Il gruppo Daimler, società che detiene la proprietà del marchio Mercedes, ha annunciato che si riunirà il 12 Febbraio per decidere il futuro del team in F1. Indiscrezioni volevano il futuro di Daimler lontano dalla Formula 1, soprattutto dopo gli scarsi risultati ottenuti dalle trattative con Liberty Media sul nuovo Patto della Concordia che entrerà in vigore dal 2021. Il gruppo che gestisce il team Mercedes, infatti, non è rimasto soddisfatto dal trattamento ricevuto dai nuovi proprietari e ci si aspettava una percentuale maggiore sui ricavi, che invece è andata alla Ferrari.

C’è inoltre da aggiungere che Daimler si è posta come obiettivo di risparmiare oltre un miliardo di euro entro il 2022, quindi il lato economico diventa molto importante considerando il grandissimo investimento che l’azienda porta avanti in F1. Investimento che nel 2018 ha fatto registrare un significativo deficit di bilancio con il conseguente licenziamento di migliaia di dipendenti. Ed ecco che Mercedes starebbe pensando di reindirizzare tutti gli investimenti di ricerca e sviluppo verso le tecnologie che riguardano le auto stradali.

Quale futuro quindi se il gruppo Daimler decidesse di lasciare la Formula 1? Il marchio a detta della proprietà non è in vendita, quindi e da escludere il passaggio ad un altro gruppo: l’unica soluzione possibile in caso di uscita sarebbe di rimanere unicamente come fornitore di motori per Williams, Racing Point e McLaren visto che i contratti con questi ultimi sono già stati firmati.

Si è vociferato anche di un interessamento di Toto Wolff, che insieme al magnate canadese Lawrence Stroll, avrebbe intenzione di acquisire nel 2021 il team, ribattezzandolo in Aston Martin. Ma queste per il momento rimangono soltanto indiscrezioni.

Indiscrezioni che comunque saranno chiarite il 12 Febbraio, giorno in cui il CDA di Daimler scioglierà il nodo sul futuro della Mercedes in Formula 1. Noi ci possiamo solo augurare che un team con una storia nel Motorsport come la Mercedes, faccia parte del Circus negli anni a venire.

Julian D’Agata