In questa breve rassegna sui successi di Peterson non poteva mancare il primo in assoluto, colto a sul tracciato del Paul Ricard il 1° luglio 1973. Dopo l’esperienza triennale in March (1970-72), lo svedese, al primo approdo in un top team, non stecca tenendo testa in Lotus al compagno di squadra, nonché campione del mondo in carica, Emerson Fittipaldi, risultando molte volte più veloce del brasiliano. Come avviene proprio in Francia, al termine di un weekend perfetto che vede Peterson prevalere fin dal sabato con la pole, per poi suggellare la propria supremazia in pista con la vittoria in gara.  

Uno dei tracciati come Monaco, unico nel suo genere, è il metro di giudizio per testare la classe e l’abilità dei piloti, dove ogni minimo errore viene pagato a caro prezzo. Sul tortuoso circuito del Principato, lo svedese sfoggia una grande dimostrazione di forza trionfando nell’edizione 1974. Partito terzo, ma scivolato dopo qualche giro all’undicesimo posto per via di un testacoda, Peterson mette in atto una poderosa rimonta a suon di sorpassi che, complice anche la battaglia in pista tra le Ferrari di Regazzoni e Lauda (con quest’ultimo che accusa anche problemi all’iniezione ed è costretto al ritiro) gli permettono di ottenere una grande vittoria.

Nel weekend del Gran Premio d’Italia 1976 gli occhi degli appassionati e degli addetti ai lavori sono tutti puntati su Niki Lauda, tornato in pista poco più di un mese dopo il terribile incidente del Nurburgring per non perdere ulteriore terreno nella lotta iridata con James Hunt. Il protagonista della domenica di Monza è invece proprio Peterson, che trionfa sulla pista brianzola dopo aver rimontato dall’ottavo tempo segnato nella sessione di qualifica. Malgrado un mezzo inferiore rispetto a quelli della concorrenza (nel 1976 lo svedese è infatti nuovamente al volante della March), riesce a resistere agli attacchi finali di Regazzoni e Laffite, passando per primo sotto la bandiera a scacchi. Per Peterson è la terza affermazione a Monza, dopo quelle del 1973 e 1974, proprio lì dove si sarebbe chiusa drasticamente la sua carriera due anni dopo.

Le vittorie più belle sono quelle improvvise, servite dal destino su un piatto d’argento. Come avviene per Peterson nel’edizione 1978 del Gran Premio del Sud Africa. Sulla pista di Kyalami lo svedese, ritornato in Lotus dopo le esperienze poco fruttuose in March e Tyrrell, è autore in gara di un’altra importante rimonta che dall’11° posto lo porta fino al secondo, alle spalle del leader di corsa Patrick Depailler. La Ligier del francese gode di un buon vantaggio sulla Lotus numero 6, ma all’inizio dell’ultimo giro termina la benzina e inizia a rallentare vistosamente, venendo superata proprio dalla monoposto di Peterson che metta la freccia su Depailler alle Esses. Una beffa per Depailler che assaporava già il gusto della vittoria, essendo costretto invece ad accontentarsi della piazza d’onore.

Il 1978 sembra l’anno buono per la definitiva consacrazione di Peterson, che può contare oltre al talento anche su una monoposto, la Lotus 79, nettamente più forte rispetto ai principali competitor (Ferrari e Brabham). Ma i rapporti sempre più tesi con il patron della Lotus Colin Chapman, e la presenza di un ingombrante compagno di squadra come Mario Andretti (campione del mondo a fine anno) non permetteranno allo svedese di coronare quel sogno iridato da sempre rincorso, spezzatosi prematuramente una domenica di settembre. 

Piero Ladisa 

 

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