Un lungo messaggio a cuore aperto è stato pubblicato nel pomeriggio di ieri da Nicholas Latifi, il quale ha deciso di rompere il silenzio a oltre una settimana dall’incidente che ha inavvertitamente stravolto le sorti del campionato di F1 nel controverso finale ad Abu Dhabi.

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Il canadese della Williams è stato bersagliato da insulti, sentendosi dunque costretto a eclissarsi dai social fino alla giornata di oggi. In Formula 1 si torna dunque a parlare di violenza e cyberbullismo tramite i social, usati impropriamente per dare adito a vere e proprie campagne d’odio. A beneficiare dell'azione di Latifi è sicuramente Liberty Media, principale fautore delle recenti iniziative di sensibilizzazione promosse dalla massima serie automobilistica.

IGNORARE TUTTO O AFFRONTARE IL PROBLEMA?

“Sto cercando di capire quale sia il modo migliore per gestire la cosa. Ignorare tutto e andare avanti, oppure affrontare il problema della triste realtà dell’utilizzo dei social media?” si legge nel messaggio di Latifi.

Il pilota ha coraggiosamente intrapreso la seconda via, insieme ai team, uniti nella lotta contro la violenza perpetrata online e i relativi danni morali che può causare. Nelle due stagioni passate la Formula 1 si è resa portavoce di inclusione e uguaglianza, reagendo a movimenti e tematiche sociali di valenza internazionale.

“Tornando al fine settimana di gara, non appena la bandiera a scacchi è sventolata, sapevo come le cose si sarebbero potute svolgere sui social media. Aver pensato che sarebbe stato meglio cancellare Instagram e Twitter dal mio telefono per qualche giorno la dice lunga su quanto crudele possa essere il mondo online”.

"BASTA UN SOLO INCIDENTE PER FAR SÌ CHE I FAN TIRINO FUORI IL PEGGIO"

“Ma come abbiamo visto più e più volte, in tutti gli sport basta un solo incidente al momento sbagliato per far sì che le cose si ingigantiscano completamente e i cosiddetti 'fan' tirino fuori il peggio. Ciò che mi ha scioccato è stato il tono estremo dell'odio e persino delle minacce di morte che ho ricevuto. Riflettendo su ciò che è successo durante la gara, c'era davvero solo un gruppo di persone a cui dovevo chiedere scusa per il ritiro: la mia squadra. L'ho fatto subito dopo. Tutto ciò che è avvenuto dopo è stato fuori dal mio controllo”.

“Alcune persone hanno detto che stavo correndo per una posizione che non aveva importanza con solo una manciata di giri rimanenti. Ma se corro per la vittoria, il podio, i punti o anche l'ultimo posto, darò sempre il massimo fino alla bandiera a scacchi. Vale lo stesso per ogni altro pilota presente sulla griglia. Alle persone che non capiscono o non sono d'accordo con questo, rispondo che per me va bene. Potete avere la vostra opinione, ma usare quelle opinioni per alimentare l'odio, l'abuso e le minacce di violenza, non solo verso di me, ma anche verso quelli più vicini a me, mi ha fatto capire che queste persone non sono dei veri fan di questo sport”.

“Per fortuna ho una corazza resistente e sono in grado di far scivolare questa negatività. Tuttavia so di non essere il solo a pensare che un commento negativo sembri sempre spiccare di più ed a volte può essere sufficiente a nascondere 100 commenti positivi”

LA FORMULA 1 NON È PIÙ INDIFFERENTE AL MONDO ESTERNO

Con l’uscita definitiva della massima categoria automobilistica dagli schemi del periodo Ecclestone, sono state abbattute barriere che hanno contribuito all’avvicinamento dei giovani allo sport. La Formula 1 non è più un Circus isolato e indifferente al mondo esterno.  Il lavoro capillare di Liberty Media incentrato sull’acquisizione di nuovi appassionati consiste anche in quanto condiviso da Latifi, perché l’importanza di educare il tifoso e condannare un atteggiamento anti-sportivo non è mai banale.

“Le persone avranno le loro opinioni, e questo va bene. Costruirsi una corazza fa parte della vita di un atleta, soprattutto quando si è costantemente sotto osservazione, ma molti dei commenti che ho ricevuto la scorsa settimana hanno superato il limite” ha continuato Latifi.

“Gli eventi dell'ultima settimana mi hanno fatto capire quanto sia importante lavorare insieme per fermare questo tipo di cose e sostenere coloro che ricevono questi insulti e minacce. Mi rendo conto che è improbabile che io convinca coloro che hanno agito in questo modo nei miei confronti a cambiare i loro modi - e sono consapevole che potrebbero anche cercare di usare questo messaggio contro di me - ma è giusto denunciare questo tipo di comportamento e non rimanere in silenzio”.

Sicuramente le cicatrici di quanto ricevuto da Latifi non si rigenereranno in breve tempo. Ciò che conta è l'essere uscito a testa alta da una vicenda troppo rapidamente impressa nella storia, strizzando l'occhio all'agenda di Liberty Media.

Beatrice Zamuner