Il sogno di Juan Manuel Correa riprende dopo due anni di lotta tra interventi, riabilitazione e demoni. Il pilota originario di Quito ritorna a gareggiare a Spa, andando a scrivere un altro importante capitolo del suo viaggio verso la classe regina.

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IL RIENTRO A SPA

Sono trascorsi quasi due anni dalla tragica morte di Anthoine Hubert a Spa. Il dibattito sulla sicurezza della pista belga è ancora aperto e acceso, ma lo show va avanti e il prossimo weekend la pista verrà calcata dalle vetture di F1 e F3. La ferita, per una vita e una carriera  bruscamente interrotte ad appena 22 anni di età, non verrà mai sanata.

C’è tuttavia una persona che ha visto in faccia la morte quel 31 agosto, ma tra poche ore tornerà in pista al Radillon già da venerdì. Parliamo naturalmente di Juan Manuel Correa, pilota della Sauber Academy di ritorno in Formula 3 con ART Grand Prix.

LA LUNGA CONVALESCENZA E I MIGLIORAMENTI

La sua è una storia di determinazione allo stato puro, avendo lottato in prima persona con il trauma fisico ed emotivo di un incidente mortale e invalidante. Dai costanti incubi sulla morte durante il periodo di riabilitazione alla preparazione per il ritorno in Formula 3, Correa ha dovuto far fronte a numerose difficoltà su due livelli.

La sua vita, come Correa ha spesso ricordato, è stata appesa a un filo. Gli aggiornamenti della famiglia attraverso i suoi canali social hanno tenuto accesa la speranza per settimane, fino a quando il giovane non ha riaperto gli occhi e ripreso possesso dei propri profili, andando a documentare la propria convalescenza.

Dopo 25 interventi Correa è tornato a correre, pur dovendo fare i conti con i dolori alla gamba destra mentre la sinistra migliora costantemente. Per il pilota di licenza statunitense, si tratta di un anno di transizione per riacquistare confidenza al volante di una monoposto e provare a puntare ad un ritorno in Formula 2 già dal prossimo anno.

IL RITORNO NEL SEGNO DI ANTHOINE

In un'intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, il 22enne ha rivelato di essere in contatto con Nathalie Gabert, la madre di Hubert dal risveglio dal coma.

"Di recente le ho detto che ovunque andrò nel mondo delle corse porterò il suo Anthoine con me. Perché eravamo sulle stesse piste, nello stesso campionato, combattevamo per lo stesso obiettivo, per arrivare in Formula 1. Tutti noi che siamo in questi campionati abbiamo storie molto simili, gli stessi sacrifici, gli stessi sogni" ha dichiarato.

Incidente a parte, si rifiuta di farsi chiamare “miracolato”, sottolineando sempre il duro lavoro e lo sforzo profuso in palestra e nelle cliniche. Un anno fa, l’emblematico scatto a Spa nel punto dell’impatto con Hubert. Un anno dopo ancora, Correa tornerà lì a bordo della sua monoposto, portando avanti un sogno e un progetto rimasti in stallo per troppo tempo.

Beatrice Zamuner