Alzi la mano chi, davanti alla televisione, non ha temuto di rivedere a Monaco quello che la passata stagione è successo a Spa. Il GP più glamour, storico e affascinante della stagione di Formula 1 ha vissuto per un’ora in una specie di limbo in cui i piloti sono rimasti al riparo nei loro box e le vetture ferme in pit lane. Tutto questo, peraltro, senza che inizialmente ci fossero reali condizioni di pericolo in pista, salvo una leggerissima pioggerellina, trasformatasi poi in un acquazzone. Ci ricordiamo tutti la mitragliata di insulti, accuse di incompetenza e quant’altro lanciata verso Michael Masi in occasione del GP belga? Bene, una volta dato il benservito all’australiano, la situazione non sembra essere per nulla mutata, anzi!

La pioggia fa paura

Ancora una volta, questa F.1 si rivela totalmente inibita dalla pioggia. A Monaco tutto era pronto per il via, le squadre sapevano benissimo che sarebbe potuto venire a piovere da un momento all’altro, le previsioni erano chiare. Detto questo, quando a pochi minuti dallo start le prime gocce hanno cominciato a cadere, ecco che è iniziato il balletto dei ritardi e delle decisioni incomprensibili da parte di una Direzione Gara che ancora una volta, va detto, si è rivelata inadeguata.

Dapprima sono stati concessi dieci minuti per permettere ai team di cambiare le gomme, e fin qui tutto bene. Una scelta che può essere certamente condivisa, e che sembrava essere la soluzione per poter partire in sicurezza. Da lì in poi, è cominciato il festival dell’imbarazzo. Altre comunicazioni, altri ritardi, fino ai due giri di formazione dietro alla Safety Car in condizioni molto difficili e la conseguente ora di stop ai box, senza che nessun giro reale fosse percorso.

Il Circus come Indianapolis

È qui che i tifosi hanno cominciato a tremare, temendo una riproposizione di quanto già visto lo scorso anno e che le Federazione aveva promesso che mai più si sarebbe verificato. Poi le cose sono andate diversamente, ma la questione di fondo resta. Motorsport is dangerous, c’è scritto anche sui pass; un pilota che corre a qualsiasi livello si deve accollare anche i rischi, e non solo i benefici che la sua posizione porta, quantificabili in milioni (di euro o dollari, fate voi).

Invece, tutte le volte che due gocce d’acqua spruzzano il nastro d’asfalto su cui si deve correre, la Race Direction dà il via ad una sorta di isteria collettiva, con i piloti fermi e comunicazioni di ritardo reiterate per ore. Più che Monaco, sembrava di essere a Indianapolis, dove con la pioggia non si corre per evidenti motivi. Ma allora, lo si metta nel regolamento e basta: se piove non si parte, e si attende che la pista sia asciutta. Chiaro, è una provocazione, ma qui si sta superando il ridicolo, e non certo da domenica scorsa!

Certo, l’intensità poi a Monaco è aumentata, ma non è la prima volta che questo accade. Questa voglia di trasformare la F.1 in una processione di bravi automobilisti al casello di Melegnano sta facendo danni come la grandine. Viene da chiedersi se, con una impostazione sportiva del genere, avremmo assistito nell’84 all’esplosione di Senna e dello sfortunato ma velocissimo e coraggiosissimo Stefan Bellof, o alla vittoria da “ne resterà solo uno” di Olivier Panis sulla Ligier nel ’96. La risposta è no, e se pensiamo a quello che avremmo perso… meglio non pensarci!

Righe pestate e semafori fuori uso: il caos regna sovrano

Ma non è stata solo la questione della partenza ritardata a minare ancora una volta l’autorità della Race Direction. In primo luogo, si è optato per due rolling start dopo le neutralizzazioni, andando in direzione contraria a quanto visto negli ultimi anni. Indiscrezioni parlano di un problema col semaforo; speriamo non sia vero, perché sarebbe francamente inaccettabile.

A completare il quadro, c’è la questione delle righe in uscita dalla corsia box. Ora, mettiamo in chiaro una questione: la Ferrari non ha perso per questo! Però, se c’è un regolamento, va applicato, punto e a capo. I due piloti Red Bull hanno palesemente toccato la linea, e il documento ufficiale di risposta al reclamo Ferrari è quantomeno imbarazzante, come lo è non averli nemmeno messi sotto investigazione in gara.

Chi esultava per l’allontanamento di Masi si faccia un bell’esame di coscienza, a partire da Toto Wolff e Lewis Hamilton, principali artefici della cacciata dell’australiano, con le loro urla via radio o i loro silenzi assordanti da bambini viziati a cui è stato tolto il giochino preferito. Lui non c’è più, ma la situazione non cambia, e il declino di quello che dovrebbe essere la punta di diamante del motorsport continua inesorabile. Urge un cambio di rotta, ma soprattutto uomini e appassionati veri, altrimenti qui la situazione si fa grigia più che mai, in un Circus che preferisce l’acqua finta di Miami a quella vera di Monaco!

Nicola Saglia