Ma andiamo con ordine: nella giornata del giovedì di Budapest si è appreso della trattativa avviata e quasi già conclusa fra il team McLaren e James Key, con il tecnico inglese che avrebbe l’obiettivo di far risollevare questa grande nobile decaduta. Ma il problema è che Key ha un contratto a lunga scadenza con la Toro Rosso, si parla addirittura fino al 2020, con i vertici che l’avevano più volte dichiarato quale successore designato di Adrian Newey. Inoltre, lo stesso Key avrebbe ricoperto un ruolo fondamentale per la Red Bull nella transizione dalle Power Unit Renault a quelle Honda, vista la sua esperienza accumulata quest’anno nel team faentino.

Purtroppo tutto questo non sarà possibile visto che Zak Brown ha strappato il tecnico inglese per assicurarsi i suoi servigi in McLaren, anche se è da valutare il suo periodo di gardening; ma considerando le tempistiche, molto probabilmente la progettazione delle prossime vetture saranno affidate ai tecnici già presenti a Woking.

James Key è ritenuto da molti un tecnico in grado di ottimizzare le scarse risorse economiche per definire le linee guida di una monoposto competitiva come dimostrato fin dalla Jordan, passando per Force India, fino a Sauber e Toro Rosso. Purtroppo in quest’ultimo team ha creato non poche divisioni: basti pensare allo sdoppiamento del team con due sedi, una a Faenza, la principale, e l’altra in Inghilterra a Bicester, dov’è presente la galleria del vento e tutto il reparto aerodinamico; il conseguente passaggio alla motorizzazione Honda ha creato non pochi rallentamenti che si sono ripercossi, per stessa ammissione di Franz Tost, sul rendimento in pista con gli aggiornamenti che non hanno dato i risultati sperati.

Ora, con l’uscita di Key, la sede inglese si troverà senza una guida forte e soprattutto sarà da ricostruire il collegamento con la sede centrale; molti credono che, con la sinergia delle Power Unit Honda, si possa tornare ad una situazione simile a quella vista fino al 2008, quando la Toro Rosso utilizzava numerose componenti della Red Bull, andando però a smantellare l’antenna tecnologica inglese del team italiano.

Sul versante piloti la situazione non è altrettanto rosea: il team diretto da Franz Tost ha più volte subito i cambiamenti umorali di Helmut Marko che ha spostato o licenziato i giovani piloti del vivaio Red Bull, in molti casi troncandone la carriera. Ora, dopo il passaggio di Daniel Ricciardo in Renault, in Red Bull dovranno fare la scelta se richiamare Carlos Sainz (dato sempre più vicino alla McLaren) o promuovere Pierre Gasly, con Hartley dato per certo fuori dal team in Toro Rosso. Sicuramente perderanno un pilota, in casi estremi due; inoltre dal vivaio Red Bull non c’è nessun giovane promettente: per la prima volta saranno costretti ad attingere o da altri team o far correre un pilota giapponese spinto dalla Honda.

Chissà se dopo la pausa estiva si riuscirà a ricomporre questo complicato puzzle e tutti i tasselli andranno al  loro posto. Non ci resta che aspettare.

Michele Montesano