Ha firmato un contratto biennale, che lo lega alla Yamaha sino alla fine della carriera, ancor prima della gara in Qatar, mostrando sicurezza e forse anche costringendo il suo attuale compagno di squadra, il campione in carica Jorge Lorenzo, a prendere la decisione di lasciare la casa giapponese per l'avventura in Ducati, poiché Valentino e la Yamaha hanno mostrato di essere una cosa sola, un pacchetto vincente, sia in pista che fuori.                                                                                                                    

Nonostante tutto, però, è stato Lorenzo a vincere la prima gara del 2016, mettendo a tacere, con tanto di gesto a fine gara, tutti i suoi oppositori: i tifosi dell'italiano e il suo stesso compagno di squadra, quasi a volergli dire "parla pure con i giornali, rimani pure l'idolo degli spettatori, ma in pista quello veloce sono io". Rossi non ha vinto nemmeno in Argentina, dove è rimasto un gradino sotto l'altro "nemico" Marquez e anche in quel caso in molti hanno ribadito come ormai fosse un pilota vecchio, buono solo per gli sponsor, con frasi del tipo "il suo anno era il 2015, ha perso l'occasione". Valentino è stato veloce anche nelle prove in Texas, più in forma che mai, con un buon giro e un gran passo, ma in quel caso è caduto dopo poche curve ed ha visto gli spagnoli scappare sia in pista che in classifica.                                                                        

Quella gara è stata una battuta d'arresto non solo per i punti persi ma anche per la metafora che ha rappresentato: un Rossi in forma che non riesce a portare a casa un risultato positivo, quasi a voler pensare che la sua "eccessiva" fame di tornare a vincere fosse il suo più grande ostacolo, anche se la caduta in gara è arrivata dopo una striscia positiva di 24 gare, quasi a voler mettere un punto fermo sul passato. In quel momento il pilota di Tavullia poteva solo fare una cosa: ripartire. E con la gara di Jerez si può dire che la metafora si è conclusa, perché non solo è tornato competitivo, ma lo ha fatto nel migliore dei modi. Pole position, giro veloce e vittoria proprio in terra spagnola, davanti ai rivali che più vuole battere: "Ho proprio goduto a stare lì in mezzo, sul podio, ma un po' più in alto" ha detto dopo la gara. Dalle stalle alle stelle, soprattutto per uno come lui che non ha abituato il pubblico alle fughe in solitaria ma che stavolta ha vinto come spesso fa Lorenzo, come ha fatto Marquez in Texas, mentre lui guardava la gara dai box.                              

Non si può ancora pronosticare come continuerà questo campionato, che sembra come non mai aperto e difficile da interpretare, ma Rossi domenica ha dimostrato che la sua fiducia in sé stesso, nei suoi uomini e nel suo mezzo non sono basate sul niente e che lui ha ancora qualcosa da dire in pista. Il suo compagno di team Lorenzo non ha preso molto bene la vittoria del rivale ed ha dichiarato che senza lo scivolamento della gomma avrebbe potuto vincere con distacco la gara spagnola; c'è da dire però che lo stesso problema denunciato dal maiorchino è stato riscontrato da tutti i piloti in pista, Rossi compreso, ed è quindi difficile pensare che il campione in carica sia stato più penalizzato rispetto agli altri. Si potrebbe anzi dire, considerando le prime quattro gare, che "le Michelin danno e le Michelin tolgono" e solo chi sarà in grado di sfruttarle al meglio potrà sperare di vincere questo Mondiale. L'unica certezza è che Rossi, nonostante i vent'anni di carriera, non è affatto fuori dai giochi.

Alice Lettieri