Ci siamo. Mancano solo poche ore e poi l’attesa lascerà spazio alla realtà. Domani la Ferrari, tramite un video che andrà in onda sul proprio sito, toglierà i veli alla propria nuova monoposto, con la quale cercherà di scalfare l’egemonia Mercedes che dura ormai da due anni.  Rispetto al passato, la sacralità delle presentazioni ha lasciato spazio a freddi show mediatici della durata di pochi minuti. Sembra passato un secolo dalle conferenze in pompa magna dove, alla presenza di un vasto pubblico, la famiglia del Cavallino presentava le proprie creature nel quartier generale di Maranello. 

E allora tuffiamoci nel passato per riscoprire le monoposto della Ferrari che hanno fatto storia, ribattezzate (da addetti ai lavori e appassionati) con mirati “aggettivi”. Noi di LiveGP.it ne abbiamo scelte alcune. Buona lettura!

LE PIÚ INNOVATIVE. Quando si parla di Ferrari innovative non si può non menzionare il genio di Mauro Forghieri. La mente del progettista modenese ha partorito diverse monoposto vincenti, tra le quali ad occupare un posto di rilievo vi sono le fortunate Rosse della serie 312. Nella seconda metà degli anni ’70, le monoposto con cambio trasversale (dal cui nome ereditarono la denominazione "T", tra le quali divennero iridate la 312 T, la 312 T2 e la 312 T4), alimentate da un propulsore V12, vinsero sette titoli di cui quattro costruttori e tre piloti. L’unico rimpianto iridato di quel periodo fu rappresentato dal Mondiale sfumato nel 1976, quando Niki Lauda, costretto al riposo forzato in seguito al terribile incidente del Nurburgring, cedette lo scettro a James Hunt per un solo punto, dopo il ritiro volontario nel Gp del Giappone.

LE PIÚ BRUTTE.  Enzo Ferrari amava ricordare sempre che le “Ferrari non devono essere belle ma vincenti”. In alcuni casi, questa battuta del Drake si è rivelata di buon auspicio, come capitato alla sopracitata 312 T4. Definita la “pantofola”, per via della sua strana forma, viene ricordata come una delle monoposto esteticamente meno gradevoli ma al tempo stesso vincenti. Nel 1979 il Cavallino centrò sei vittorie (tre a testa per Jody Scheckter e Gilles Villeneuve), ottenendo oltre al titolo costruttori anche il Mondiale Piloti con il sudafricano. Complici importanti modifiche regolamentari, anche la F2012 ha lasciato a desiderare sotto il piano estetico: naso sottile e squadrato (con la presenza dello scalino tra la zona abitacolo e la parte finale del muso), fiancate e cambio stretto. Luca Cordero di Montezemolo la paragonò ad una balena, per l’ampio spazio che intercorreva tra il muso e l’alettone anteriore. Spazio che, appunto, ricordava la bocca di un cetaceo. Ma rispetto all’antenata vincente del 1979, la F2012 non accomunò alla “bruttezza” estetica la “bellezza” dei trionfi iridati. Peggior sorte ha avuto, dal punto di vista sportivo, due anni dopo, la F14-T, anch’essa figlia di sconvolgimenti regolamentari. Il dettaglio che saltò subito all’occhio durante la presentazione, fu il muso a forma di aspirapolvere. Su “La Gazzetta dello Sport” del 26 gennaio 2014 Andrea Cremonesi scrisse che quella particolare forma «rappresentava la voglia della Ferrari di battere strade originali per ribaltare le gerarchie». Purtroppo non fu così. Il Cavallino chiuse la stagione del battesimo delle power unit con soli due podi all’attivo (Cina e Ungheria, entrambi con Fernando Alonso), che portò ad un corposo restyling sportivo e gestionale.

LE PIÚ COLORATE. Ad accompagnare il Cavallino nella sua gloriosa storia è stato sempre un colore: il rosso. Guai a profanare la tradizione! Eppure, in passato, il Cavallino corse con un’insolita colorazione blu. Per risalire a questo evento, bisogna fare un salto indietro nel tempo di ben 52 anni. Nel 1964 la Ferrari partecipò a due gare del campionato con una livrea bianco-blu. Il cambio di colore, dettato da un segno di protesta per la mancata omologazione della 250 LM nella categoria Gran Turismo, dal canonico rosso al bianco-blu (i colori della North America Racing Team, con quale Maranello aveva instaurato una collaborazione tecnica) portò bene alla scuderia del Drake che trionfò in entrambe le classifiche. Tolta l’eccezione del ’64, la Ferrari è scesa in pista sempre in “tenuta” rossa, anche se in alcuni casi al “colore della passione” è stato accomunato il bianco. Una situazione cromatica proposta nel 1975, 1976 e 1977. Il bianco, in quei casi, andò a colorare la parte superiore dell’abitacolo (per intenderci dove si trova l’airscope). Sulla 312 T fu aggiunto anche il particolare (patriottico) che richiamava ai colori della bandiera italiana. Nel 1993 il bianco trovò maggior spazio rispetto al passato, andando a colorare la sezione che andava dall’abitacolo sino al cofano motore. Secondo alcune indiscrezioni anticipate dal sito F1AnalisiTecnica, la soluzione adottata 23 anni fa potrebbe essere riproposta sulla nuova monoposto del Cavallino.

LE PIÚ VINCENTI. Chiudiamo in bellezza il pezzo, andando a ricordare la creatura più vincente, a detta di molti anche la migliore, nella storia della Ferrari. Stiamo parlando della F2004. Con i successi ottenuti da questa monoposto, a Maranello si chiuse un ciclo straordinario. Dal 2000 al 2004 la Ferrari monopolizzò la scena della classe regina del motorsport, assicurandosi 5 titoli costruttori (a cui va sommato quello del 1999, per un totale che sale a sei) e altrettanti piloti con Michael Schumacher. La F2004 riuscì ad imporsi in 16 dei 18 appuntamenti in programma in stagione, mancando all’appello le sole gare di Monaco e Interlagos. Una monoposto ricordata nostalgicamente, perché è stata l’ultima Ferrari con la quale il Kaiser ha vinto un Mondiale, il settimo della sua straordinaria carriera. Indimenticabile nella mente dei tifosi della Rossa l’arrivo in parata del tedesco sotto la bandiera a scacchi di Spa, quel 29 agosto 2004, con quella tabella esposta dagli uomini del box sotto il proprio muretto a celebrare il campionissimo e a rimarcare una certezza assoluta: “Semplicemente il migliore”.

Piero Ladisa