Griglia di partenza, ciao ciao Kimi! Iniziamo con uno dei tasti più dolenti per il popolo ferrarista. Dopo i guai di Vettel del sabato che hanno costretto il tedesco a partire in ultima fila, poco prima della bandiera verde per il giro di ricognizione sorpresa “congelante” anche da parte della vettura gemella: Kimi Raikkonen infatti, a causa di un problema ancora non del tutto precisato, non prende nemmeno via al Gran Premio, vedendosi spingere verso il box dai suoi uomini prima della partenza per un vano tentativo di mettere una pezza ai problemi della monoposto. Niente gara per il finlandese, in una giornata in cui la sua Ferrari volava, lui era in gran forma (ha quasi fatto la pole position) e il compagno a fondo griglia eliminava ogni rischio di team order. Probabilmente vittoria sfumata per Iceman, nella domenica che più ce n’era bisogno. Gran peccato.

Semafori spenti, Mercedes all'attacco: il via del Gran Premio non riserva particolari sorprese. Senza Raikkonen ad impensierirlo, Hamilton gira primo in curva 1, seguito da Max Verstappen in lotta da subito con un Valtteri Bottas protagonista di un grande stacco frizione che gli permette di sopravanzare Ricciardo. Dal fondo intanto, buona partenza anche per Sebastian Vettel, che inizia a recuperare posizioni praticamente dai primi metri.

Pochi giri trasformano la gara: dopo una primissima manciata di giri, a parte Vettel che continua a scalare la classifica, lo scenario lì davanti sembra destinato a plafonarsi. Hamilton tiene a bada Verstappen, mentre Bottas perde terreno dalla coppia di testa riuscendo però a non farsi passare da Ricciardo. Proprio durante questa calma apparente però, inaspettatamente in un attimo tutto cambia: il primo a rompere gli indugi è il figlio di Jos, che con una staccata furibonda supera l’incredulo Hamilton. Dietro di loro non è da meno Daniel Ricciardo, che dopo i suoi soliti “zig zag” per innervosire l’avversario, porta la sua Red Bull davanti alla Mercedes numero 77. Da lì in poi, i due “bibitari” staccheranno abbastanza facilmente i rispettivi avversari argentati, facendo subito capire che eventuali contro-sorpassi non sono nemmeno da prendere in considerazione.

La rimonta di Vettel: l’uomo della gara è sicuramente lui, Sebastian Vettel. Partito in ultima posizione, divora letteralmente la concorrenza con un ritmo indiavolato, girando su tempi spesso di oltre un secondo più veloci dei quattro li davanti. Non ce n’è praticamente per nessuno: non potendo contare su alcun colpo di scena tipo safety car, pioggia o roba simile, il tedesco scavalca tutta la griglia a suon di sorpassi in pista, arrivando in meno di metà gara a ridosso di Bottas (anch’egli subito sopravanzato grazie ad un furbo undercut). Il passo è di quelli indiavolati. Un ritmo gara disarmante, abominevole, quasi impossibile. Solo problemi (probabilmente di gomme) sul finale lo costringono a rinunciare al podio di Ricciardo, con un Lewis Hamilton che ad un certo punto della gara si vede addirittura costretto ad aumentare il proprio ritmo per non rischiare di perdere il suo secondo posto a vantaggio proprio della Ferrari numero 5. Alla fine vince “meritatissimamente” Verstappen, con Hamilton e Ricciardo a completare il podio, ma quale fosse la reale vettura più veloce in pista, è al di là di ogni plausibile dubbio. La dice tutta la faccia tirata di Toto Wolff al traguardo, il quale torna a casa con si un vantaggio aumentato nelle classifiche per il proprio team, ma conscio del fatto che a Sepang, al netto delle posizioni finali, le frecce d’argento hanno fatto una figuraccia. Bottas (partito quinto) ha preso una vita da Vettel che partiva ultimo, e persino Hamilton, come detto, per un attimo si è dovuto preoccupare. La sensazione, è che in questo momento la Ferrari sia davvero la macchina da battere.

Mondiale perso? Proprio per via di quello che abbiamo appena scritto sopra, c’è da dire che al di là della performance dimostrata in pista, anche quella della Malesia (come Singapore) ha l’aria di essere un’occasione sfumata per Maranello. Era la seconda apparizione di fila in cui le Rosse erano “nettamente” superiori alla concorrenza, e probabilmente avrebbero potuto tranquillamente portarsi a casa altrettante doppiette. Per giunta, viste come sono andate le cose, tra Maranello ed Hamilton si sarebbe probabilmente messo in mezzo anche Max Verstappen, il quale quindi si sarebbe trasformato in un gregario tutto speciale. E invece “puff”, tutto sfumato. Zero punti complessivi per la Ferrari a Singapore, minimo sindacale in Malesia per doppi e inspiegabili guai meccanici. Per una volta che finalmente sono forse davvero i più forti in pista, le concessioni agli avversari stanno diventando troppe e determinanti. Ed ovviamente, chi gongola maggiormente per tutto questo, è Hamilton. Facendo due conti l’inglese dopo Sepang avrebbe dovuto trovarsi dietro Seb in classifica di almeno una ventina di punti, mentre invece torna a casa con un +34. E visto che LH44 si è trasformato in una formichina lavoratrice che mette da parte tutto ciò che può, recuperare questo mondiale per gli uomini di Arrivabene sarà durissima. La soluzione rimane una sola: vincerle tutte!

Ringraziamenti: chiudiamo questa puntata di “Focus” con qualche ringraziamento. Grazie a Max Verstappen, per averci regalato un primo gradino del podio di un colore diverso da quello che ci si aspettava dopo la doppia debacle Ferrari. Grazie a Sebastian Vettel, per non avere la minima intenzione di mollare e per aver spinto come un animale. Grazie a baby Stroll, per aver contribuito a distruggere la macchina di Vettel durante il giro d’onore, regalando cosi ai ferraristi anche il terrore di un possibile problema al cambio per Suzuka. Grazie a Bottas, per aver completato a Sepang il ciclo di “Barrichellizzazione” e grazie a Wehrlein per la scena d’altri tempi di “caricarsi” sulla macchina un Seb autostoppista. Infine, ovviamente, grazie alla Malesia, per averci regalato ogni anno un incredibile spettacolo sin dal lontano 1999. Grazie!

Daniel Limardi