Con la scomparsa di Mauro Forghieri, il mondo dell'automobilismo sportivo perde non solo un progettista che ha lasciato il segno con la Ferrari in F1 (e non solo) ma anche la figura dell'ingegnere impegnato sulla globalità di un progetto. Forghieri poteva lavorare senza problemi sulle maggiori componenti di una vettura da corsa, all'interno del processo di produzione e in merito all'attenta allocazione delle risorse. Il "Furia" ha legato il suo nome a progetti vincenti o precursori dei tempi: montando dispositivi aerodinamici (alettoni) negli Anni Sessanta e per oltre un decennio impiegando massicciamente la tecnologia del telaio tubolare rivestito con pannelli d'alluminio rivettati. Un'ottima soluzione tecnica che ha prodotto anche notevoli sollievi dal punto di vista finanziario, legati alla produzione.

Partire dal propulsore

In maniera forse banale, possiamo incapsulare il genio di Forghieri in due serie di F1 che hanno coperto un ventennio di competizioni: la 312 (Anni Settanta) e la 126 (Anni Ottanta). Punto iniziale per entrambe le serie: la scelta dell'architettura propulsiva. Successivamente, in un'epoca in cui la libertà tecnica corre come le monoposto, le vetture via via incorporano novità concettuali o nuove tecnologie. Risulta chiaro, quindi, un determinato modus operandi, molto rigoroso, eppure molto aperto alla novità.

La serie 312 impiega il motore Ferrari Tipo 001, realizzato e descritto da Forghieri come "un 12 cilindri con le bancate a V di 180 gradi; la differenza è che le bielle di ogni bancata sono sullo stesso perno, quindi i pistoni si muovono nella stessa direzione, mentre nei boxer propriamente detti, come il Porsche per esempio, si muovono l'uno contro l'altro". Il dodici cilindri piatto, una volta risolti i problemi di lubrificazione, garantisce un centro di gravità più basso ed induce una migliore pulizia aerodinamica sulla parte alta delle vetture, diventando un rivale reale del Ford Cosworth DFV, che operava su stesse potenze, ma a regimi più bassi.

Serie 312

312 T2 / Di Lothar Spurzem - Opera propria, CC BY-SA 2.0 de, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1009442

Forghieri disegna le monoposto serie 312 che spaziano dalla B3 ("Spazzaneve" compresa), alle varie T (denominazione delle monoposto dotate di cambio trasversale). L'evoluzione del disegno delle vetture evolve dalla T, dotata di un massiccio airscope a periscopio, alla T4 iridata in F1 con Jody Scheckter nel 1979. Una Ferrari esteticamente poco attraente, quest'ultima, ma sulla quale l'ingegnere modenese allunga le pance laterali fino quasi all'ala anteriore per creare le geometrie di un tubo Venturi sul fondo scocca che, date le proporzioni del propulsore, non era possibile alloggiare in coda alla monoposto.

Serie 126

126 C4 / Di Deep silence (Mikaël Restoux) - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1252096

La dimensione dei propulsori diventa un problema nelle wing-car. L'alloggiamento di un'unità voluminosa non offre spazio alle geometrie delle monoposto che necessitano di minigonne. La 312 T5 risulta un flop, benché la T4 avesse vinto il Mondiale, così Forghieri per il 1981 vira su un motore da 6 cilindri a V sovralimentato. La prima della serie 126, la C (declinata a seconda del turbocompressore, in CK o CX), diventa la prima vera wing-car di Maranello.

Il V6 presenta un angolo tra le bancate di 120° per alloggiare il sistema di sovralimentazione. La C2 del 1982 affinerà i concetti, pur risultando tragicamente legata all'incidente che portò via Gilles Villeneuve. La successiva C3 vedrà l'abbandono forzato dell'effetto suolo ed abbraccerà la tecnologia del telaio in fibra di carbonio con funzione di carrozzeria, introdotta un paio di stagioni prima dalla McLaren. Ancora una volta Forghieri (in questo caso coadiuvato da Harvey Postlethwaite) aveva superato brillantemente un cambio di concetto e di tecnologia, portando a casa il titolo Costruttori.

Lambo 291

Di Rob Oo from NL - Italian V12, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=74325250

Mauro Forghieri lascerà la Ferrari e la F1 per dedicarsi a nuove sfide e progetti. Nella sua immensa eredità tecnica vogliamo infine ricordare l'ultima creazione per il Circus, che racchiude ancora la scintilla di genio, dopo decenni passati in prima fila nella massima Formula. Parliamo della Lambo 291, con i radiatori inclinati e le pance ridotte triangolari posizionate in basso. A suo modo la progenitrice della Mercedes W13...che apparirà in pista trent'anni dopo.

Luca Colombo