Per fortuna è arrivato l'ingaggio in extremis di Davide Valsecchi da parte della Lotus in qualità di terzo pilota, per restituire ai tifosi italiani almeno la speranza di vedere a breve termine la presenza di un nostro portacolori nel Circus. Ma, per il secondo anno consecutivo, la griglia di partenza del Mondiale di Formula 1 non vedrà al via nessun pilota del Belpaese. Sembrano lontani i tempi d'oro della fine degli anni '80, quando la pattuglia tricolore era arrivata a costituire un esercito di ben 15 unità, con tanti piloti che si erano segnalati nelle posizioni di vertice: i vari Alboreto, Patrese, De Angelis, Nannini e De Cesaris, i quali per anni avevano combattuto da protagonisti, senza dimenticare altri ottimi driver che magari avevano raccolto meno fortune, come Capelli, Martini, Morbidelli, Modena e Ghinzani. Ma ciò di cui si avverte la carenza, al momento, non ha certo nulla a che vedere con il talento dei piloti nostrani: i validissimi Luca Filippi, Edoardo Mortara e Giorgio Pantano in primis, meriterebbero difatti un'opportunità nella massima serie per dimostrare tutto il proprio valore. Appare sintomatico come, da quando è stata istituita la Gp2, le uniche due occasioni in cui il vincitore della serie non sia stato in grado di trovare un volante da titolare per l'anno successivo, abbia coinciso con l'affermazione di piloti italiani: Valsecchi e Pantano, per l'appunto. Non è certo un caso. La difficile situazione economica italiana, la mancanza di sponsor pronti ad appoggiare a lungo termine la carriera dei piloti e, non ultimo, la mancanza di un adeguato percorso di sviluppo dalle categorie minori, hanno rappresentato le cause principali di questa infelice situazione. Molti dei talenti espressi dall'automobilismo italiano si trovano nella condizione di dover puntare ad altre categorie per poter esprimere la propria professionalità, come i già citati Mortara, pilota ufficiale Audi nel DTM, e Filippi, in cerca di una sistemazione in Indycar, al pari dello stesso Giorgio Pantano, il quale un'opportunità in Formula 1 in realtà la ebbe, ma ai tempi della poco competitiva Jordan. Inoltre, mentre gli altri top-team hanno da tempo attivato un programma junior per allevare i giovani talenti, seguendoli nel loro percorso dalle categorie inferiori (vedi Red Bull e McLaren), soltanto negli ultimi anni la Ferrari ha istituito il Ferrari Driver Academy, nel quale si sono distinti piloti come Perez e Bianchi, ovvero due elementi talentuosi ma comunque, sottolineamo, di nazionalità estera. Ed il futuro? Le previsioni sono tutt'altro che rosee. Anche il prossimo campionato Gp2 rischia di non vedere piloti italiani al via: le residue chance sono legate al possibile accordo tra il milanese Fabio Onidi ed il team Lazarus. Nelle altre categorie, i giovani più promettenti sembrano essere Kevin Ceccon (impegnato in Gp3), il quale ebbe anche l'occasione di testare la Toro Rosso ad Abu Dhabi un paio di anni fa, e Raffaele Marciello, pilota FDA impegnato nell'Europeo F.3. In casi come questi, è evidente come il problema sia da attribuirsi ad una serie di cause: ma la base di partenza non può che essere rappresentata da una spinta più incisiva ed una maggiore collaborazione tra i soggetti coinvolti, in particolare radicando ulteriormente sul territorio il rapporto tra CSAI e Ferrari, al fine di operare nel tentativo di invertire questa preoccupante tendenza.

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