Come riportato in mattinata, Haas e Uralkali hanno interrotto la partnership e tra gli effetti relativi alla rottura risulta l'uscita di scena di Nikita Mazepin dal campionato F1 del 2022. Ora che il dado è tratto, quali considerazioni possiamo fare sui due personaggi principali della rottura, Nikita e la Haas?

Mazepin, una decisione unilaterale?

Nikita Mazepin non ha preso molto bene l'appiedamento da parte della Haas. Sui social infatti ha scritto: "Sono molto deluso nell'apprendere della risoluzione del mio contratto in F1. Sebbene comprenda le difficoltà, le regole della FIA e la mia continua disponibilità ad accettare le condizioni proposte per continuare sono state completamente ignorate e nessun tipo di procedimento è stato aperto in questa decisione unilaterale. La mia eterna gratitudine a coloro che hanno cercato di capirmi. Ho fatto tesoro del mio tempo in F1 e spero sinceramente che potremo tornare tutti insieme in tempi migliori. Avrò altro da dire nei prossimi giorni."

In buona sostanza Nikita sottolinea due elementi chiave. Il primo: la disponibilità ad accettare le condizioni imposte ieri dalla FIA per il piloti russi e bielorussi, ovvero firmare un accordo per non esprimere supporto all'invasione in Ucraina e correre sotto bandiera neutra, senza escamotage che risalgano ai rispettivi colori nazionali. Il secondo: l'unilateralità della decisione, presa dalla dirigenza Haas. Per quanto il primo punto sia piuttosto difficile da elaborare, per una lunga lista di motivi, il secondo punto pare abbastanza fuori fuoco. Considerando che Uralkali, giocoforza, "pagava" per Mazepin, una volta risolto l'accordo di sponsorizzazione, automaticamente si risolveva anche il contratto del pilota.

Il pilota russo lascia la F1 dopo una sola stagione, terminata a zero punti, oggettivamente indecifrabile, visto che la Haas nel 2021 non ha portato avanti nessun programma di sviluppo. Vedremo cosa riserverà il futuro al russo e sentiremo anche cosa avrà da dire nei prossimi giorni.

Haas, un grosso problema

L'uscita di scena di Uralkali mette la Haas in una posizione molto scomoda. Fondamentalmente, considerando l'aria che tira, la risoluzione dell'accordo con lo sponsor russo rappresentava l'unica strada percorribile, anche e soprattutto in un'ottica di stabilità di apporto finanziario.

Haas non perde "uno" sponsor, ma il title sponsor, cioè chi apporta una buona fetta del flusso di cassa. Non abbiamo idea quale forma abbia preso la risoluzione del contratto tra le due parti, anche se possiamo pensare in maniera molto plausibile che nessuno abbia imposto penali. Rimanere a piedi da questo punto di vista in questo momento della stagione, per Haas significa praticamente ritrovarsi con una netta riduzione nelle entrate da qui in avanti.

La scuderia americana ha un modello di business per il quale potremmo azzardare un completo outsourcing della vettura. L'avventura in F1 della scuderia di Kannapolis non ha avuto il corso entusiasmante che la dirigenza americana sperava. Questo, molto spesso in tempi recenti, ha fatto rimbalzare la voce che dagli USA fossero pronti a gettare la spugna.

In ogni caso dal 2021, con l'ingresso di Mick Schumacher, Haas è stata indicata come scuderia "junior" per la Ferrari. Stessa storia dell'operazione Sauber nel 2018, con Charles Leclerc, per chi ha buona memoria. Del resto il passaggio di Simone Resta in organico non può passare del tutto inosservato, così come la presenza di una "divisione" in Ferrari legata alla Haas.

Il futuro?

Per quanto riguarda il futuro della scuderia americana, bisogna ragionare sul breve termine. Per quanto riguarda la line-up attendiamo un comunicato che arriverà la settimana prossima. Le speculazioni dei bene informati dicono che, temporaneamente, Pietro Fittipaldi prenderà il posto di Nikita Mazepin, forte dell'appoggio del Banco do Brasil.

Il resto assume tutto la forma di un grande domino. Haas dovrà trovare un nuovo title sponsor in grado di fornire i capitali richiesti così da andare avanti con il campionato di F1, almeno per il 2022. Tale sponsor potrebbe imporre un pilota, chiudendo quindi il cerchio sulla questione line-up. I tempi però sono stretti. Non dovesse imporre nulla, bisognerebbe negoziare un nuovo contratto. Attenzione, perché nell'equazione non abbiamo mai considerato la posizione di Mick Schumacher.

Non dovesse arrivare uno sponsor cosa succederà? Di sicuro perdere una scuderia sullo schieramento all'inizio di un cambio generazionale nelle monoposto non rappresenta una buona pubblicità per la F1. Così come per la Ferrari veder perdere di stabilità dall'oggi al domani in quella che dovrebbe essere la sua scuderia di supporto. Time will tell.

Luca Colombo