F1 | Herta, la F2 e un problema (ancora) da risolvere
L'americano sarebbe in procinto di passare nella serie cadetta per portarsi a casa i punti necessari per ottenere la Superlicenza.

Colton Herta e la Superlicenza per approdare in F1: un paio di argomenti che ciclicamente torna a manifestarsi appaiato, per la gioia di analisti e appassionati. Se in passato era stato un suo probabile arrivo in Red Bull a tenere banco, oggi si parla di Cadillac e della possibilità di effettuare un anno in F2 per arrivare ad avere i punteggi necessari per ottenere la tanto agognata licenza per il Circus. Una situazione per certi versi paradossale, soprattutto per un pilota IndyCar, e che merita un approfondimento.
Il rumor: Colton con Prema in F2
Per analizzare la situazione partiamo dall’indiscrezione che è circolata in maniera pesante nel paddock del Nashville Superspeedway, teatro dell’ultima gara stagionale del campionato IndyCar. Secondo quanto riportato da più fonti, infatti, Colton Herta avrebbe cercato un accordo con un team di Formula 2 per disputare la stagione 2026 nella serie cadetta. Classificandosi nelle prime posizioni, infatti, riuscirebbe nell’intento di portare a casa i punti necessari per garantirsi la Superlicenza F1.
Alcuni tra i colleghi d’Oltreoceano, tra cui Bobby Parsons, hanno anche indicato Prema come team designato, con l’accordo tra le parti praticamente già raggiunto. Lo scopo, come detto, è quello di portare l’americano a chiudere nelle prime posizioni del campionato per consentirgli poi di guardarsi intorno all’interno del Circus. Chiaramente, vista la situazione, il target principale dovrebbe essere uno dei due sedili Cadillac, che si troverebbe così ad avere un sedile occupato da un americano. Il tutto in attesa di capire i valori in campo: siamo certi che Colton non disdegnerebbe altre offerte, nel caso risultassero più allettanti.

La scelta di Herta: una retrocessione con quali orizzonti?
Al momento si tratta solo di indiscrezioni e notizie non confermate ufficialmente che rimbalzano soprattutto dagli States, quindi rimaniamo nell’ambito delle congetture. Certo è una cosa: se davvero dovesse avvenire tale passaggio, si tratterebbe di una mossa storica per Herta e, in definitiva, per il mondo del motorsport. Il californiano, da qualsiasi parte la si voglia vedere, si troverebbe alle prese con una temporanea retrocessione a livello di campionato, in attesa di sviluppi futuri.
La domanda, a questo punto, è: avrebbe veramente senso una scelta del genere? Non che dubitiamo delle possibilità di Colton: nonostante il 2025 sia stato avaro di soddisfazioni per lui, sarebbe certamente tra i più competitivi all’interno del field della categoria cadetta. È altrettanto pacifico, però, che per lui si tratterebbe di un salto nel vuoto non indifferente, anche solo per quanto riguarda l’adattamento ad una categoria totalmente diversa. Inoltre, al momento, Prema non rappresenta propriamente lo stato dell’arte in F2, vedendo le prestazioni in pista da un paio d’anni a questa parte, dall’introduzione della nuova vettura Dallara.
E questo ci porta ad un’altra valutazione: se l’operazione dovesse rivelarsi un flop, cosa succederebbe? Nel malaugurato caso in cui Herta non dovesse trovare mai il feeling, non riuscendo a chiudere la stagione al top, e cioè tra i primi tre, si tratterebbe di un buco nell’acqua colossale per tutti. E allora, l’americano si farebbe un altro anno in Europa? O tornerebbe con le pive nel sacco in IndyCar, a quel punto, per forza, in un team di seconda fascia? Insomma, se un cambiamento così dovesse veramente accadere, si tratterebbe di una scommessa grandissima, in primo luogo, per Herta stesso: complimenti per il coraggio, davvero, ma occorre veramente ponderare con equilibrio pro e contro dell’operazione. Inoltre, facendo bene i conti, sorge un'altra domanda: non converrebbe, visti i pochi punti mancanti, disputare la F. Regional Oceania nel corso della stagione invernale e vincerla, come effettuato da Lindblad nel 2025?
Due mondi distanti che devono trovare una soluzione al problema
L’occasione è ghiotta per tornare su un argomento che avevamo già toccato giusto tre anni fa. In quel caso, il californiano era finito nel mirino Red Bull, che oggi peraltro pare stia guardando sempre alla IndyCar per arrivare a Palou, e che avrebbe voluto allora mettere il figlio di Bryan all’interno del line-up Alpha Tauri. Operazione poi saltata per lo stesso motivo per cui Herta si dovrebbe sciroppare un anno in F2, e cioè la mancanza di punti per l’ottenimento della Superlicenza.
All’epoca diversi colleghi di Colton espressero il loro parere, soprattutto Rahal e Rossi, dichiarando il proprio disappunto per la situazione. Ad oggi non è cambiato nulla, anzi: si è verificato esattamente quello che in tanti temevano (e temevamo), con un Circus che in qualche modo centellina, per non dire elimina, gli ingressi di piloti esterni a quelle che sono le Academy dei team. È un po’ la situazione che si sta creando anche con Fornaroli, attualmente primo in F2 senza che nessuno se ne accorga.
Per restare sul tema Herta e non divagare, ci pare giusto ribadire un concetto fondamentale, ma che evidentemente non passa: la IndyCar non può essere considerata alla stregua di una categoria propedeutica. Si tratta di un mondo diverso, di un altro modo di intendere le gare, ma non per questo sta su un piano inferiore alla F1: è semplicemente parallelo. Vedere un pilota plurivincitore di gare nella categoria americana che deve cercarsi un posto in F2 per poi ambire al Circus è qualcosa di inconcepibile, eppure pare che nessuno voglia fare qualcosa in merito.
D’altronde, sappiamo benissimo come i protagonisti del paddock si sentano una vera e propria élite che possa disporre dei destini del motorsport, fregandosene altamente di tutto e di tutti: lo abbiamo visto bene nel caso Andretti-Cadillac. È una situazione poco bella, confusa, e per certi versi irrazionale, ma tant’è. Ci pensi bene, dunque, Herta e il suo entourage: forse conviene cercare di essere al top in IndyCar, e poi riservarsi di prendere una decisione senza dover per forza rincorrere punteggi astrusi e senza senso.
Nicola Saglia