Il week-end appena passato, caratterizzato dall’assenza della Formula 1, ha visto in azione il mondiale elettrico della Formula E. Forse proprio per l’assenza della categoria regina, l’E-Prix di Londra si è rivelato un evento piuttosto seguito, condizionato però da episodi che lasciano agli appassionati qualche dubbio.

SPETTACOLO E COMPETITIVITÀ

La Formula E è un campionato nato con l’intento di girare il mondo ed attirare il pubblico nei centri cittadini, regalando spesso belle battaglie e grande equilibrio in pista, forse quest’anno più che mai. Quindi, di certo non si può affermare che sia noioso. Basti pensare ad esempio alla rinascita di Nyck de Vries e della Mercedes, sprofondati in classifica a metà campionato ed ora di nuovo in lizza per entrambi i titoli in palio. O a Jake Dennis, risalito grazie ad una vittoria dal quindicesimo al terzo posto in classifica piloti. Ma gli esempi possono essere ancora di più.

D’altronde la Formula E nel corso degli anni ha accolto grandi nomi. Piloti provenienti dalla Formula 1 e sempre più case automobilistiche che hanno deciso di mettersi in gioco in un mondo tutto nuovo, soprattutto per andare incontro al mercato dell’auto.

EPPURE QUALCOSA NON FUNZIONA

Tutto molto bello, ma alcuni episodi rischiano di minare la credibilità di un campionato che da questa stagione è diventato mondiale. Ne è un esempio quanto accaduto nel corso dell’E-Prix di Valencia, quando diversi piloti sono rimasti a secco per i tagli di energia dopo il regime di safety car. O ancora al singolare layout dell’E-Prix di Londra, con due curve consecutive a 180°, dove nemmeno a dirlo si sono verificati gli episodi più buffi del week-end (al pari o più della vicenda che ha coinvolto Lucas Di Grassi).

Tutto questo, unito ad un regolamento quasi da monomarca e ad un format che cerca di livellare ancor di più le prestazioni, potrebbe far (e fa) perdere credibilità ad un campionato che forse non può più permettersi certe superficialità. Altrimenti il rischio è di perdere altre case automobilistiche, decise a migrare verso altri fronti (leggasi WEC) per dimostrare competitività in pista e crescere nel mercato stradale.

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Carlo Luciani