L'incognita riguarda semmai il reparto piloti, visto che al confermato Sergio Perez si affianca il giovane Esteban Ocon, il quale tutto sommato ha ancora un'esperienza limitata delle F1. Passiamo ora alla vettura, la VJM 10. L’aerodinamica è stata sviluppata con l'ausilio della galleria del vento Toyota di Colonia: a prima vista colpisce la semplicità delle linee, e quasi un ritorno al passato con la proboscide molto lunga come nel 2014 e il vistoso scalino presente nelle F1 del 2012.

Ma andiamo con ordine partendo dal musetto, che sembra un’evoluzione logica rispetto a quello dello scorso anno con le due narici (in verde): infatti, ai lati della proboscide sono presenti due fessure (segnate in verde) collegate tra loro, oltre che ai piloni i quali molto probabilmente portano all’S Duct, non presente (cerchio azzurro) nella presentazione ma, considerando il vanity pannel, che farà la sua comparsa nei test di Barcellona.

Passando all'ala si nota subito il profilo che tende ad arcuarsi verso le estremità in corrispondenza delle paratie verticali (sottolineato in blu); di forma totalmente inedita la cascata di flap con una vistosa piega a “V” (in giallo) in corrispondenza degli pneumatici ed, in particolare, delle prese dei freni sensibilmente modificate (cerchiate in viola), che vanno ad indirizzare i flussi tra le ruote ed il corpo vettura per generare il famigerato vortice Y250, come di tendenza nelle vetture del 2017.

I flap superiori indirizzano l'aria al di fuori del corpo vettura: generosa l'ala (in verde) sulla paratia verticale, quasi a tutta lunghezza, che lavora in sinergia con il mozzo ruota forato.
Le sospensioni anteriori mantengono lo schema push rod con i bracci superiori montati in una posizione disassata rispetto allo sterzo, mentre il braccio del puntone è infulcrato in una posizione molto elevata (segnato in rosso) per far posto al terzo elemento ed al Fric. Questo spiega il vistoso gradino presente sulla scocca, mentre vi è un passo indietro per quanto riguarda i bracci inferiori che non presentano più la struttura a Diapason.

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I deviatori di flusso sono molto curati con quattro tagli verticali (in giallo) nella zona superiore, che servono a separare i vortici, a ridurre la resistenza, evitare il ristagno dei flussi e rinvigorirli per spingerli nel fondo piatto; inoltre nella parte inferiore, più concava, è presente un secondo elemento (evidenziato in azzurro) che accompagna il flusso verso l'esterno della monoposto.

Le pance laterali, pur avendo una bocca d'ingresso piccola (in verde) come tutte le vetture motorizzate Mercedes, non presentano una zona inferiore eccessivamente scavata, segno che sono state alloggiate diverse componenti elettroniche in questa zona.

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I deviatori verticali (in verde) a ponte cingono le fiancate ma curiosamente, come nel caso della Manor, iniziano a metà altezza delle fiancate e non dal fondo piatto, proseguono fino a collegarsi al cockpit con lo scopo di ritardare la separazione dello strato limite nel suo “cammino” verso il diffusore.

L’Airbox (cerchiato in viola) è del tutto identico a quello della Mercedes della passata stagione, e al rendering mostrato della Williams, con la presa divisa in tre sezioni: la centrale per il motore e le due laterali per raffreddare le componenti accessorie della power unit tedesca. Il cofano motore si stringe in maniera vistosa fino alla zona Coca-Cola per poi troncare di netto (cerchiate in giallo) prima delle sospensioni posteriori, sempre pull rod. La pinna di squalo (evidenziata in rosso) montata sulla VJM 10 è la più grande finora vista: partendo dalla presa motore arriva fin quasi al pilone di supporto dell'alettone posteriori con un taglio netto e senza presentare nessuna sagomatura. Sarà molto interessante vedere se riuscirà a lavorare bene insieme al nuovo alettone, fornendo una maggiore stabilità del flusso in rettilineo e conseguente carico aerodinamico più efficiente sull'asse posteriore, ma creando più instabilità nelle curve.

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L'alettone posteriore presenta nelle paratie verticali sempre i tagli orizzontali superiori, mentre non sono presenti più le nervature; il profilo principale (in azzurro) ha sempre un taglio a “V” al centro per alleviare le pressioni generate dalla pinna. Per quanto concerne il fondo piatto sono presenti soltanto 8 tagli, anziché 16, nella zona antistante le ruote posteriori per diminuire la pressione che si viene a creare in questa zona.

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Insomma, la Force India ha presentato una vettura che ha cercato di affinare e massimizzare i concetti visti sulla monoposto della passata stagione. Con la situazione economica del team (e giudiziaria) ripetere il piazzamento del 2016 equivarrebbe, per il team indiano con sede a Silverstone, quasi a vincere il campionato.

Michele Montesano