É complicato non scivolare nella retorica quando si parla della carriera di Valentino Rossi. Così come è difficile pensare che un'avventura durata venticinque anni sia ormai prossima a conoscere la parola fine. Eppure, anche questo fa parte dello sport: perché i campioni vanno e vengono, ma le leggende rimangono.

UNA CARRIERA DA SOGNO

Basterebbe infatti citare qualche numero per rendersi conto dell'impatto che Valentino Rossi ha avuto nel mondo del motociclismo. Al di là dei nove titoli mondiali, delle 115 vittorie su 423 gare disputate, delle 26 stagioni disputate ad altissimi livelli, il "Dottore" è un personaggio capace di andare ben oltre l'aspetto puramente agonistico, fino a diventare uno degli atleti più popolari e conosciuti al mondo. Come Michael Jordan nel basket, Ayrton Senna nella Formula 1 e Tiger Woods nel golf (ma gli esempi potrebbero essere molteplici), Rossi rappresenta il sogno di tanti ed il riferimento di tutti.

Amato, idolatrato, ma spesso anche osteggiato da quella parte di pubblico forse incapace di riconoscerne i meriti, che al pari dei difetti propri di qualsiasi essere umano hanno contribuito a renderlo semplicemente unico. E forse l'assenza peserà davvero dal prossimo anno, quando in griglia mancherà per la prima volta quel numero 46 in grado di incollare ai teleschermi di tutto il mondo almeno due generazioni di tifosi.

LA MOTOGP SENZA VALENTINO

Già, perché adesso la MotoGP dovrà fare i conti con una perdita pesante, sotto tutti i punti di vista. E' indiscutibile come Valentino Rossi abbia dato una spinta enorme a tutto il movimento motociclistico per trasformarlo in uno degli sport più seguiti del pianeta. Il suo ritiro lascia la classe regina senza il proprio re, in un periodo storico dove l'equilibrio e l'incertezza regnano sovrani. Con Marc Marquez (destinato, probabilmente, ad avvicinare se non superare i suoi record) ancora alle prese con i postumi della lunga assenza, è difficile individuare chi potrà aspirare a raccoglierne l'eredità, se non altro anche dal punto di vista mediatico. Inevitabile pensare ad un calo generalizzato negli ascolti, con cui Dorna sarà chiamata a dover fare i conti. Anche se, prima o poi, era lecito attendersi una mossa del genere.

RITIRO TARDIVO?

Secondo molti, infatti, Valentino avrebbe dovuto appendere il casco al chiodo già almeno da un paio d'anni. La parabola discendente di un fuoriclasse, incapace di esprimersi sui suoi consueti livelli nel corso delle ultime stagioni, ha alimentato le feroci critiche degli oppositori al "sistema" Rossi. Eppure, a volerla guardare da un altro punto di vista, la sua è stata la strenua opposizione al tempo che passa, la consapevolezza di potersi sentire ancora competitivo alla stregua dei tanti giovanotti arrembanti. Troppo facile, col senno di poi, poter emanare una sentenza. Anche se, in casi come questi, nessuno meglio del singolo atleta sa quando è il momento giusto per dire basta.

TRA GIOIE E DOLORI

Perché la storia di Valentino Rossi ha alternato periodi vincenti a momenti difficili, talvolta drammatici. Come dimenticare i suoi esordi sfavillanti, con il balzo in 500 dopo appena quattro anni e due titoli conquistati nelle classi minori. I tre titoli con Honda, il passaggio alle MotoGP, i tanti avversari con cui gli scontri non sono mancati: su tutti, Max Biaggi e Sete Gibernau. Il passaggio in Yamaha e l'incredibile cavalcata del 2004, la beffa del 2006, la sfida con Lorenzo, l'incidente del Mugello e la resurrezione sportiva. Il tutto senza dimenticare la spallata di Jerez, la magia di Laguna Seca ed il capolavoro del Montmelò. Ma una lunga storia presenta inevitabilmente anche periodi bui e dolorosi, con la memoria che corre a Sepang e a quel 23 Ottobre 2011. Momenti difficili che non sono mancati anche dal punto di vista sportivo, con il flop targato Ducati e le delusioni delle ultime stagioni, senza dimenticare lo spavento dello scorso anno al Red Bull Ring, sicuramente il rischio più grosso corso nella carriera da Valentino Rossi.

IL FUTURO E' DIETRO L'ANGOLO

Ma l'addio è "solo" alla MotoGP. E soltanto in qualità di pilota, visto che continuerà ad occuparsi della gestione manageriale del team VR46 nella classe regina, con il fratello Luca Marini in squadra. Anche se, tuta e casco, Valentino Rossi proprio non ne vuole sapere di abbandonarli. E a ragione, probabilmente, visto che nulla gli vieta di poter essere competitivo nelle quattro ruote, cosa che ha già dimostrato di poter fare in diverse discipline. Se il suo futuro sarà nei rally (improbabile) quanto piuttosto nelle gare endurance (possibile), lo scopriremo presto. Di certo, il 46 continuerà a circolare nelle piste ancora per un bel pezzo. Perché il Dottore intende godersi la vita, e la sua passione per la velocità a tutto tondo. Insomma, la pensione...può ancora aspettare.

Marco Privitera