E' stato senza ombra di dubbio il pilota più forte della sua epoca. Non solo: a Jim Clark spetta di diritto un posto nel ristretto novero dei più veloci di sempre. Strepitoso sul giro secco, dotato di un eccellente visione di gara, lo "scozzese volante" ha vissuto l'intera propria avventura in Formula 1 al volante della Lotus, prima che un tragico incidente il 7 Aprile 1968 fermasse per sempre una carriera destinata a nuovi successi.

FUORICLASSE INDISCUSSO

Sono passati esattamente 52 anni dalla scomparsa di Jim Clark, avvenuta nel corso di una gara di Formula 2 a Hockenheim. Una fine drammatica e per certi versi ancora misteriosa, in grado di stoppare sul più bello una carriera folgorante, che con ogni probabilità lo avrebbe visto aggiungere altri titoli iridati ai due già conquistati nel 1963 e nel 1965. Già, perché oltre alle narrazioni dell'epoca, basterebbero soltanto i numeri per testimoniare un talento senza eguali tra i piloti della sua generazione. 72 Gran Premi disputati in Formula 1, caratterizzati da 25 vittorie, 33 pole position e 28 giri veloci. In pratica, una carriera vissuta da assoluto protagonista, rivelatasi in fin dei conti troppo breve per rendere giustizia alla sua grandezza. Evidenziata anche dal successo colto alla 500 miglia di Indianapolis, così come dai trionfi collezionati al volante di vetture Turismo, Sport Prototipi e persino rally. Un pilota completo, dotato di una tecnica di guida sopraffina, che lo portava a rispettare il mezzo meccanico ma al tempo stesso sfruttandone tutte le potenzialità.

BINOMIO INSCINDIBILE CON CHAPMAN E LOTUS

La grandezza della Lotus si deve a Jim Clark, e viceversa. Con un nome su tutti, legato in maniera intrinseca al destino dello scozzese volante: quello di Colin Chapman, il fondatore del marchio britannico, capace letteralmente di "cucire" la vettura intorno al suo fuoriclasse. Al punto da realizzare la rivoluzionaria Lotus 25 partendo da una geniale intuizione, partorita disegnando uno schizzo su un tovagliolo al ristorante. Al volante della monoposto caratterizzata dal tipico colore verde "british", Clark contribuì in maniera determinante ad alimentare il mito di quella che si affermò poi come "Ferrari d'Inghilterra".

Una storia iniziata nel Gran Premio d'Olanda del 1960, e terminata (purtroppo tragicamente) soltanto otto anni più tardi. Capace di raccontare rivoluzioni tecniche, imprese fenomenali, trionfi storici e momenti complicati. Ma in grado di rendere indissolubile il ricordo nella memoria collettiva, lanciando Jim Clark e la Lotus direttamente nel Mito. Sino a quel drammatico giorno di Hockenheim.

L'INCIDENTE FATALE

Il 7 Aprile 1968 Clark era impegnato in una gara di Formula 2. Un evento al quale non avrebbe dovuto nemmeno partecipare, di scarsa importanza per lui, reduce dal successo colto nel round inaugurale di Formula 1 in Sudafrica. Ma i quattro mesi di pausa imposti dal calendario lo convinsero a tenersi impegnato, anche prendendo parte a gare minori. Sotto una pioggia battente ed in condizioni di visibilità precaria, Clark stava affrontando il quinto giro di gara. Improvvisamente la sua monoposto puntò verso sinistra, finendo la propria corsa in mezzo agli alberi. Lo scozzese rimase ucciso sul colpo. Le indagini successive all'incidente non riuscirono mai a fare piena luce su quanto accaduto. Clark si trovava infatti in una zona priva di pubblico, nel velocissimo tratto in cui il tracciato si addentrava nella foresta. Si parlò anche dell'attraversamento della pista da parte di uno spettatore, anche se la tesi più accreditata volle il pilota tradito dall'aquaplaning, che gli rese impossibile controllare la vettura impazzita. Di fatto, quella tragica giornata portò via uno dei talenti più puri che l'automobilismo avesse mai messo in mostra, consegnandolo definitivamente alla leggenda delle corse.

Marco Privitera