Alla Vigilia del Gran Premio di Germania, al giro di boa del campionato, la Ferrari di Sebastian Vettel, si presentava con 171 punti, una media di 17 a GP, coadiuvati dai 116 punti di Kimi Raikkonen, con all’attivo due secondi posti, quattro terzi posti e una media di 11,6 punti, al netto di due ritiri, non imputabili al veterano finlandese.

Il confronto con le Mercedes risultava equilibrato, con Lewis hamilton che contava 163 punti, 3 vittorie contro le 4 di Sebastian Vettel e una media di poco inferiore a quella tedesco (16,3 punti a GP). A completare la classifica, Valtteri Bottas, anche lui vittima di due zeri in classifica come il compatriota del “cavallino” e 104 punti, nessuna vittoria e 4 podi in totale, per una media punteggio di 10,4 punti a GP.

Anche in termini di pole position i due rivali al titolo si presentavano con 4 partenze al palo a testa. Un equilibrio che sembrava poter durare fino alla fine, regalando a tutti gli appassionati un mondiale avvincente e privo di certezze.

La convinzione degli addetti era quella che la casa di Maranello disponesse della vettura migliore del lotto, forte di soluzioni innovative che suscitavano i sospetti degli avversari e di un motore al pari, se non superiore al motore Mercedes (si dice di una decina di CV). Talmente forte, che in alcune occasioni, alcune scelte discutibili del muretto o piccole sbavature del tedesco, facevano pensare che il margine sugli avversari potesse essere maggiore di quanto la classifica non dicesse.

Ma dalla Germania in poi, si è avuta la svolta. E questa volta imputabile all’unico vero errore della stagione di Sebastian Vettel, che, in testa al Gran Premio di casa, ha consegnato la vittoria nelle mani dello spietato rivale. I numeri, parlano chiaro: nelle cinque gare disputate da Hockenheim a Singapore, Lewis Hamilton ha ribaltato tutte le statistiche. 118 punti contro i 70 di Sebastian Vettel, quattro vittorie (e alterttante pole position) su cinque gare, una media punti di 23,6 contro i 14 di Sebastian Vettel e il colpo del knock-out è servito. Da -8 in classifica a +40. Impressionante l’infallibilità dell’inglese in questa seconda parte di stagione che, ad oggi, non ha sbagliato niente, capitalizzando quando non poteva vincere e vincendo quando gli si è presentata l’opportunità.

La sensazione è che la Mercedes abbia trovato quella competitività che nella prima metà di campionato sembrava messa in discussione dalla Ferrari e che, a parità di mezzi, l’inglese abbia una maggiore lucidità. E questo discorso vale anche per il muretto box. Quando un quattro volte campione del mondo come Sebastian Vettel comincia a commettere piccole sbavature è segno che dal muretto non riceve l’appoggio necessario, quella sicurezza di fare la cosa giusta al momento giusto. E i numeri dicono che nella prima parte di campionato la Ferrari avrebbe potuto raccogliere più di quanto ha capitalizzato ed ora, che il margine sugli avversari si è azzerato, non sembrano in grado di gestire la tensione e i piloti con la necessaria freddezza. Con sei GP ancora da disputare e un Lewis Hamilton in questo stato di forma, è difficile pensare che la Ferrari possa avere una chance di riportare il titolo a Maranello a undici anni dall’ultimo sigillo del partente Kimi Raikkonen. Nel 2007, va ricordato (al netto della spy story), furono i pasticci degli avversari e di un giovanissimo Lewis Hamilton a concedere l’impresa al finlandese.

Michele Bertolini