Nel teatro del Barber Motorsports Park Jake Gagne conquista il secondo titolo nella SBK del MotoAmerica avendo la meglio su Danilo Petrucci. A Gagne basta il secondo posto di Gara2 per confermarsi campione nella categoria motociclistica di riferimento in America. Nella stessa manche Petrucci le prova tutte ma non va oltre il quarto posto dopo aver subito un fantastico sorpasso ad opera di PJ Jacobsen, infilatosi all'interno dell'ultima curva prima del traguardo.

JAKE GAGNE ANCORA SUL TRONO, DOPPIETTA YAMAHA PROGRESSIVE RACING

Avendo vinto la prima manche, Jake Gagne ha corso la seconda gara del round in Alabama senza sentirsi obbligato a spingere ed oltrepassare il limite. Superato dal compagno Cameron Petersen nel corso del primo giro, Gagne non ha sbagliato e, evitando facili distrazioni, ha raccolto la bandiera a scacchi in seconda posizione alle spalle della moto gemella guidata da Petersen. La piazza d'onore si è dunque rivelata sufficiente e Gagne ha messo la firma sulla seconda affermazione a stelle e strisce. Per Yamaha Attack Performance Progressive Racing la stagione si chiude con la sesta doppietta in venti gare corse, rendimento che conferma la qualità del lavoro svolto dalla formazione diretta da Richard Stanboli.

Ritornando a Gagne, invece, questo secondo titolo ha un sapore completamente diverso da quello siglato lo scorso anno, quando il 29enne californiano dominò la stagione vincendo ben diciassette manche. L'innalzamento del livello di sfida garantito dall'ingresso di Danilo Petrucci ha reso molto più ripida la scalata di Gagne verso la conferma del trono, a volte messa a serio rischio dalla Ducati dell'ex-MotoGP. Nonostante qualche inciampo, Gagne ha messo insieme l'esperienza accumulata nel corso degli anni e, mostrando forse la sua miglior forma, ha rispedito al mittente ogni offensiva proveniente da Petrucci. Un grande passo dunque per Jacob, capace di confrontarsi e di vincere contro un pilota salito sul gradino più alto del podio in MotoGP.

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PETRUCCI MANCA IL TITOLO MA PERDE CON ONORE

All'inizio dell'anno Petrucci cominciava una sfida tutta nuova, a primo impatto meno difficile a livello fisico e mentale della Dakar ma, a conti fatti, assolutamente complicata. Il ternano è salito in sella ad una moto mai guidata in competizioni ufficiali, preparata da una squadra giovane e, soprattutto, poco collaudata con gli pneumatici Dunlop. Inoltre, le piste sconosciute ed il sistema "americano" tutto da scoprire hanno obbligato Petrucci a rivedere l'approccio al fine settimana di gara, totalmente differente per format e contesto rispetto alla MotoGP.

Le polemiche iniziali (black-out di Road Atlanta in particolare) hanno subito lasciato spazio ai risultati, altisonanti soprattutto all'inizio della stagione. A metà campionato Gagne ha fatto la differenza ma c'è da dire che il bottino raccolto da Petrucci (cinque vittorie e sedici podi) sia stato notevole, soprattutto considerando la velocità con cui il portacolori Ducati HSBK NYC si è adattato a scenari tutt'altro che sperimentati in passato.

In Alabama è mancata la giusta velocità per confrontarsi ed eventualmente battere Jake Gagne. In entrambe le manche Petrucci ha faticato con la gestione degli pneumatici e nel finale di Gara2 è stato anche passato da un sorprendente PJ Jacobsen. Non è stato dunque un epilogo scoppiettante quello dell'italiano, che comunque poco può rimproverarsi. "Petrux" si è dovuto inchinare a Gagne ma ha dimostrato di poter stare al passo dei migliori anche in condizioni che ad un ex-MotoGP potrebbero sembrare surreali, gestione dei tracciati in primo luogo. Infine, l'inserimento di una figura del calibro di Danilo Petrucci non può che aver aiutato il MotoAmerica, serie che ha sfruttato al meglio la possibilità di espandere l'interesse mediatico oltre i classici confini nazionali, riuscendo così a catalizzare molta più attenzione verso la propria classe regina.

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Matteo Pittaccio

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