Il GP del Bahrain 2022 di F1 rimarrà nella storia per la doppietta Ferrari, ma è stato anche in grado di regalare altri verdetti, tra cui la grande prestazione di Kevin Magnussen e della Haas. La quinta posizione finale del danese, infatti, riaccende un quesito: quanto mancava un "vero" pilota alla Haas?

IL RITORNO DI KMAG

E’ stato un weekend da incorniciare per la Haas, che nel GP Bahrain di F1 ha ritrovato una competitività insperata. La scuderia americana viene infatti da una stagione 2021 da incubo, dove si è trovata costantemente sul fondo e mai veramente in grado di poter lottare anche solo per 1 punto. Tra una monoposto difficile da guidare e la poco saggia scelta di mettere in macchina due Rookie, la Haas è finita in un vortice di risultati negativi dal quale sembrava impossibile risollevarsi. Soltanto i soldi di papà Mazepin, infatti, hanno potuto salvare il team di Gene Haas da un probabile fallimento.

Nemmeno il 2022 sembrava essere iniziato nel migliore dei modi, con la presentazione della nuova VF-22 in livrea "russa", apparsa molto semplice nelle linee e senza nessun vero guizzo tecnico. Ma il destino ha voluto che qualcosa potesse cambiare e, poco prima di arrivare in Bahrain per i primi test, è giunta la notizia del licenziamento di Nikita Mazepin. Il pilota russo purtroppo ha pagato per colpe non sue, ma dall’altro lato le sue prestazioni in pista hanno fatto storcere più di un naso sulla sua riconferma, dettata solo dallo strapotere economico del padre. Ed ecco che è stato richiamato Kevin Magnussen, il quale in fretta e furia si è rimesso a disposizione della Haas dopo essere stato licenziato insieme a Grosjean alla fine del 2020.

VF-22 FINALMENTE COMPETITIVA

Da quel momento lo scenario cambia. Magnussen si presenta in Bahrain e fa subito notizia, firmando il miglior tempo nella seconda giornata di test a Sakhir e sorprendendo addetti ai lavori e tifosi. La VF-22 funziona bene ed in combinazione con il motore Ferrari (quest’anno più competitivo che mai) stampa alla prima uscita ufficiale in Bahrain il settimo tempo in qualifica proprio con il danese, che in gara riesce ad ottenere un'insperata quinta posizione. Al termine della gara entrambi i piloti sono soddisfatti del pacchetto portato dalla Haas, indicando come la VF-22 abbia tutti i requisiti per emergere.

Ma l’undicesima posizione finale di Mick Schumacher durante il GP del Bahrain accende una domanda. E se Kevin Magnussen fosse rimasto in F1 alla fine di quel 2020, siamo sicuri che la stagione successiva sarebbe stata così disastrosa per la Haas? La scelta di puntare su due rookie come Mazepin e Schumacher, ancora alle prese con un'esperienza assai limitata, ha probabilmente impedito a quel poco di potenziale espresso dal team americano di essere valorizzato. Kevin Magnussen ha dimostrato che un pilota di esperienza può fare una grande differenza, sia a livello di risultati ma anche nella veste di guida per il team e per una giovane promessa come il tedesco.

UNA PRESENZA FONDAMENTALE

Nel 2020 abbiamo assistito infatti all’inutile rivalità tra Mazepin e Schumacher che non ha fatto altro che affossare ancora la scuderia di Günther Steiner, impedendogli di trovare il bandolo della matassa durante la stagione. L’arrivo di Magnussen ora può essere un bene anche per il giovane Schumacher, il quale si sentirà ulteriormente spronato a migliorarsi ed a concentrarsi solo sulla pista, piuttosto che sulle diatribe interne. Molte speranze sono riposte sul giovane Mick, così come altrettante sono quelle di bruciare la sua carriera. Spetta adesso a Magnussen aiutare il giovane compagno nella sua crescita, dimostrando (come ha fatto in Bahrain) di poter essere ancora un pilota intelligente e veloce, e soprattutto lontano dalle polemiche con i colleghi che lo hanno accompagnato nel suo precedente stint di carriera. Ben tornato KMag!

Julian D'Agata