Aston Martin sembra a un passo dall’annunciare la partnership con Honda a partire dal 2026 per la fornitura delle Power Unit nel nuovo ciclo tecnico che partirà da quella stagione. Si chiuderebbe a fine 2025 il binomio con Mercedes che dura dal 2009. Un binomio utile e vantaggioso per entrambe le parti.

È quanto svela la Gazzetta dello Sport in un articolo pubblicato nell’edizione odierna del quotidiano. Secondo la Rosea, nella giornata di domani verrà annunciata l’ufficialità del ritorno in prima persona della Honda in Formula 1 dal 2026 al 2030 almeno, secondo fonti vicine a HRC citate dal quotidiano. Un ritorno in pianta stabile, dopo l’addio di fine 2021, che avverrebbe al fianco di Aston Martin.

HONDA, PERCHÉ SI AL RITORNO

A febbraio, la FIA aveva ufficializzato i sei costruttori che avevano registrato il loro interesse come fornitori di Power Unit per il ciclo 2026-2030. Tra questi sei, figurava anche la Honda. La casa giapponese nel 2020 aveva annunciato la decisione di lasciare il Circus al termine del 2021, spiazzando Red Bull e AlphaTauri. Tuttavia, l’alta competitività dimostrata nel 2021 (Mondiale poi vinto da Verstappen), avevano poi fatto fare un parziale passo indietro a Honda, rimasta come fornitore di supporto a Red Bull Powertrains.

Perché Honda ha quindi deciso di rientrare come fornitore in Formula 1? L'addio del 2020 era motivato dall’intenzione di focalizzarsi sulle nuove tecnologie carbon-neutral, obiettivo che Honda vuole raggiungere entro il 2050. Se inizialmente uscire dalla Formula 1 era la soluzione, il nuovo regolamento in vigore dal 2026 viene incontro (anche) ai giapponesi per tre motivi: la rimozione dell’MGU-H, l’incremento di potenza dell’ERS fino a 350KW (pari al 50% della potenza complessiva della PU) e l’uso di benzine sostenibili al 100% per raggiungere l’obiettivo di Zero Net Carbon che la F1 si è imposta dal 2030. Ragioni utili a rientrare in pianta stabile, ma non con Red Bull, che per non perdere tempo, ha preferito unirsi alla Ford piuttosto che agli attuali fornitori.

ASTON MARTIN, PERCHÉ LASCIARE MERCEDES

Con Red Bull e AlphaTauri fuori dall'equazione, per Honda le soluzioni erano due: rientrare anche come Costruttore, provando ad acquistare proprio AlphaTauri o mettendosi in proprio, o unirsi ad un altro team. E in questo secondo caso, ha totalmente senso l'alleanza con Aston Martin. Il team di Silverstone collabora con Mercedes dal 2009. L'attuale accordo tra le parti prevede la fornitura, da parte del colosso tedesco, di Power Unit, cambio e sospensione posteriore. Ciò può portare vantaggi – dal punto di vista dei costi – e limiti, progettuali e di motore, non in esclusiva. Se Mike Krack, team principal di Aston Martin, in Australia aveva definito da una parte “eccellente” il servizio offerto da Mercedes, dall’altra non aveva nascosto che l’obiettivo futuro del team di Lawrence Stroll doveva essere quello dell’autonomia: “Quali parti possiamo iniziare a produrre autonomamente nella nuova struttura? È un qualcosa che dovremo capire nei prossimi anni”, disse. “Al momento ne compriamo molte e dovremo capire come riuscire a lavorare autonomamente”.

Il passaggio a Honda si inserisce in quel processo di crescita avviato negli ultimi anni da Lawrence Stroll con l'espansione del campus di Silverstone con una nuova fabbrica e una nuova galleria del vento. L'unione con i giapponesi consentirebbe a Aston Martin di avere un partner tecnico e commerciale di altissimo livello. Da non sottovalutare poi il passaggio da team cliente a team ufficiale che gli consentirebbe di avere una maggiore attrattività sul mercato e una forte libertà d'azione dal punto di vista tecnico.

ASTON MARTIN - HONDA: I PILOTI?

Ritenendo blindato il sedile di Lance Stroll, per il 2026 il mercato piloti è molto difficile da prevedere. In primis, Aston Martin dovrà consolidare il ruolo da big del Mondiale di F1 che le prime gare del 2023 le stanno dando. Solo così la possibilità di attrarre piloti di alto livello sarà possibile. A meno che Fernando Alonso non decida di continuare, sebbene nel 2026 avrà 45 anni. Solo 46 piloti, nella storia della F1, hanno corso oltre quell'età: l'ultimo a farlo è stato Graham Hill nel 1975 (anche lui aveva 45 anni). Ma sullo spagnolo c'è la spada di Damocle dei rapporti con Honda, tesi dal triennio 2015-17 con McLaren nei quali sono volati gli stracci. Chissà se il tempo potrà curare anche questa ferita.

Mattia Fundarò