Dall’inferno al paradiso in poco più di ventiquattr’ore: questo è stato il GP d’Austria in casa Ferrari, prima prova del Mondiale di F1. Dopo la cocente delusione delle qualifiche di ieri un podio insperato che sa tanto di vittoria. Il secondo posto di Charles Leclerc è scaturito da una variabile impazzita di fattori che hanno colpito gli avversari. Ma il monegasco è stato bravissimo a cogliere ogni opportunità. Non per questo il podio deve mettere in ombra i problemi che attanagliano la SF1000 e sulla quale il team di Maranello deve immediatamente porre rimedio.

Un secondo posto che sa di vittoria

È stata una prestazione maiuscola quella di Leclerc, da vero opportunista ha saputo cogliere tutte le occasioni che gli si sono materializzate davanti al musetto della sua rossa. Partendo dalle safety-car, passando al calo di performance della Racing Point di Perez, fino alla penalità di cinque secondi inflitta ad Hamilton ,per la manovra poco ortodossa nei confronti di Albon. Il monegasco è stato assecondato in questo caso dall’unica nota positiva della SF1000, ovvero l’affidabilità. Per il resto la rossa non è apparsa assolutamente all’altezza dei suoi competitors. Un plauso anche al muretto box che non ha sbagliato nulla nelle ultime fasi più concitate e cruciali della gara, con la doppia neutralizzazione a creare una sorta di gara sprint di dieci giri.

Qual è il potenziale della SF1000: quella degli ultimi giri o quella dell’intero weekend?

Negli ultimi passaggi abbiamo assistito ad un ritmo indiavolato della Ferrari di Leclerc. Ma la vera SF1000 è quella vista nell’arco dell’intero weekend. Un’affermazione impietosa per dire che questa volta non c’è assolutamente da puntare il dito contro Sebastian Vettel che ha cercato di guidare una monoposto recalcitrante. Entrambi i piloti hanno manifestato gli identici problemi di assetto, velocità di punta e motore sulla rossa. SemplicementeVettel, giunto decimo a fine gara, c’ha voluto provare. Il tedesco si è buttato in staccata all’interno su Sainz per poi girarsi a causa di una vettura non bilanciata e con gomme fredde. Mentre Leclerc ha approfittato del campanello di allarme delle Power Unit Mercedes con le loro temperature arrivate alle stelle e le gomme poco performanti di Perez. Il tutto senza dimenticare i ritiri dei piloti che lo precedevano in griglia.

Quali sono i problemi della SF1000?

Da quanto è emerso nelle varie sessioni abbiamo visto una vettura nettamente più lenta di quella della passata stagione. Con una velocità di punta inferiore alla SF90, un inserimento in curva incerto e una trazione in uscita piuttosto lenta. I problemi sono da ascrivere al concerto di base sulla quale è stata costruita la SF1000: aumentare la deportanza complessiva per ridurre il tallone d’Achille dalla passata stagione ossia la velocità in curva. Risultato una monoposto con troppo drag (resistenza aerodinamica) plafonata in rettilineo con velocità di punta drasticamente più basse rispetto alla concorrenza. Si aggiunge un’aerodinamica non perfettamente equilibrata che si riflette su di un telaio con lacune soprattutto sull’asse posteriore (come già emerso nei test del Montmelò).

In pratica dagli on-board si è vista la difficoltà con cui i piloti hanno guidato fra i saliscendi del Red Bull Ring. Con una vettura tendenzialmente sottosterzante che in centro curva che, quando davano gas, si tramutava in sovrasterzo. In poche parole una vettura scorbutica e imprevedibile che non assecondava il volere del pilota. Si è cercato di portare più carico sull’anteriore compremettendo ulteriormente l’assetto. È un esempio l’Alfa Romeo che vantava una velocità di punta maggiore, ma con una secondo settore lento, per via di una vettura più scarica. Inoltre vedere i tre team motorizzati Ferrari così dietro fa sorgere il dubbio riguardo all’affaire Ferrari-FIA.

Una monoposto da buttare?

Ora non bisogna correre a conclusioni affrettate. Anche perché, a detta di Mattia Binotto, in Ferrari hanno capito i problemi della monoposto e si sta lavorando per portare i giusti correttivi sotto forma di sviluppi già a Budapest. Anche se, ultime indiscrezioni, vogliono che una parte del pacchetto previsto per l’Ungheria sia anticipato già la settimana prossima nel secondo round austriaco. Stiamo parlando di componenti di più facile realizzazione quali ali e fondo. Il concetto sarebbe quello di portare le novità in modo da avere un raffronto immediato a parità di pista. Per ora inutile gridare al fallimento o alzare bandiera bianca, una bella prova d’appello saranno i prossimi GP.

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Michele Montesano