L'Italia si affaccia alla stagione 2021 della Moto2 con un ‘undici’ in pieno stile calcistico. Saranno due le accoppiate nostrane: Marco Bezzecchi e Celestino Vietti sotto le insegne dello Sky Racing Team VR46, Fabio Di Giannantonio e Niccolò Bulega per la struttura di Gresini.

MV Agusta Forward Racing schiererà addirittura tre ‘azzurri’ in Moto2, dal momento che la wild card Tommaso Marcon affiancherà nelle gare europee Lorenzo Baldassarri e Simone Corsi. Completano la pattuglia Lorenzo Dalla Porta (Italtrans Racing Team), Stefano Manzi (Pons HP40), Tony Arbolino (Liqui Moly Intact GP) e il campione del CEV 2020, Yari Montella (Speed Up Racing). Assenti giustificati i due contendenti al titolo 2020, Enea Bastianini e Luca Marini, passati in top class.

Il ruolo di favoriti naturali è una sorta di diritto (e dovere) acquisito alla luce del recente ‘tris’: Morbidelli nel 2017, Bagnaia nel 2018 e Bastianini lo scorso anno hanno suggellato il ritrovato amore dei centauri nostrani verso la classe intermedia. Già, ritrovato, perché nel corso della storia è sempre stata Grande Italia in Moto2, che fino al termine della stagione 2009 si chiamava classe 250. Due dati su tutti: 25 titoli e 244 vittorie, la Spagna che ci insegue ne ha totalizzati rispettivamente 11 e 156.

Ruffo apre il sentiero

Il primo iridato fu Bruno Ruffo su Guzzi, campione nella stagione inaugurale -1949- e in grado di ripetersi due anni dopo, oltre ad un titolo in 125 nel mezzo. Non è il suo unico record dal momento che, aggiudicandosi il Gran Premio di Svizzera ’49, è stato anche il primo italiano della storia del Motomondiale a vincere una gara.

Risale allo stesso periodo la parabola esaltante e tragica, durata appena tre anni, di Dario Ambrosini, campione nel 1950 su Benelli. Il quarto titolo italiano di fila arriva nel 1952 per merito di Enrico ‘Filaper’ Lorenzetti, la moto è nuovamente una Guzzi. Il primo decennio del Motomondiale si chiude con il dualismo tra Carlo Ubbiali e Tarquinio Provini: ‘la volpe’ contro ‘il toro di Bologna’.

Da Ubbiali a Valentino Rossi

Ubbiali fa suoi tre titoli nel ‘56-‘59-‘60, ai quali vanno aggiunti i sei conquistati nell’ottavo di litro, Provini trionfa nella classe intermedia nel 1958 bissando il titolo conquistato l’anno precedente in 125. Dopo di loro inizierà una fase di digiuno che trova un incredibile parallelismo –anche nel periodo storico pressochè identico- con la Ferrari in Formula 1: 14 anni. La striscia negativa viene interrotta da Walter Villa, unico in grado di inserire la Harley Davidson nell’albo d’oro iridato con i trionfi nel 1974, nel 1975 e con la doppietta 250-350 nel 1976.

Gli succede Mario Lega che nel 1977 pur vincendo solo in Jugoslavia arriva al titolo grazie ad una costanza micidiale. Lo scettro della quarto di litro passa da un romagnolo ad un emiliano anche se curiosamente nel mezzo ci sono altri 14 anni: il bis di Luca Cadalora – già iridato in 125 nell’86- su Honda nel ’91 e ’92 inaugura il decennio più amato per i nostri colori. Seguirà il poker regale di Max Biaggi, pilota simbolo di Aprilia che tuttavia nel ’97 si ‘vendicherà’ alla guida di una Honda.

Sempre in sella ad una moto di Noale hanno lasciato il timbro anche Loris Capirossi, iridato nel ’98 dopo il bis in 125, il cui contatto con Harada all’ultima curva del GP di Argentina è ancora oggetto di discussione, e Valentino Rossi nel ’99, al termine di una cavalcata trionfale scandita da nove vittorie. Nove come i titoli complessivi conquistati ad oggi.

Il resto è storia recente e vede protagonisti due fenomeni che per motivi differenti hanno vinto un solo titolo in carriera: Melandri nel 2002 e Simoncelli nel 2008. Accomunati dal nome e compagni di squadra in MotoGP, nel 2010, alla corte dell'indimenticato Fausto Gresini.

Francesco Tassi