Questa stagione è coincisa con la fine dell’epopea Toro Rosso nel Circus della Formula 1: dal prossimo anno il team italiano prenderà il nome di Alpha Tauri. Il team faentino ha vissuto un’annata da incorniciare, conquistando ben due podi stagionali e la sesta posizione di campionato, eguagliando così il record ottenuto nel 2008. La scuderia faentina vanta l’unicità di aver cambiato piloti nell’arco della stagione: sono stati tre gli alfieri che si sono alternati al volante della STR14, vale a dire Daniil Kvyat, Alexander Albon, in seguito promosso in Red Bull, e Pierre Gasly. La vettura è stata, inoltre, coadiuvata dal propulsore Honda che nel corso dell’anno ha raggiunto prestazioni degne della concorrenza, permettendo di ottenere risultati ragguardevoli.

TEAM: VOTO 7,5. L’anno è iniziato con dei buoni auspici: la STR14 è la logica evoluzione della progenitrice, soprattutto nel retrotreno. A mutare, diversificandosi dalla cugina Red Bull, è il concetto dell’alettone anteriore con l’Out Wash: infatti sulla monoposto di Faenza il concetto viene quasi esasperato dalla forma dell’alettone. Questa soluzione a quanto pare ha pagato e, dopo dei test pre-stagionali interessanti, il Team Toro Rosso ha debuttato a Melbourne con entrambe le vetture in zona punti: decimo posto per Kvjat e quattordicesimo per il debuttante Albon.

La crescita della scuderia è stata talmente costante e continua che dopo soli dodici Gran Premi è riuscita a conquistare più punti dell’intero campionato 2018. L’apoteosi della prima parte di stagione è coincisa con il terzo posto di Daniil Kvjat ottenuto sul tracciato di Hockenheim: era dalla vittoria di Vettel a Monza nel 2008 che una Toro Rosso non saliva sul podio. Con l’avvicendamento di Gasly al posto del promosso Albon la musica non è cambiata, con entrambe le vetture quasi sempre in zona punti. Il francese, declassato dalla Red Bull a metà stagione, ha regalato il secondo podio stagionale, con addirittura la seconda piazza conquistata nel pazzo Gran Premio del Brasile.

L’avventura marchiata Toro Rosso, iniziata nell’ormai lontano 2006 e nata sulle ceneri del team Minardi, ha avuto una degna conclusione con una delle sue migliori annate. Ora è il tempo di voltare pagina e di guardare al futuro con il team Alpha Tauri, la cui storia inizierà ufficialmente il 14 febbraio 2020: nuovo marchio, nuova livrea, ma stessa voglia di combattere con la coppia già collaudata Kvjat - Gasly, vogliosi di migliorare ulteriormente il loro ruolino di marcia.

PIERRE GASLY: VOTO 7. Dopo una prima parte di stagione ai servigi della Red Bull, il giovane francese è stato retrocesso, forse con eccessiva fretta da Helmut Marko, nuovamente in Toro Rosso. Qui Gasly ha ritrovato la stabilità e serenità che un top team gli aveva levato. Il francese si è sentito subito a suo agio nel team che l’ha visto esordire in Formula 1, tant’è vero che già in Belgio, Gran Premio di ritorno nel team faentino, ha conquistato la nona piazza. Come miglior risultato stagionale notiamo il secondo posto ottenuto ad Interlagos, in un Gran Premio ricco di colpi di scena e ritiri, quasi a sigillare l’avvenuta maturità del ragazzino francese. Anche per via della militanza in Red Bull fino alla pausa estiva, oltre che per il podio conquistato, Gasly è stato il miglior pilota Toro Rosso con la sua settima posizione in campionato, che gli è valsa la riconferma nel team. Pesa per lui, purtroppo, il non essere riuscito a sfruttare a pieno l’opportunità di correre per un top team, occasione che solitamente passa una sola volta nella vita; ma si sa che i colpi di testa di Helmut Marko sono numerosi, quindi mai dire mai.

ALEXANDER ALBON: VOTO 7,5. È sicuramente il Rookie of the Year: il pilota thailandese è stato autore della crescita più esponenziale in Formula 1. Ha esordito ai test pres-stagionali di Barcellona come unico pilota a non possedere ancora la Super Licenza, fino a raggiungere un top-team come la Red Bull in soli dodici gare. Principalmente sono stati tre i fattori che hanno portato all’ascesa di questo giovane pilota, da oggetto misterioso a nuova promessa del Circus: gli ottimi risultati ottenuti sul campo, la scarsità del vivaio Red Bull e le simpatie di Helmut Marko. Albon ha avuto dalla sua la capacità di adattarsi ad un team della massima categoria del Motorsport e di riuscire a mettere in crisi un pilota esperto quale Kvyat. Nonostante qualche errore commesso nella sua prima parte di stagione, il thailandese ha ricevuto la chiamata della Red Bull nella pausa estiva per prendere il posto di Gasly. Ha ripagato con gli interessi la scelta di Marko, ottenendo, nelle prime tre gare corse con il team austro-inglese, risultati migliori di Max Verstappen grazie alle penalizzazioni e problemi occorsi all’olandese. In generale Albon non ha temuto il confronto con Verstappen, dimostrando di avere tutte le carte in regola per ambire alla riconferma in Red Bull. Ha terminato la sua stagione di debutto in ottava posizione, ma avrebbe potuto sorpassare Gasly se Hamilton non l’avesse buttato fuori nelle ultime fasi del Gran Premio del Brasile quando occupava la seconda posizione.

DANIIL KVYAT: VOTO 6,5. Il russo vanta ormai numerosi stagioni al suo attivo e, dopo diverse bocciature e riconferme, all’inizio della stagione è tornato in seno alla Toro Rosso, il team che l’ha portato al suo debutto. Dopo una stagione trascorsa come pilota al simulatore nella Scuderia Ferrari, il russo inizialmente si è mostrato subito concreto, marchiando le prime due gare in zona punti, ma già nel secondo Gran Premio è andato peggio del debuttante, e scomodo compagno di colori, Albon. Kvyat, dalla sua, ha ottenuto come miglior piazzamento il terzo posto nel Gran Premio di Germania, dopo una gara rocambolesca dove sono stati numerosi i ritiri: lì il russo ha occupato la seconda posizione fino al penultimo giro. Non accadeva da ben undici anni che il team di Faenza salisse sul podio (addirittura dalla vittoria di Vettel a Monza nel 2008): il russo per l’occasione ha dedicato il podio alla nascita della sua primogenita Penelope, avuta con la sua compagna Kelly Piquet. È stato il pilota che ha subito il maggior numero di ritiri nel team (tre) e forse anche per questo, oltre all’aver militato sempre nella scuderia italiana (a differenza dei suoi team-mate), si è classificato in tredicesima posizione a fine stagione.

Michele Montesano