Quanto successo in gara non ha di certo annoiato i tifosi presenti in tribuna e davanti alla Tv. Tutto ha inizio con Miller che si presenta ai blocchi di partenza nuovamente sulle slick a differenza di tutti gli avversari. Giro di ricognizione e tutti rientrano ai box per montare, a loro volta, le slick e partire dalla pit-lane. È il caos. Per motivi di sicurezza, si decide di partire con una soluzione a dir poco bizzarra, che di fatto svantaggia il solo che si era distinto per furbizia: Jack Miller. Quindi, tutti in griglia, di partenza lasciando a Miller un vantaggio di circa 25 metri (ridicolo, se si pensa che in condizioni di partenza dalla pit-lane avrebbe potuto vantare almeno 15 secondi di vantaggio sul primo inseguitore).

Detto che al momento della ripartenza Marquez fa spegnere la moto e infrange il regolamento, la gara si divide in due parti. La prima in cui dopo un giro “El cabroncito” agguanta la testa della gara imponendo un ritmo insostenibile per tutti, pur sapendo della penalità in arrivo. E la seconda in cui un quartetto di insospettabili o quasi (Miller, Zarco, Rins e Crutchlow) prende il comando della corsa, una volta che Marquez sconta il ride-through perdendo di fatto ogni velleità di vittoria, oltre che la lucidità (ma questo è un altro discorso). In realtà, anche se non si è provato molto sull’asciutto, Crutchlow sa di avere un ottimo passo. E, infatti, la gara è velocissima, e i quattro di cui sopra, fanno il vuoto dietro.

Tra questi, Cal mostra tutta la sua esperienza, con una gara d’attesa sempre a ridosso dei primi tre che se le suonano di santa ragione. Miller sul finale cede, e cosi pure Rins, bravissimo a portare a casa un ottimo terzo posto, lasciando i soli Zarco e Crutchlow a giocarsela a suon di sorpassi e contro-sorpassi. Cal centra così la sua terza vittoria in carriera: l’ultima risaliva a Phillip Island 2016. Con questi 25 punti balza in cima alla classifica piloti con 3 punti di vantaggio su Andrea Dovizioso, sesto al traguardo e autore di una gara in difesa. A fine gara l'inglese resta con i piedi per terra, dichiarando che il suo obiettivo è restare nei primi 5 in ogni gara per poi fare i conti alla fine, sapendo che il suo team (Lucio Cecchinello, in lacrime al traguardo), non può certo arginare lo strapotere degli ufficiali Honda.

Per quanto riguarda gli italiani, tolto Valentino Rossi (speronato da Marquez) Iannone e Petrucci giungono nella top ten, rispettivamente ottavo e decimo, ma del tutto fuori dai giochi. Se per Petrucci si può attribuire alla Desmosedici GP18 gran parte delle responsabilità (Miller guida una GP17), per Iannone una prova davvero incolore, soprattutto se il tuo compagno di squadra sale sul podio. Franco Morbidelli continua la sua fase di apprendistato portando a casa altri due punti, ma questa volta dietro agli altri ottimi rookie Syharin e Nakagami. Notte fonda per Jorge Lorenzo in profonda crisi. Difficile pensare che possa esserci futuro nella coppia Ducati-Lorenzo, soprattutto se le sirene della Suzuki si faranno sentire sempre più forti.

Michele Bertolini

 

{jcomments on}