Infatti l’Alfa Romeo è una delle prime case automobilistiche che partecipa al Mondiale di Formula Uno, portando a casa il titolo piloti con Nino Farina nella prima storica stagione del 1950 bissato da Juan Manuel Fangio nell’annata seguente, malgrado la mancanza di fondi economici importanti e l’utilizzo di tecnologie e di materiali antecedenti agli anni bellici. Ma nel 1952 l’IRI, l’ente pubblico al comando dell’Alfa Romeo, decide di porre fine all’avventura della scuderia in Formula Uno sia per l’ascesa prepotente di altri team (una su tutte, la Ferrari) che per una questione meramente finanziaria: il Governo Italiano infatti non è più intenzionato a investire nella progettazione di costose monoposto.

Dopo un periodo di pausa, l’Alfa Romeo torna come motorista tra inizio anni ’60 e fine anni ’70. I risultati però non solo all’altezza delle aspettative, con le monoposto equipaggiate dal motore del Biscione che il più delle volte non riescono neanche a qualificarsi ai GP.  A tal riguardo la partnership più redditizia, dal punto di vista dei risultati sportivi, è quella siglata con l’allora proprietario della Brabham, Bernie Ecclestone, tra il 1976 e il 1979 che frutta due vittorie conquistate entrambe nel 1978 da Niki Lauda: ad Anderstorp (GP di Svezia, dove la BT46B sfoggia una vistosa ventola – poi vietata – nel retrotreno, ideata dal progettista Gordon Murray con funzioni di raffreddamento) e a Monza.

A partire dalla stagione 1979 l’Alfa Romeo torna nella top class anche in qualità di costruttore, con il ritorno ufficiale in pista che avviene a Zolder nel weekend del Gran Premio del Belgio. La seconda apparizione nella veste di team è avaro di soddisfazioni. Infatti gli unici risultati degli di nota sono le due pole position firmate da Bruno Giacomelli (GP USA-Est 1980) e dal compianto Andrea De Cesaris (GP USA-Ovest 1982) e alcuni podi, con nel mezzo la tragedia di Hockenheim (1 agosto 1980) che costa la vita Patrick Depailler in una sessione di test. Dal 1984 inizia per la scuderia milanese un periodo di austerity, con il team affidato alla Euroracing, che si conclude definitivamente nel 1985 quando si concretizza il secondo addio come costruttore in Formula Uno.

Fino al 1988 continua invece l’avventura nelle vesti di motorista, fornendo team come l’Osella e la Ligier (partnership terminata nel 1987 con l’acquisizione dell’Alfa Romeo da parte della Fiat).   

Con l’avvento alla presidenza Ferrari di Sergio Marchionne, il nome del Biscione torna a circolare nel Circus con il logo che appare nella parte posteriore delle pance delle Rosse a partire dalla stagione 2015. Un primo passo, quello, sfociato poi nel ritorno in Formula Uno annunciato oggi. Buona fortuna Alfa!   

Piero Ladisa