F1 | GP Singapore, gara: Ferrari tra farsa e dramma sportivo
Sesta e ottava posizione per Leclerc e Hamilton in un'altra domenica da dimenticare

Il filosofo Karl Marx era solito affermare che la storia tende a ripetersi sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come commedia. Ecco, la gara disputata a Singapore da Ferrari è sembrata, nell’arco dei suoi 62 passaggi, racchiudere entrambe queste connotazioni, con una tendenza pericolosa verso l’effetto tragicomico.
Lo start di Charles unico lampo di una serata senza spunti
È evidente che nessuno si aspettava, dopo la qualifica di ieri, una Ferrari particolarmente pimpante tra i muretti e i vialoni della Città del Leone. I tempi dei proclami milanesi prestagione sono ormai da tempo ben lontani, e la storia del 2025 di questa F1 ci ha insegnato che la Rossa non ne ha per lottare, in condizioni normali, con le vetture e i team lì davanti, e non stiamo solo parlando di McLaren. Scattando dalla sesta e settima posizione, in realtà, avere mantenuto lo stesso score in pista e senza penalità (seppur a posizioni invertite) potrebbe di per sé non essere un risultato così malvagio. Ma tutto quello che è successo nel mezzo ha lasciato parecchi dubbi.
L’unico sprazzo in una notte buia nonostante i fari che hanno illuminato il tracciato di Marina Bay è stato lo start di Charles Leclerc. Il monegasco sapeva di dover gettare il cuore oltre l’ostacolo, e allo spegnimento dei semafori si è subito buttato a capofitto in mezzo alla traiettoria, bruciando il team mate Hamilton e anche Kimi Antonelli, che si è visto rovinare in parte i piani di gara. Da qui in poi, però, sono iniziati i problemi per gli uomini della Rossa, con una vettura che si è trovata costantemente a “galleggiare” in pista, a combattere con un evidente sottosterzo mentre la Mercedes è apparsa ben più bilanciata. Al giro 22, dopo la sosta, Leclerc ha anche dovuto sbarazzarsi in fretta di Hulkenberg, per poi ritrovarsi ancora davanti a Lewis e Kimi una volta ultimata la girandola dei pit. E qui sono iniziati i problemi seri per la Scuderia.
Dal doppio pit di Hamilton ai problemi ai freni
La seconda parte della gara asiatica è stata forse quella più difficile da interpretare per quanto riguarda la Ferrari. Trovatisi nel mezzo di un’impasse difficile da sbloccare, nel corso del 46° passaggio gli uomini del muretto hanno optato per una seconda sosta con Lewis Hamilton per montare gomme rosse nuove. Una scelta ovviamente coraggiosa, che ad un certo punto è sembrata anche pagare, perché l’inglese si è velocemente riportato sotto ai suoi rivali. A questo punto, però, è cominciata la parte tragicomica della rappresentazione maranelliana, con dapprima i problemi di Leclerc, che lo hanno costretto ad alzare parecchio i tempi e farsi passare senza colpo ferire dal giovane italiano al 54° giro. Al monegasco è stato richiesto un pesante lift and coast nel finale, probabilmente per ovviare ai ben noti problemi congeniti della SF-25.

A questo punto, anche Hamilton è passato davanti al proprio compagno di squadra, con il preciso obiettivo di andare a prendere la posizione di Antonelli. Quando però questa sembrava ormai essere pronta da ghermire, ecco che dei non meglio precisati problemi ai freni hanno costretto l’inglese ad un rallentamento repentino che lo ha portato a girare in più di 2 minuti, a farsi ripassare da Leclerc e a stare davanti ad Alonso per soli 4 decimi, facendosi mangiare circa 45 secondi in tre giri. In tutto ciò, nel corso dell’ultimo passaggio il problema all’impianto frenante lo ha in pratica costretto a compiere diversi tagli di percorso, con Alonso imbufalito alla radio e la Direzione Gara a aggiungere cinque secondi per track limits violati, giusto per chiudere in bellezza. Per fare una battuta, verrebbe da dire che beccarsi una penalità per questo tipo di infrazione girando così piano è veramente un bel record.
Vasseur accusa l’esecuzione, qualunque cosa sia
Abbiamo perso parecchio con la cattiva esecuzione della qualifica di ieri, in cui non ci siamo migliorati dal Q1 al Q3, e nella prima sessione avevamo il miglior tempo. Dal terzo all’ultimo giro abbiamo avuto problemi di raffreddamento e non abbiamo potuto sfruttare tutto il potenziale della macchina. Abbiamo potuto spingere per pochissimo tempo, non seguendo il miglioramento del tracciato in nessun momento in qualifica e in gara.
Queste le parole di Frederic Vasseur, team principal Ferrari, al termine della gara di Singapore. Ora, nessuno vuole infierire sulla situazione della Rossa, in questo momento già di per sé abbastanza disperata, ma ancora una volta non si capisce dove si voglia andare a parare. Nessuno, altresì, vuole mettere in dubbio le parole di Vasseur, persona brava e preparata, ma qui dare tutta la colpa all’esecuzione in sé, dicendo anche che fatichiamo a comprendere di cosa si tratti nel suo insieme, pare essere fuorviante. Cioè, veramente vogliamo ancora credere e far credere che i piloti non riescano per mille motivi ad estrarre il meglio dalla vettura? Non sarà forse che non c’è nulla (o poco più) da estrarre?
Insomma, la Scuderia Ferrari ancora una volta esce da Singapore con le ossa rotte. Ma quello che spaventa di più, probabilmente, è un atteggiamento da parte di chi va davanti alle telecamere che non sembra troppo propenso ad analizzare la realtà e dare risposte serie. Il contraccolpo ricevuto dopo la scoperta di una vettura nata con un enorme problema di fondo (in tutti i sensi) è evidentemente di proporzioni gigantesche, e quasi quasi verrebbe voglia di chiedere un silenzio stampa prolungato, magari fino ai test di Barcellona 2026.
Nicola Saglia