Potrebbe sembrare solo il cliché più abusato della F1, ma gli addetti ai lavori sanno benissimo che si tratta di una delle verità più dure. Quando sei un pilota, a qualsiasi livello, il tuo punto di riferimento è sempre il tuo compagno di squadra. Perché in base alle sue prestazioni team, commentatori e tifosi vanno a valutare i risultati e, quindi, il tuo valore. Oggi, nel Circus, dietro le dichiarazioni di facciata, in moltissimi team cova sotto la cenere una situazione incandescente a dire poco. A partire, ovviamente, dalla scuderia che sta letteralmente dominando questo inizio di 2023.

Red Bull, Checo ci crede

Ci sono tante immagini diffuse dagli organi ufficiali F1 che raccontano la situazione in casa Red Bull. Perez e Verstappen si rispettano, certo, ma da quel “Checo is a legend” urlato via radio ad Abu Dhabi 2021 di acqua sotto i ponti ne è passata, e tanta. La freddezza con cui papà Jos ha “accolto” Perez al parco chiuso, unita alla smorfia del messicano quando ha saputo del giro veloce fatto dall’olandese nel finale, sono segnali inequivocabili di insofferenza reciproca tra le due parti del box.

Attenzione, nessuno si illude: in condizioni normali, Max dovrebbe essere una spanna sopra Sergio, destinato, pur controvoglia, a fare da gregario di lusso con licenza di vincere. C’è però un dato: se Red Bull dovesse confermarsi così vincente anche in futuro, nulla vieterebbe a Horner di lasciare gara libera ai due.

E Checo, checché se ne pensi, ci crede eccome al bersaglio grosso. Ne è un segnale chiaro l’insistenza con cui chiedeva a Max nel retro-podio di Jeddah se il team gli avesse concesso di fare il giro veloce. Poche illusioni, Verstappen è ultra-favorito, ma nelle corse, così come nella vita, mai dire mai.

In Mercedes è braccio di ferro

Sembra incredibile, ma la seconda squadra nella classifica Mondiale costruttori di F1 in questo momento è Mercedes. E, a quanto traspare, a Brackley pare che le acque siano tutto meno che tranquille. Quello che, per anni, è stato il faro illuminante del team diretto da Toto Wolff sta dando parecchi segni di insofferenza. Non ultimi, le pesanti critiche rivolte al team (“Non sono stato ascoltato”), e l’allontanamento della personal assistant e mental coach Angela Cullen, con le malelingue che insinuano una sorta di invidia dell’inglese nei confronti della crescente fama di quella che per sette anni è stata la sua ombra in pista.

In tutto questo, si sta prepotentemente inserendo la figura di George Russell, quarto sotto i riflettori di Jeddah. Il driver di King’s Lynn ha tenuto alle spalle senza troppi problemi il team mate, dopo che in Bahrain gli era stato attaccato. Più in grado di adattarsi ad una vettura non troppo performante, già l’anno scorso Russell ha chiuso davanti a Hamilton, andando anche a prendersi la prima vittoria in carriera a Interlagos.

Ora, c’è da scommettere che Lewis non vorrà assolutamente finire per due anni di fila dietro al più giovane team mate. Attenzione, però, perché la cosa, per quanto epocale, è tutto meno che impossibile, vista la piega che ha preso la situazione. E questo potrebbe avere un peso determinante nelle scelte strategiche e tecniche del team per il resto della stagione e negli anni a venire. In altre parole: Wolff potrebbe trovarsi tra le mani una bomba pronta ad esplodere, e con il timer prossimo allo zero.

In Ferrari la scarsa competitività rimanda il problema

A Maranello, al momento, la gestione della coppia è forse un cruccio secondario. Per quanto visto finora, la vettura 2023 potrebbe rivelarsi una delle più deludenti della storia recente della F1. Certo, siamo solo a quota due GP, il Mondiale è lunghissimo, ma i segnali sono tutto meno che incoraggianti. E presto arriverà al pettina anche il nodo piloti.

In Ferrari non si fanno distinzioni tra primo e secondo pilota, e a parlare è la pista. È questo il mantra che continuiamo a sentirci ripetere da anni. Allora, guardiamo la pista: al momento Sainz ha 20 punti, Leclerc solo sei. Ma è forse uno degli score più bugiardi in assoluto.

La verità è che il monegasco è stato colpito in maniera pesante dalla sfortuna, con quella centralina “bruciata” in Bahrain e la conseguente penalità a Jeddah per averne montata una nuova. Charles ha iniziato la stagione estraendo il meglio dalla vettura, con il secondo posto nella qualifica araba e il podio che stava arrivando a Sakhir. Sainz, invece, si sta comportando sulla falsariga delle prime gare della passata stagione, quando faticò non poco a tenere il ritmo del team mate.

Già tra i muretti sulle rive del Mar Rosso, Leclerc ha manifestato una certa insofferenza, anche se, a onor del vero, non si è mai avvicinato più di tanto a Carlos. Al momento, dare ordini di scuderia per un sesto-settimo posto appare fuori dal mondo e senza senso. Ma, nel caso la situazione dovesse migliorare, prepariamoci a vedere diverse scintille, perché nessuno dei due cavallini è tipo da alzare volentieri il piede per far passare l’altro.

Gli altri team: quante promesse non mantenute!

Quelli bravi lo chiamano “midfield”. Si tratta di quel gruppo di squadre che in F1 sta alle spalle dei primi, e lotta per ottenere punti importantissimi per la sopravvivenza. Proprio qui, a detta di tanti addetti ai lavori, avremmo dovuto vedere le maggiori lotte tra uomini con la stessa divisa. Cosa che però fino ad ora non è avvenuta.

Da questo punto di vista, Alpine sta "deludendo" le aspettative. Ocon e Gasly ci erano stati presentati come nemici per la pelle, due che se le erano sempre suonate di santa ragione dopo essere stati amici nei kart. Invece, fino ad oggi tutto è filato liscio, nonostante spesso si siano ritrovati vicini in pista. Stessa cosa dicasi di Haas, con Hulkenberg e Magnussen protagonisti qualche anno fa di quello scambio di battute ben poco edificanti che ha fatto il giro del mondo.

Qualche scintilla si è vista in AlphaTauri in Bahrain, ma si è trattato di scaramucce. Insomma, per ora tutto cova sotto la cenere, ma non dovremo aspettare molto perché le tensioni vengano a galla. Allora sì che cominceremo a divertirsi sul serio!

Nicola Saglia