1989, IL GRAFFIO DEL LEONE. Il Mondiale 1989 è un affare di famiglia, come l’anno precedente, tra le McLaren-Honda del campione in carica Ayrton Senna e del rivale Alain Prost. Nonostante il dominio anglo-nipponico, per la concorrenza non mancano occasioni per primeggiare in pista. Come avviene all’Hungaroring il 13 agosto 1989, con protagonisti Ferrari e Nigel Mansell. Dopo un sabato da dimenticare (12°, a 2”2 dalla pole centrata dalla Williams di Riccardo Patrese), Mansell è costretto a una gara in salita. È quasi impossibile pensare all’inglese come uno dei protagonisti per le primissime posizioni… e invece nei 77 giri di gara il Leone “graffia” gli avversari, sfoggiando una prestazione straordinaria che lo porta incredibilmente a vincere la corsa. La gemma finale del suo straordinario recupero è il sorpasso compiuto ai danni di Senna, beffato durante il doppiaggio effettuato sulla Onyx-Ford di Stefan Johansson. Mansell centra così la seconda e ultima vittoria in stagione, dopo quella all’esordio nel Gran Premio del Brasile disputato a Jacarepaguá.

1998, IL CAPOLAVORO DI SCHUMI. Nella hit parade delle gare più belle disputate da Michael Schumacher in carriera, un posto di rilievo lo occupa certamente l’edizione 1998 del Gran Premio d’Ungheria. Una gara dove il tedesco è protagonista di una prestazione a dir poco maiuscola, che gli permette di avere la meglio sulle McLaren-Mercedes di Mika Hakkinen e di David Coulthard. La chiave di volta della corsa è rappresentata dalla strategia messa in atto da Ross Brawn (lo stratega del Cavallino opta per tre pit-stop, al contrario dei due previsti) che permette a Schumacher di sfruttare una monoposto leggera nella fase decisiva della corsa (giri 43-62). In quelle 20 tornate il tedesco spreme come un limone la sua F300, abbassando costantemente i tempi in pista. L’azzardo del muretto box della Rossa paga, con Schumacher che supera nell’ordine Coulthard e Hakkinen (afflitto da problemi al cambio, il quale termina doppiato in sesta posizione) rimanendo in testa anche dopo la terza sosta e vincendo la gara con oltre 9” di vantaggio sullo scozzese della McLaren.  

2006, NEL CAOS PRIMEGGIA BUTTON. La battaglia iridata che nel 2006 vede contrapposti Fernando Alonso e Michael Schumacher, e di seguito Renault e Ferrari, prosegue a colpi di scena e polemiche anche in Ungheria. Lo spagnolo e il tedesco vengono entrambi penalizzati con due secondi da aggiungere sui tempi delle qualifiche, costretti a partire rispettivamente dalla 15ma e 12ma piazza. Alonso viene sanzionato per aver stretto e successivamente rallentato alla staccata del rettifilo principale, rischiando quasi di essere speronato, il collaudatore Red Bull Robert Doornbos nel corso delle prove del venerdì; mentre Schumacher è punito per aver sopravanzato in regime di bandiera rossa (causata dalla rottura del motore della Honda di Jenson Button) la Renault di Alonso e la Sauber di Robert Kubica, quest’ultimo al debutto in un weekend di Formula Uno. In gara le emozioni non mancano. Alonso è l’assoluto protagonista della prima parte di GP – svoltosi per la prima volta all’Hungaroring in condizioni di pista bagnata e ravvivato anche dall’entrata in pista della Safety Car – grazie alla rabbiosa rimonta che lo porta addirittura in testa, con Schumacher che invece doppiato naviga nelle ultime posizioni valide per la zona punti. Ma nel corso del 51° giro lo spagnolo è costretto al ritiro, per via di un dado della ruota non avvitato correttamente nel corso della sosta. Anche Schumacher, dopo un’ottima seconda parte di gara caratterizzata da una strategia differente (due soste anziché tre) rispetto al resto del gruppo, deve abdicare per la rottura del tirante destro dello sterzo dopo un contatto con la Bmw-Sauber di Nick Heidfeld. A vincere una gara a dir poco caotica è Button, al primo successo in carriera, che precede su un inusuale podio De la Rosa ed Heidfeld.

2008, BEFFA MASSA. VINCE KOVALAINEN. In una volata iridata serrata, anche il minimo dettaglio fa la differenza. Lo sa molto bene Felipe Massa, protagonista di una atroce beffa sul tracciato dell’Hungaroring nell’edizione 2008. Al via il brasiliano si mette in luce con fantastico spunto, che gli permette di sorprendere e superare le McLaren di Lewis Hamilton e Heikki Kovalainen portandosi in testa. Massa domina la gara magiara, ma a tre giri dalla conclusione è costretto al ritiro a causa della rottura del motore. Quella domenica gli dei delle corse sono dalla parte di Kovalainen che, approfittando del kappaò tecnico della Ferrari di Massa, conquista la sua prima (e anche unica) vittoria in Formula Uno. Il ritiro ungherese, sommato al patatrac verificatosi ai box di Singapore qualche mese dopo, costa caro a Felipe che perderà il Mondiale nella sua Interlagos per un solo punto nei confronti del rivale Hamilton.

2014, SORRIDE RICCIARDO. All’Hungaroring le emozioni di certo non mancano quando di mezzo c’è la pioggia, come avvenuto nell’edizione 2014. Ad avere la meglio in una corsa caratterizzata da condizioni di pista miste, incidenti, Safety Car, è Daniel Ricciardo. L’australiano piazza la zampata finale, decisiva per le sorti del GP, tra il 67° e il 68° giro, quando supera nell’ordine la Mercedes di Lewis Hamilton (l’inglese giunge 3° dopo essere partito in fondo allo schieramento) e la Ferrari di Fernando Alonso (ritrovatosi fino a quel momento in testa, in virtù della sosta in meno rispetto alla concorrenza) avvantaggiandosi di gomme più fresche montate sulla sua Red Bull rispetto a quelle più usurate dei diretti rivali. 

Piero Ladisa 

 

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