memoria il progressive rock dei Marillion ed il titolo di un loro pezzo datato 1987: "Incommunicado".

I temi

I temi principali dell'articolata intervista toccano quasi tutti gli argomenti chiave dell'ultimo quinquennio in casa Ferrari, lasciando (chissà quanto volutamente) da parte l'argomento sulla gestione dell'uscita di Sebastian Vettel dalla Scuderia.

Oggettivamente nelle risposte di Binotto non troviamo chissà quali novità o rivelazioni. Leggiamo quanto, bene o male, ci aspettiamo possa dichiarare il Team Principal della Rossa in F1. Leggiamo così di un'onesta presa di coscienza sugli errori concettuali delle monoposto 2019 e 2020. Apprendiamo dell'introduzione di una nuova mentalità "no-blame" in seno alla Scuderia e delle aspettative su Leclerc, vero "prodotto" della Rossa. Non mancano anche passaggi "difficili", come una voluta omissione sui dettagli che hanno portato all'accordo segreto tra Ferrari e FIA sulla PU del 2019 ed una critica, neanche troppo nascosta, sul team del biennio 2017/2018, quando Binotto non aveva ancora assunto il ruolo attuale.

Le parti interessanti

Gli unici dettagli interessanti sono, a nostro modo di vedere, due. Il primo riguarda la PU del 2022: "la squadra dedicata alla PU ha svolto un lavoro fantastico", con i contributi di miglioramento valutati nel 75% sulla parte legata alla combustione e il restante 25% al sistema di recupero energia. Il secondo argomento riguarda le aspettative per il Mondiale di F1 2022. Quest'ultimo rappresenta anche la dichiarazione più dibattuta e meno "digerita" dai tifosi della Rossa.

Binotto ha dichiarato: "Abbiamo deliberato tra i nostri obiettivi di ritornare competitivi nel 2022. Quindi il nostro obiettivo rimane essere competitivi, non vincere il campionato. Sarebbe completamente sbagliato dire 'proviamo a vincere il campionato perché siamo così competitivi'. Essere competitivi è una cosa. Diventare campioni del mondo è un compito di un altro livello."

Fraintendimento

Apriti cielo. Ritornando al disco citato pocanzi, ed entrando nel campo delle opinioni personali, il problema di "incommunicado" relativo a Binotto non risiede tanto nei concetti, quanto nelle tempistiche e nelle modalità. Fondamentalmente il ragionamento del Team Principal Ferrari non fa una grinza e va a proteggere il lavoro della Scuderia. L'obiettivo pianificato di "tornare ai piani" non ha la stessa portata del puntare al Mondiale. I due obiettivi, infatti, sottendono organizzazione e strategia differenti.

Il primo problema di una dichiarazione del genere rimane nella tempistica con cui questa arriva. Avrebbe avuto un senso all'inizio dell'anno, ma con l'ingresso della stagione nella fase calda del secondo terzo equivale ad un implicito "gettare la spugna" per il proseguimento del Campionato. Per quanto riguarda le modalità, abbiamo già avuto modo in passato, specialmente durante le trasmissioni de #lanostraf1, di discutere come molte delle dichiarazioni di Binotto, tra le quali il famoso "qualcosa che sfugge", siano frutto di un fraintendimento. Binotto, infatti, sembra parlare alla stampa (quindi ai tifosi, che in un certo senso sono i "clienti" della Scuderia Ferrari F1) negli stessi termini con cui parla ai colleghi internamente alla scuderia.

Migliorare la comunicazione

Non mancano le reazioni nel paddock. Secondo Max Verstappen le parole di Binotto costituiscono pretattica: "Penso che la Ferrari sia molto competitiva ed è un bene per lo sport. Noi siamo concentrati su noi stessi e non mi interessa molto cosa dicono gli altri. Il nostro obiettivo ogni weekend è vincere la gara". Charles Leclerc, dal canto suo, sottolinea: "Credo nel team, abbiamo fatto un errore a Monaco, ma non dobbiamo dimenticare quanto fatto finora."

Da qualsiasi parte la si guardi, uno dei problemi passati più sottotraccia relativi alla Ferrari di questi ultimi anni rimane quello della comunicazione. Troppo spesso, infatti, le dichiarazioni di personaggi prominenti in seno alla Scuderia vanno a cozzare con il concetto, spesso portato come bandiera, della natura sportiva (e non commerciale) del marchio e dell'obbligo (se non nei confronti di se stessi, quantomeno nei confronti dei tifosi) di vincere. La recente intervista di Binotto, in un certo senso corre su questo binario. Si tratta di un problema, a nostro modo di vedere, che si riverbera su più livelli e che si riflette con quanto succede in pista. Per questi motivi, bisogna correggere il tiro.

Curiosamente queste parole di Binotto arrivano giusto in tempo per il GP dell'Azerbaijan, ovvero la sede in cui nel 2019 John Elkann dichiarò la famosa chiosa "ma il giro veloce l'abbiamo fatto noi" che ancora oggi tormenta i sogni dei tifosi ferraristi.

Luca Colombo