Con il Natale e i suoi picchi di glicemia alle spalle, ci muoviamo velocemente verso la fine dell'anno, ovvero il momento perfetto per la nostra consueta season review del campionato F1 del 2022. Le novità regolamentari hanno portato una decisa rivoluzione nel paddock? Quali eventi esterni hanno riverberato i loro effetti sul Circus? Cosa abbiamo sorvolato di importante durante la stagione?

IL NUOVO REGOLAMENTO E GLI EFFETTI DELLA GUERRA

Il 2022 inizia con una grande "fame" relativa alle nuove vetture, basate sui nuovi concetti del regolamento tecnico. Fortunatamente le varie scuderie hanno trovato ed apportato soluzioni differenti sulle proprie monoposto, scongiurando (almeno per ora) l'orizzonte di un Circus fatto di monoposto uguali. Sfortunatamente, non tutti i team volevano far vedere da subito le proprie carte, così abbiamo visto tante belle presentazioni con fumo, giochi di luce e maquette generiche ridipinte per l'occasione. Va bene che nessuno obbliga i team a far vedere tutto e subito, ma i tifosi da casa non sono così tonti.

Gli echi dell'invasione russa in Ucraina riverberano i propri effetti sul paddock. Il Circus allinea il proprio comportamento al trend internazionale e questo comporta tre grosse prese di posizione. La prima vede la Haas liberarsi di Nikita Mazepin e del main sponsor Uralkali. La seconda vede un ban, chissà quanto totalmente etico, nei piloti di area "sovietica". La terza prende la forma dell'eliminazione dal calendario per la gara di Sochi. Poiché la F1 rappresenta anche una questione di soldi, chissà quanto ha influito sul bilancio della scuderia americana la fuoriuscita dello sponsor principale. D'altro canto va sottolineato come nell'imminente inizio della stagione vadano moltiplicandosi le domande sui budget. Con l'avvento del cost cap, gli aumenti sulle materie prime potrebbero avere un certo peso sui bilanci delle scuderie a fine anno. Ad oggi, però, tutto tace riguardo alla questione.

TRA PORPOISING E BUDGET CAP

Dribblati, più o meno, il Covid-19 e gli effetti del conflitto in Ucraina, la F1 prende il via e già dalle gare iniziali arrivano polemiche e problemi. Le polemiche riguardano...dettagli insignificanti come i missili che cadono a poca distanza dal GP a Jeddah. In un certo senso fa un po' ridere che la F1 inclusiva e attenta alle cause umanitarie si ritrovi invischiata in problemi simili, ma tant'è. I problemi riguardano il porpoising non proprio sotto controllo delle vetture di nuova concezione. Parte dei piloti lamenta problemi fisici indotti dal pompaggio e la Federazione agirà con una direttiva tecnica, blandamente discutibile e discussa, che chissà quanto scombinerà i piani tecnici di qualche scuderia.

Il racconto del campionato vede una Ferrari di nuovo ai piani altissimi, una Mercedes giù dal trono (dopo quasi un decennio di dominio) e una Red Bull fortissima durante tutto l'anno. Come al solito non mancano le polemiche sulle decisioni poco comprensibili prese da chi deve decidere. Una vetta altissima viene raggiunta a Suzuka quando la decisione sul punteggio arriva in seguito ad un'interpretazione decisamente arbitraria di un punto regolamentare lasciato, dagli stessi che decidono, colpevolmente troppo interpretabile. Per non parlare del primo anno di budget cap, del quale abbiamo imparato una massima molto cinica applicabile alla F1, per cui i regolamenti finanziari possono essere piegati. Basta avere i soldi per pagare le multe.

VERSO IL 2023

E così, tra scelte di mercato e "pezzi grossi" sparati fuori con il cannone, anche il campionato 2022 conclude il suo romanzo, per lasciare spazio alle pagine del 2023. Un romanzo sicuramente non monotono, che però ci ha lasciato in bocca quel sapore di rivoluzione a metà. Che poi, una rivoluzione a metà costituisce davvero una rivoluzione o solo una continuazione del passato, ma con qualche faccia nuova? Ai posteri l'ardua sentenza.

Buon anno!

Luca Colombo

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