883. Un nome non scelto a caso, quello di una moto iconica dell’Harley Davidson: questo il logo scelto da Max Pezzali e Mauro Repetto per sfondare nel mondo della musica italiana. Erano i primi anni ’90, per la precisione il 1992, quando il duo di Pavia ha iniziato a compiere i primi passi musicali. Da allora, prima con gli 883 e poi nella sua carriera solista, Pezzali ne ha fatta tanta di strada. Non solo nel campo discografico ma anche nelle due ruote, diventando concessionario e ambasciatore del marchio americano, oltre che protagonista di un programma on the road.

Gli esordi e la nascita degli 883

Più volte Max ci ha raccontato che serviva un nome corto e d’impatto per presentarsi alla corte di Claudio Cecchetto: da allora quelle tre cifre magiche non sono mai state più abbandonate. 883: un sogno per chi desiderava entrare nel mondo a stelle e strisce Harley ma che, per noi italiani vissuti negli anni ’90, sono diventate il simbolo dell’adolescenza, della spensieratezza e della loro musica. La doppia passione di Max Pezzali, tra musica e due ruote, si è più volte incrociata nella sua vita e nella sua carriera musicale.Tutti hanno ben presente l’immagine dell’album “Nord Sud Ovest Est”, con Max e Mauro che guardano l’orizzonte appoggiati su una fiammante Harley. Tutto rigorosamente in stile comics, altra grande passione del cantautore pavese.

Da solo in sella agli 883 per una nuova avventura

Lasciato solo dall’amico e compagno di avventura, Pezzali continua a portare avanti il marchio 883. Chiama in suo soccorso e appoggio proprio la sua amata due ruote, grazie al singolo “Un giorno così” che anticipa l’album “La dura legge del Gol!”. Max scrive una canzone che è un vero e proprio inno alla libertà e alla moto, utilizzandola anche come sigla del suo film “Jolly Blu”. Tutti abbiamo in mente i primi frame, quando è lo stesso Max a girare la chiave della moto, con un portachiavi rigorosamente 883, inondando l’audio del suo rombo prima di passare alla musica e alla canzone stessa.

https://www.youtube.com/watch?v=6ATglkgPbrA

La canzone è nel classico stile del cantautore: passando dall’adolescenza, quando con il motorino si bigiava la scuola, fino ad arrivare all’uscita spensierata della Statale 526 e di tutti i profumi e posti che si possono osservare solamente grazie ad una posizione privilegiata di chi guida in moto. La canzone farà anche da supporto al primo programma di Max interamente dedicato alle due ruote, “Le strade di Max”.

L’avventura solista sempre con un manubrio ben saldo in mano

Anche nei momenti più difficili, quando Pezzali ha deciso di archiviare il logo 883 per intraprendere la carriera da solista, non ha potuto fare a meno della fedele compagna di strada. Testimone è l’album “Il Mondo insieme e a te”, dove sulla copertina campeggia lo stesso Max, assieme ad una ragazza, in sella proprio a una moto. Il cantante è prossimo ad uno svincolo “emblematico”: uscita 883, dritto...Max Pezzali.La strada imboccata è indubbiamente di successo e ricca di soddisfazioni. L’intero album è pieno zeppo di foto della sua Electra Glide che lo stesso Pezzali, per sua stessa ammissione, si è divertito a fare a pezzi. Si va a “Time Out” in cui è presente la traccia “La strada”, uno spaccato su quanto possa essere dura e massacrante la striscia di asfalto nero.

https://www.youtube.com/watch?v=wYuQgeutw8c

Dove non sono ammessi sbagli e distrazioni e, ad essere puniti, sono tutti coloro che “l’affrontano” senza il dovuto rispetto o con troppa arroganza. Un chiaro monito a tutti coloro che si mettono al volante senza prestare le regole basilari della sicurezza e del rispetto reciproco. Fino ad arrivare quasi ai giorni nostri: su “Astronave Max” è presente “La prima in basso”. Ancora una volta, con genialità, Max usa la metafora motociclista per raccontare le difficoltà che può riservarci la vita.

https://www.youtube.com/watch?v=gOmZhVx1Ng8

Non c’è esperienza che tenga perché la vita è imprevedibile e può coglierci impreparati in qualsiasi momento, come “scemi che saltano gli STOP” o “sfighe che semplicemente accadono”. Il trucco è guadare la traiettoria libera, solamente così si potrà evitare l’ostacolo. L’importante, come ci hanno insegnato i genitori fin dalle prime cadute in bici, è rimettersi subito in sella: solamente così “una marcia dopo l’altra la paura passerà”. Per sottolineare che “Ciò che non distrugge poi fortifica”.

Nonostante questo periodo, così complicato e difficile da affrontare, la speranza è davvero di risalire quanto prima in sella, perché “Di strada ce n’è ancora tanta sai…”

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Michele Montesano