Era l'ultimo vincitore di un Gran Premio negli anni '50, ossia il primo decennio di Formula 1, ancora in vita. Ma al di là delle statistiche, la scomparsa di Tony Brooks segna per certi versi davvero la fine di un'epoca. Durante la sua carriera nella massima serie, durata dal 1956 al 1961, il britannico fu uno dei piloti in assoluto più veloci, brillando oltretutto anche nelle competizioni Endurance.

LA SCOMPARSA DI TONY BROOKS

Aveva 90 anni il "dentista volante", venuto a mancare ieri nella sua abitazione di Londra. Charles Anthony Standish Brooks (questo il suo nome completo) rimane nella memoria collettiva come uno dei grandi protagonisti a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, dall'alto dei suoi sei successi e del titolo mondiale sfiorato nel 1959. Brooks ha legato la propria esperienza prevalentemente con vetture inglesi, fatta eccezione per la parentesi in Ferrari con cui ottenne proprio quell'anno il titolo platonico di vicecampione.

Figlio di un dentista, intraprese anch'egli gli studi di odontoiatria, prima di mettere a frutto a tempo pieno la sua grande passione per l'automobilismo. Il suo primo successo di rilievo arrivò nel Gran Premio di Siracusa 1955 (prova non valida per il Mondiale), grazie alla quale riuscì ad attirare l'attenzione di diversi team di Formula 1. La sua scelta ricadde sulla BRM, con cui firmò un contratto per la stagione 1956 tentando senza successo la qualifica a Montecarlo e incappando in un brutto incidente alla sua prima apparizione in gara, a Silverstone.

Credits: ferrari.com

L'APPRODO IN FERRARI ED IL TITOLO SFIORATO

L'anno dopo riuscì ad ottenere il suo primo successo proprio in patria, sulla pista di Aintree, quando si impose al volante di una Vanwall condivisa con Stirling Moss. Sempre con la monoposto britannica, Brooks conquistò l'anno seguente ben tre successi (a Spa, Nurburgring e Monza) piazzandosi al terzo posto nella classifica finale ed imponendosi come uno dei piloti di punta. Arrivò quindi la chiamata di Enzo Ferrari, che lo volle con sé per la stagione 1959. Brooks si ritrovò nel ruolo di leader in squadra, affiancato da Phil Hill e dal debuttante Dan Gurney.

Riuscì a conquistare le gare a Reims e all'Avus, ma la cancellazione del GP del Belgio e i problemi alla frizione patiti a Monza lo privarono di due ghiotte opportunità per fare la differenza. Arrivato all'appuntamento finale di Sebring ancora in lotta per il titolo, il suo terzo posto in gara non gli consentì di andare oltre la piazza d'onore nella classifica generale, preceduto per un solo punto da Jack Brabham.

IL RITIRO A SOLI 29 ANNI

Nei due anni successivi gareggiò senza troppa fortuna con Vanwall e Cooper, prima di ritirarsi dalle competizioni a soli 29 anni. Da sottolineare che Tony Brooks si distinse anche nelle competizioni di durata, vincendo tra l'altro la 1000 km del Nurburgring ed il prestigioso Tourist Trophy, affermandosi come uno dei piloti più talentuosi e completi della sua epoca.

Stirling Moss, suo compagno di squadra, lo descrisse in questo modo: “Credetemi, stiamo parlando del più bravo sconosciuto della storia delle corse”. Questo invece il pensiero di Enzo Ferrari, nel suo libro 'Piloti, che gente': “Abbandonò le corse per fare non so se il commerciante di automobili o il dentista. Si era presentato in Italia come intelligente stilista. Si dimostrò in seguito uomo capace, ma tanto prudente, anche quando la prudenza poteva essere intesa come intenzione di non nuocere, non soltanto a se stesso, ma anche agli altri”.

Marco Privitera