E' il giorno del (parziale) riscatto per Nico Rosberg, che coglie un meritato trionfo in Messico salendo sul gradino più alto del podio al termine di un weekend pressoché perfetto. Se questa dovesse realmente essere la versione 2016 del pilota tedesco, allora la prossima stagione potrebbe riservare un duello ben più interessante ed equilibrato in casa Mercedes. Il figlio di Keke si è così potuto consolare del grave errore commesso ad Austin, che aveva regalato su un piatto (d'argento, ovviamente) il successo ad Hamilton e soprattutto la conquista matematica del terzo titolo da parte del rivale. Il quale è sembrato non troppo contento a fine gara di vedere le luci della ribalta tutte riservate al compagno, soprattutto in virtù di un secondo pit-stop "imposto" a entrambi dalla scuderia per motivi legati al degrado delle gomme.

Si attendevano fulmini e saette dall'appuntamento messicano, ma in realtà le aspettative sono andate parzialmente deluse: pochi i sorpassi, emozioni col gontagocce e gara che per quanto riguarda il successo finale è sembrata un discorso riservato alle due Mercedes sin dai primi metri. Paradossalmente (anche se ne avrebbero fatto volentieri a meno) gli unici colpi di scena sono arrivati dalle Ferrari, ma non esattamente nella maniera auspicata alla vigilia: Kimi Raikkonen è stato eliminato da un contatto con Bottas al 21° giro (con la Direzione Gara che ha deciso di non sanzionare la manovra del pilota finlandese), mentre Sebastian Vettel ha dovuto alzare bandiera bianca dopo essere finito a muro all'altezza della curva 7 nel corso del 50° giro, tanto da rendere inevitabile l'intervento di una Safety Car che sembrava potesse regalare un finale emozionante. Si chiude così in malo modo un weekend da dimenticare per il Cavallino, costellato dai problemi tecnici verificatisi sulla vettura del finlandese nella giornata di ieri e terminato con un doppio ritiro per incidente che tra l'altro costa al tedesco il secondo posto in classifica piloti. Vettel ha ammesso le proprie responsabilità via radio, per un testacoda anomalo arrivato dopo una foratura iniziale per un contatto con Ricciardo, seguito da un errore commesso nella curva 7 che lo ha visto ripartire dopo un testacoda ed il botto finale sempre nel medesimo punto.

Tra coloro che invece escono con il sorriso sulle labbra dalla trasferta messicana vi è invece Valtteri Bottas, terzo dopo essere uscito indenne dal secondo atto (dopo Sochi) della sua faida personale con il connazionale Raikkonen. Ai piedi del podio le due Red Bull con Kvyat e Ricciardo, finalmente competitive ed affidabili, seppur ancora alla disperata ricerca di un motore per la prossima stagione. Alle spalle di Massa e Hulkenberg, ottavo posto per l'idolo locale Perez, davanti a Verstappen e Grosjean a chiudere la zona punti. Tra i ritirati, oltre ai due ferraristi, anche Nasr e un desolato Fernando Alonso, fermo già al termine del primo giro.

La cronaca. Temperature alte al via della gara, con un asfalto che arriva a toccare i 55°, a dispetto delle previsioni che parlano di un 30% di possibilità di pioggia. Allo spegnimento dei semafori è buono lo spunto delle due Mercedes, mentre Vettel non ha uno scatto felice e viene subito sopravanzato da Kvyat. Ricciardo prova a farsi vedere all'interno del tedesco alla prima curva, le due monoposto arrivano quasi affiancate ma si verifica un leggero contatto che costa al ferrarista una foratura. Inevitabile il rientro ai box contemporaneamente ad Alonso, il quale però è costretto al ritiro per problemi tecnici. Davanti le due Mercedes vanno subito in fuga, tenendo a debita distanza un gruppetto formato da Kvyat, Ricciardo, Bottas, Verstappen e Massa. Dal fondo tenta la risalita Raikkonen al pari di Vettel, mentre la Direzione Gara decide di non prendere provvedimenti in merito al contatto tra il tedesco e Ricciardo alla prima curva. I primi pit stop avvengono per gran parte dei piloti tra il 9° e il 12° passaggio, mentre Rosberg mantiene 1"5-2" di vantaggio sul compagno. Vettel risale fino all'11° piazza, ma finisce in testacoda alla curva 7 perdendo ben cinque posizioni. Raikkonen si ritrova intanto in quinta posizione approfittando delle soste altrui, ma si ritrova alle sue spalle Bottas con pneumatici freschi che lo attacca con decisione. Il patatrac avviene alla curva 5, quando vengono a contatto l'anteriore sinistra della Williams con la posteriore destra della Ferrari: Raikkonen è costretto al ritiro, mentre Bottas prosegue senza danni. Anche le due Mercedes effettuano la prima sosta, con Rosberg che guadagna qualcosa dall'operazione ma Hamilton che tenta di rifarsi a suon di giri veloci. Anche Vettel si ferma per montare un nuovo treno di gomme medie, ritrovandosi a sandwich tra le due Mercedes prima di lasciare strada a Hamilton per il doppiaggio. Viene segnalata da diversi piloti la presenza di un detrito tra le curve 9 e 10, il quale viene rimosso incautamente da un commissario di pista senza che entri in azione la Safety Car. Ma è solo questione di tempo: dopo il secondo pit stop delle due Mercedes (con il muretto box che richiama "per motivi di sicurezza" un Hamilton recalcitrante), Vettel finisce nuovamente per girarsi alla curva 7, stavolta però concludendo la propria gara contro le protezioni. Ingenti danni per la SF15-T e rammarico per il tedesco che ammette via radio le proprie responsabilità scusandosi con la squadra. Nella fase di neutralizzazione ne approfittano le Red Bull per montare le Soft usate, mentre le Williams optano per un set di gomme Medium. Al restart Rosberg tiene a bada Hamilton, mentre Bottas "brucia" Kvyat soffiandogli il terzo posto. Non ci sono scossoni nel finale, con Rosberg che conclude per primo sotto la bandiera a scacchi andando a raccogliere l'ovazione del pubblico messicano. Piazza d'onore per Hamilton e terzo posto per Bottas, autore di una grande prestazione "macchiata" però dal contatto con Raikkonen. Sul podio, insieme al tipico sombrero messicano, è il mitico Nigel Mansell (vincitore dell'ultima edizione nel 1992) a intervistare i protagonisti di una gara tirata ma che sicuramente non verrà ricordata per lo spettacolo offerto. Del resto, non capita una Austin tutti i giorni.

Marco Privitera