A volte mettere tutti d'accordo risulta impossibile, ma in questo caso McLaren sembra quasi essersi...impegnata a fondo per alimentare discussioni e perplessità tra i tifosi. Nel mirino è infatti finito il poster realizzato dalla scuderia di Woking per celebrare i 60 anni dalla propria nascita: tra i protagonisti scelti per rappresentare la storia del team fondato da Bruce McLaren, sono state diverse le incongruenze evidenziate dai fans attraverso i social.

L'IMPORTANZA DELLA STORIA

Racchiudere sessant'anni di storia in un'immagine non rappresenta di certo un'impresa facile, soprattutto se si parla di una realtà assai ricca di figure di spicco come quella della McLaren. Ma spesso anche la cura al dettaglio può fare la differenza, nell'ottica di dare il giusto peso a chi, di questa storia, ne è stato artefice e protagonista. Da questo punto di vista, la scelta dei grafici non ha certo brillato ed il risultato finale appare più frutto di un'improvvisazione che di un attento ed equilibrato lavoro di ricerca.

Ad un primo impatto, balza subito all'occhio la centralità della figura di Lando Norris. Ora, è comprensibile che McLaren voglia puntare sul proprio giovane pupillo come simbolo del presente e del futuro, ma non sarebbe stato più opportuno riservare tale spazio a chi, il 2 Settembre 1963, diede vita a quella che sarebbe divenuta una delle scuderie più vincenti di tutti i tempi, ovvero il fondatore Bruce McLaren? A sorprendere in maniera forse ancora maggiore, è il fatto che al cospetto di Norris vi sia Oscar Piastri, ovvero un pilota che di fatto deve ancora disputare il suo primo Gran Premio con il team.

PROST AI MARGINI, KIMI ASSENTE

Ma le incongruenze non finiscono qui. Nella parte alta della rappresentazione trovano posto coloro che si sono ritagliati uno spazio importante nella storia del team a suon di vittorie e titoli mondiali: da Ayrton Senna a Lewis Hamilton, passando per Emerson Fittipaldi, James Hunt, Mika Hakkinen e Niki Lauda. E Alain Prost? Confinato nella parte bassa, in una doppia immagine che lo ritrae in compagnia dello stesso Senna. Se tra i vincitori di Gran Premi trovano posto Fernando Alonso e Jenson Button, decisamente clamorosa risulta invece l'assenza di Kimi Raikkonen, per ben nove volte in carriera sul gradino più alto del podio con i colori McLaren. Così come quelle di David Coulthard (che forse "paga" il suo attuale ruolo di ambasciatore Red Bull), Gerhard Berger e, andando più a ritroso nel tempo, John Watson e Denny Hulme.

Al di là dei doverosi riferimenti alle attuali esperienze in Formula E, IndyCar e persino Extreme E, l'opera lascia un generale senso di incompiuto. Ricordando per certi versi le discussioni su quanto realizzato dalla Ferrari per la celebrazione dei settant'anni del Cavallino. Segno evidente di come sia pressoché impossibile trovare una forma di consenso unanime. Ma anche, pensando soprattutto ai più giovani, del peso che è indispensabile e doveroso attribuire alla storia.

Marco Privitera