A causa dell'attuale scenario globale, le prime otto gare della stagione 2020 di F1 sono già state annullate: secondo Chase Carey c'è spazio per rimaneggiare il calendario, a partire dall'estate, andando incontro a una scaletta di appuntamenti ridotta tra i 15 e i 18 GP. Quali scenari dovranno essere affrontati e quanto è realistica la visione del CEO della Formula 1?

Prima deve terminare lo stato di emergenza

La condizione fondamentale per parlare di ripresa delle attività in pista è uscire dall'attuale stato di emergenza sanitaria o di trovarsi in un contesto ragionevolmente accettabile.

Al momento la data "di uscita" è un'incognita e l'evoluzione del contagio da coronavirus non si presta a facili analisi o previsioni (sia a livello temporale che a livello geografico), nemmeno sul breve termine.

A meno che Carey non sia in possesso di informazioni che noi non abbiamo, il suo programma, attualmente, è un grosso work in progress del quale non ha completo controllo.

Situazione attuale (in Formula 1)

La Formula 1 ha bisogno di girare in pista, anche se nel Campionato 2020 Montecarlo non ci sarà

In questo momento il prodotto F1 non sta "facendo girare soldi", come sottolineato in un recente articolo, e questo getta le basi per un problema finanziario futuro estendibile su più livelli.

Prendiamo in considerazione due casi limite: ripartire domani porterebbe ad una drastica revisione al ribasso dei profitti, annullare il campionato 2020 (ipotesi fantascientifica, per quanto sia uno scenario possibile), porterebbe a conseguenze economiche catastrofiche.

Vincoli

Per mettere la famosa "pezza" sulla situazione attuale, bisogna girare in pista e far ripartire il campionato.

L'attuazione di questa semplice soluzione è complessa, perché vincolta da numerosi passaggi obbligati, che spaziano dal numero minimo di gare per considerare il campionato valido (sancite dal regolamento sportivo) fino ai termini contrattuali sottoscritti con le emittenti televisive e i promotori degli eventi.

Ovviamente i contributi di questo spettro di passaggi obbligati si influenzano vicendevolmente, rendendo la gestione della visione di Carey il tipico problema della coperta corta.

Pianificare il nuovo calendario: un rompicapo

Ammesso e non concesso che il campionato parta a metà giugno e che la situazione globale per quell'epoca sia accettabile, Liberty Media si troverebbe con un calendario di quattordici gare già fissato fino a fine novembre.

In questo scenario basterebbe trovare lo spazio temporale per ricollocare da uno a quattro appuntamenti, così da venire incontro a quanto auspicato da Chase Carey (con tutti gli altri investitori...), cioè un numero di gare calcolato per non andare incontro a grosse difficoltà finanziarie.

Non è detto che il campionato possa partire per metà giugno: ad esempio, la scelta di rinviare le Olimpiadi di Tokyo al 2021 sembra suggerire misure precauzionali valide almeno fino ad agosto, ma, d'altro canto, non possiamo paragonare la portata dei Giochi Olimpici a quella di un GP.

In ogni caso, ad ogni rinvio corrisponde una restrizione della finestra temporale disponibile e contemporaneamente aumenta il numero di gare da spostare.

Non di sola Formula 1 vive l'uomo

Anche il DTM ha dovuto revisionare pesantemente i suoi calendari

La Formula 1 non è il solo campionato a trovarsi in questa situazione: nello sport in generale, non solo in quello del motore, sono tutti sulla stessa barca.

Ogni volta che un evento in pista viene rimandato, in qualsiasi campionato, questo va a mettersi in coda agli altri appuntamenti rinviati: su circuiti che durante l'anno ospitano diversi eventi internazionali (ad esempio Catalunya) riposizionare più date in tempi brevi rischia di diventare un esercizio critico.

L'organizzazione degli eventi prevede tempistiche e modalità di preparazione che hanno dinamiche non note al pubblico, ma che prevedono negoziazioni portate avanti con largo anticipo dalle parti in causa.

Sfruttare la pausa invernale?

Una possibile soluzione per il Circus potrebbe essere quella di estendere la stagione 2020 sconfinando nel 2021, così da sfruttare i mesi invernali per facilitare lo spostamento di qualche GP.

Per quanto la soluzione sia dettata da una considerazione di buon senso, non è esattamente un win-win, perché la Formula 1 attuale deve inseguire, per sua natura, la bella stagione.

In altre parole sono pochi gli eventi nel calendario attuale che si trovano nell'emisfero Sud o presentano condizioni climatiche opportune su tutto l'arco dell'anno e la soluzione richiede implicitamente la revisione di alcuni appuntamenti già in essere e fino ad oggi confermati.

Input esterni

Infine, nel quadro generale, dobbiamo considerare almeno due fenomeni "collaterali".

Il primo riguarda la TV: nel momento in cui l'attività sportiva dovesse riprendere, la compressione dei vari calendari porterà ad una saturazione nei palinsesti televisivi, con le emittenti che potrebbero fare leva sulla forza contrattuale.

Il secondo riguarda gli organizzatori degli eventi: nel caso si sconfinasse nel 2021, il rimescolamento del calendario potrebbe proporre dei back-to-back sullo stesso tracciato (ma per stagioni differenti) ed è tutto da vedere se i promoter siano pronti ad accettare di accollarsi il rischio di organizzare gare nelle quali la risposta del pubblico potrebbe diluirsi.

Considerazioni finali

Per Chase Carey, CEO della Formula 1, è ipotizzabile una stagione 2020 da 15-18 gare

Il piano proposto da Chase Carey è molto ambizioso, perché fondamentalmente si basa su un'assunzione non proprio solida: forse si uscirà (o si sarà già usciti) da questa emergenza sanitaria per l'estate, ma non è chiara la dinamica dell'uscita e se questa avverrà all'inizio (come si spera) o alla fine della bella stagione.

Considerando il quadro generale nel quale la Formula 1 e Liberty Media si devono muovere, ovvero un intricato percorso ad ostacoli, al momento non sembrano essere disponibili soluzioni semplici, ma solo scenari da ottimizzare in funzione di come evolverà la situazione legata al coronavirus. Tanto per fare un esempio, Pasqua (stando alle dichiarazioni recenti) sarà il momento in cui scopriremo le decisioni finali di Montreal e Silverstone.

Da una parte si potrebbe considerare l'opportunità di disputare Gran Premi a porte chiuse, se la situazione locale lo consentisse, cercando di bloccare in anticipo qualche data. Dall'altra si potrebbe pensare di rivoluzionare completamente il calendario, estendendolo fino a parte del 2021 e cambiando buona parte del posizionamento delle pedine. Da un'altra parte ancora, si potrebbe cercare di fissare il numero minimo di Gran Premi ed accontentarsi.

Il problema, però, rimane quello di dover maneggiare una situazione non del tutto controllabile e non del tutto sotto controllo da Chase Carey o chi per lui. E, per la prima volta nella sua storia recente, la Formula 1 si troverà nella scomoda situazione di non poter fare la voce grossa ed imporre la propria volontà: forse è questa la vera sfida che gli uomini di Liberty Media devono affrontare per uscire da una situazione molto difficile.

Luca Colombo