F1 | GP Monaco: due soste, tanto rumore per nulla?
L'obbligo dei due pit stop ha veramente dato origine a una gara più movimentata e imprevedibile del solito a Monaco?

“Esperimento riuscito!” esclamava Michele Foresta, alias Mago Forest, ogni volta che i suoi trucchi da imbonitore un po’ cialtrone davano il risultato voluto sul palco di Zelig. Possono dire altrettanto gli uomini al comando della F1 dopo un GP di Monaco che per la prima volta ha visto l’obbligo delle due soste? Per certi versi sì, per altri no. Andiamo ad analizzare la situazione.
Una gara più viva del solito
C’è un dato che va sottolineato, e certamente è da considerarsi frutto della regola delle due soste obbligatorie. Perlomeno nella sua prima metà, il GP è stato ben più “vivo” e ricco di spunti, o almeno di “tensione”, rispetto alle edizioni più recenti. Merito anche dei tanti piloti e team che hanno provato qualcosa di diverso, andando ad effettuare la sosta nei giri iniziali. La Virtual Safety Car uscita poi per permettere la sistemazione delle barriere in seguito all’urto di Colapinto ha ulteriormente dato pepe ai primi giri. A proposito, non sarebbe stata una situazione da Safety Car, quella? Misteri da Race Direction...
Nella prima ventina di giri, dunque, abbiamo assistito ad una gara con diverse variabili e diverse situazioni aperte, con Norris davanti a dettare il ritmo ma senza forzare e dietro Red Bull, Racing Bulls e Williams a giocare di strategia per portare a casa il miglior risultato possibile. Da questo punto di vista, il risultato ottenuto è, almeno in parte, quello che i padroni della F1 cercavano di ottenere: una gara molto più aperta a diverse opzioni. Tutto bene, dunque? Beh, non proprio.
Monaco beffa anche simulazioni e regolamenti

Prendiamo in esame per un attimo l’ordine scaturito dalle qualifiche di sabato, il vero magic moment del weekend sulla Costa Azzurra. Lando Norris ha preceduto Charles Leclerc, Oscar Piastri e Lewis Hamilton. Le tre posizioni di penalità ricevute dall’inglese lo hanno poi portato a retrocedere in settima piazza, favorendo l’ingresso di Verstappen in seconda fila e il quinto spot in partenza per Isaac Hadjar. Bene, ora guardiamo i primi quattro alla bandiera a scacchi: Norris, Leclerc, Piastri, Verstappen. E, dietro di loro, oltre alla quinta piazza di Hamilton da registrare, solo un ritiro ha privato Fernando Alonso di una sesta posizione che sarebbe stata identica a quella della partenza.
Tanto rumore per nulla, dunque? In parte, assolutamente sì. Lasciando perdere l’ordine di arrivo, che può voler dire tutto e niente, un dato è incontrovertibile: il Gran Premio di Monte Carlo, comunque la si voglia vedere, sarà sempre e comunque caratterizzato da lunghi trenini nei quali vedere sorpassi e lotte ruota a ruota è praticamente impossibile, soprattutto con vetture di queste dimensioni. Viene da dire che il Principato sia più grande di tutti, della F1, delle regole artificiali, delle strategie; qui l’importante è essere costanti e non sbagliare. Cinque piloti a pieni giri: veramente è cambiato così tanto rispetto al passato?
Una gara da “nerd”, Leclerc indomito unico a regalare emozioni

C’è poi un altro dato che, a nostro avviso, merita di essere analizzato. Perché se è vero che la prima parte di gara è stata avvincente, dobbiamo però essere onesti fino in fondo, e dire che è stata appassionante per noi addetti ai lavori, che guardiamo le gare con blocco appunti, live timing e magari multi-screen a portata di mano. Ma quanti di coloro che erano davanti alla Tv, o ad uno schermo qualsiasi, hanno la voglia, l’occasione e la predisposizione per vivere una gara così? Si badi bene, non è una banale voglia di auto-incensazione o di voler creare una sorta di distinzione tra“noi e loro”. Semplicemente, quando si fanno delle analisi, occorre prendere in considerazione tutti i dati, altrimenti è inutile che stiamo qui a parlarne, ed è sempre tutto bellissimo. Se Liberty vuole veramente continuare ad ampliare il proprio bacino di utenza, beh, il rischio è quello che abbiamo visto nella prima metà di gara a Monaco possa essere una specie di boomerang in questo senso. Perché, lo ripetiamo, potrebbe richiedere una soglia di attenzione più alta della media, il che è fondamentalmente corretto negli sport motoristici, ma non per forza questo potrebbe andare a significare una attenzione maggiore da parte del grande pubblico.
Infine, lasciateci fare una considerazione: l’unico che ha regalato veramente emozioni è stato Charles Leclerc. L’unico a non mollare mai, a non arrendersi anche contro l’evidenza di una impossibilità di sorpassare. La Ferrari a Monaco è tornata in vita, almeno per un weekend, e il padrone di casa ci ha provato in tutti i modi a riportarla alla vittoria. Complimenti a Norris, davvero, e anche a Charles, che non si è arreso fino alla bandiera a scacchi. Per il resto, meno regole, più pista: questa è la lezione che Monte Carlo ci ha dato anche quest’anno.
Nicola Saglia