Nell’ultima puntata dell’anno di Motorbike Circus è stato nostro ospite Tony Arbolino, vincitore del LiveGP Award 2020. Tony, secondo classificato nel mondiale Moto3 alle spalle di Albert Arenas, per soli 4 punti ha pagato a caro prezzo l’assenza nel round di Aragon dove è stato bloccato per un contatto con un positivo sull’aereo di rientro da Le Mans. Tutto questo a poche ore dal via del weekend, quando già si trovava nel paddock. Riviviamo con lui questa stagione.

Tony Arbolino, ospite della nostra ultima puntata di Motorbike Circus, è il vincitore del LiveGP Award 2020 sezione moto.
LA NOSTRA INTERVISTA A TONY ARBOLINO

Com’è andata la stagione di Tony Arbolino? “Non posso lamentarmi, ho finito il 2019 quasi al top, e nel 2020 fare meglio non era facile. Ho fatto due anni incredibili e quest’anno sono stato ogni gara uno dei più forti. Potevo giocarmi la vittoria ad ogni gara e questo è stato incredibile. Tutto frutto di tanto duro lavoro nel dietro le quinte. Anche se non sono riuscito a vincere il titolo per pochi punti sono davvero orgoglioso soprattutto in una situazione così difficile".

Parlando del weekend di Aragon: “Il livello adesso nel Motomondiale è molto alto, quando si corrono due gare così vicine sulla stessa pista saltare la prima e arrivi alla seconda, se sei forte vai forte ma qualcosa ti manca. In più nel 2019 non avevo fatto bene quindi non avevo una buona base. Anche se ho fatto un giro incredibile in qualifica, in gara mi mancava qualcosa".

Parlando della qualifica di Portimão dove Arbolino non è riuscito a completare nessun giro veloce: “Io mi sono lanciato per il primo giro e avevo due caschi rossi, ma nella salita del t3 un pilota davanti ha chiuso ed ho dovuto fare lo slalom tra i piloti perdendo un po’ di tempo. Non sapevo se finire il giro o aspettare quello dopo. Mi rilancio ma ero primo del gruppo, ed a fine rettilineo mi hanno passato tutti e quindi ho pensato figurati se faccio il tempo con tutti questi piloti. Invece Binder ha fatto il record della pista in quel giro mentre io ho mollato come un asino. Devo dire che il sabato sera, avendo fatto una qualifica così, avevo proprio voglia di far vedere cosa ero capace di fare e quindi ero molto motivato".

Parlaci di come hai saputo del contatto con il positivo in aereo e come è andata tutta la vicenda: “È successo che era un giovedì tranquillissimo in quel di Aragon, mi bussano al camion mentre stavo guardando la gara dell’anno prima. Mi dicono di andare nel box perchè era successa una mezza complicazione. Arrivo al box, apro la porta e vedo quattro dottori, tre persone li, cinque di là tutti bardati. Ho chiesto cosa era successo e mi hanno detto che stavano verificando perché c’era stato un positivo nel volo di Le Mans”.

”Sono rimasto sorpreso perchè erano già passati cinque giorni ma mi hanno detto che c‘erano dei passaggi da fare. Ero per terra disparato nel box sperando che ci fosse una via per uscire da questa situazione. Sono andato a fare spontaneamente il test rapido, ero negativo. Mi hanno detto che sarei dovuto andare a fare quello normale in laboratorio. Ne ho fatti due così: uno il giovedì, ed uno il venerdì entrambi negativi. Ho pensato che bastasse, anche se avevo perso il venerdì l’importante era fare la gara. Ma a quel punto anche al secondo tampone negativo mi hanno detto che sarei dovuto uscire dalla pista.”

Ora a mente fredda pensi sia stata corretta la decisione dell’organizzatore? “Reputo giusto ciò che è successo perchè siamo in una situazione complicata e non si sarebbe nemmeno dovuto correre quest’anno. Però reputo sbagliato il fatto che siano passati quattro giorni con casi simili al mio e non è successo niente, e penso perché proprio io. Questo mi fa dire no, non puó essere, anche perchè stiamo sempre con la mascherina, facciamo una vita brutta, anche in circuito dove siamo tutti sicuri, a casa quando vado ad allenarmi in palestra uso sempre mascherina e guanti per non rischiare. E saltare una gara così per un volo aereo è quello che mi ha fatto arrabbiare.“

Oltre all’ultima gara hai avuto diverse difficoltà in qualifica quest’anno, a cosa è dovuto? “A differenza del 2019 dove se non facevo la prima fila mi sentivo male, quest’anno ho usato una diversa strategia. Lavorare per la moto da gara non mi faceva avere la moto veloce sul giro secco. Però abbiamo deciso di lavorare così perché ci siamo accorti che anche partendo in settima posizione, con un buon passo gara potevamo lottare per la vittoria. Come ho sempre detto la qualifica è metà della gara, però così siamo stati competitivi su tutte le piste.“

Il rivale che ti ha sorpreso di più quest’anno? “Raul Fernandez è il pilota che mi ha sorpreso di più quest’anno, lui guida molto da Moto2 e secondo me andrà molto forte. Vogliamo tutti lo stesso risultato e cercherò di prepararmi meglio di lui. Non mi porto nessuno dal team Moto3. Volevo fare un cambio, erano tanti anni che ero con loro ed è giusto così, anche per entrare a contatto con nuove persone ed un nuovo metodo di lavoro. La Moto2 pensavo andasse più piano (ride, ndr) invece va molto forte. Però è molto stabile, molto facile da guidare. Le moto sono tutte uguali e non è come in Moto3 dove sul diritto puoi perdere o guadagnare tanto tempo, ha i suoi pro ed i suoi contro, bisogna capirli bene.“

Chiudiamo col tuo compagno di squadra Filip Salac, com’è? “Salac è un po’ matto, è ceco. È freddo ma scherza molto, non sai mai come prenderlo ma è stato uno dei migliori compagni di squadra che hai mai avuto.”

Mathias Cantarini