Il ridicolo record segnato dall'edizione 2021 del GP a Spa-Francorchamps (due giri dietro safety-car in quattro ore di "evento", corrispondenti a 14 km e spiccioli di percorrenza) ha sancito come l'auspicabile innovazione che avrebbe dovuto introdurre Liberty Media sia, alla fine dei conti, una non-rivoluzione.

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Rivoluzione

Secondo l'accezione più figurata del termine, la rivoluzione è uno "sconvolgimento di costumi o di abitudini". Nel momento in cui gli americani di Liberty Media hanno cominciato a considerare il "prodotto" Formula 1, l'auspicio dei tifosi era quello di rivoluzionare l'approccio della vecchia gestione.

L'era targata Ecclestone, pur avendo dato luogo a storie, sfide e campionati degni di nota, necessitava (in tempi rapidi) di un colpo di mano sui vetusti metodi di gestione, accomunati da un filo conduttore traducibile con una massima latina: pecunia non olet. La speranza del tifoso medio era quella di ritornare in possesso della propria porzione dello sport, ormai diventato un gingillo da corporate business.

Vittime

Le rivoluzioni producono un certo numero di vittime. Troviamo vittime clamorose, ovvero coloro contro i quali la rivoluzione si scaglia. Poi troviamo le vittime collaterali, spesso coloro i quali si aspettavano che la rivoluzione sovvertisse certe facce e un certo status quo e alla fine si ritrovano con lo stesso status quo, ma facce differenti.

Bernie Ecclestone ha assunto il ruolo di vittima clamorosa. Ai tempi il suo ridimensionamento nelle mansioni ha preso la forma romanticamente tragica di un viale del tramonto. Un viale che si sperava calpestato e battuto da un certo modo di fare, da una certa forma mentis imperante nelle decisioni del Circus. Cosa che la gara disputata-non-disputata in Belgio ha dimostrato non essere avvenuta.

Una corsa non corsa

Sicuramente domenica in Belgio non si doveva correre. La combinazione tra condizioni meteo, caratteristiche del tracciato e conformazione tecnica attuale rendeva l'esercizio del Gran Premio proibitivo, se non impossibile. Dal punto di vista filosofico della sicurezza e del rischio, potremmo aprire un dibattito infinito, che non porta da nessuna parte.

Da un punto di vista più pratico (temi tecnici delle monoposto, gomme, parco chiuso e orari dei GP) potremmo intavolare una discussione più proficua. Le basi le abbiamo. Ed è auspicabile che nella stanza dei bottoni della Formula 1 venga fatto qualcosa del genere.

Domenica in Belgio, però, abbiamo visto una corsa. Due giri, dietro ad una safety-car: per quanto già questi due termini descrivano una situazione ridicola, la gestione della situazione lo è stata ancora di più. La direzione gara, infatti, ha optato per un continuo e ripetuto rinvio, finché non ha trovato la "finestra" utile per lanciare il numero minimo di giri affinché la gara potesse dare punteggio.

L'ennesima non-rivoluzione

Per quanto nelle dichiarazioni riportate ieri sul sito ufficiale della F1 traspaia una certo impegno dietro alla scelta, la verosimile realtà dei fatti è che manca una procedura dettagliata per gestire eventi simili. Così la Formula 1 ha inscenato il più classico dei tira e molla: il GP, con molti bizantinismi, è stato corso e gli investimenti delle TV sono stati onorati.

Ed ecco, allora, che prendono forma le vittime collaterali: i tifosi. Quelli da casa, costretti a sorbirsi quattro ore di chiacchere per vedere due giri dietro ad una safety-car. Quelli in pista, costretti a bagnarsi in tribuna per quattro ore di fila e vedere un lungo serpentone di monoposto al rallentatore.

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Presumibilmente i tifosi sugli spalti non riceveranno nemmeno un rimborso. E non riceveranno nemmeno delle scuse ufficiali per lo spettacolo patetico, se non quelle di Jean Todt e della FIA, incapsulate in un laconico messaggio rilasciato via social dopo due giorni. La revisione dei punti della procedura per eventi simili "verrà aggiunta nell'agenda della prossima riunione della Commissione F1", si legge. I buoi sono già scappati, però. Too little, too late.

Alla fine di tutto questo cosa rimane? In fondo, l'evento è stato disputato e hanno anche assegnato dei punti. Difficile capire se faccia più male l'episodio o il fatto di avere assistito all'ennesima non-rivoluzione dove le vittime collaterali sono coloro che auspicavano il cambiamento. E sono coloro che pagano il biglietto per vedere le gare e senza i quali la Formula 1 sarebbe solo un esercizio fine a sé stesso: i tifosi.

Luca Colombo