Il ticchettio del tempo che scorre inesorabile segna i trent'anni di un avvenimento a suo modo importante nella F1 moderna: il debutto in gara della Jordan Grand Prix, avvenuto al GP di Phoenix del 1991, prova inaugurale del campionato.

Il vulcanico Eddie

Tutto gira intorno alla vulcanica figura di Eddie Jordan. L'irlandese, pilota negli Anni Settanta e al top come manager del proprio team nelle Formule addestrative (F3 e F3000) negli Anni Ottanta, secondo la leggenda viene stimolato da Jean Alesi (suo pilota in F3000) a tentare il grande salto in Formula 1.

La cosa, oggi come oggi, suona ridicola, ma negli Anni Novanta la F1 era talmente ruspante che bastava avere un minimo di budget ed un paio di idee per saltare sul carro del Circus. Eddie sa essere abbastanza convincente (o forse sa giocare bene l'arma dello sfinimento) e mette insieme un pool di tecnici di scuola Reynard: Gary Anderson al telaio ed aerodinamica, Andrew Green alle sospensioni e Mark Smith al cambio.

Jordan 991?

Il battesimo in pista per la prima monoposto F1 di Eddie Jordan avviene il 28 novembre 1990. A Silverstone John Watson prova la 911 in livrea "total black" e riporta buone sensazioni alla guida. Bella notizia, perché se una monoposto è buona lo capisci appena metti il naso fuori dai box.

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Tra le notizie meno belle segnaliamo, secondo la leggenda (tramandata da Eddie Jordan stesso), i soldi già finiti e la mancanza di fondi per la verniciatura (ecco il perché del nero). Per quanto riguarda il nome, che dovrebbe seguire la logica delle due cifre dell'anno seguite dal numero 1 (che sta per Formula 1), si narra di un richiamo formale da parte della Porsche, che porterà alla correzione in 191.

Tecnicamente valida

Watson paragona quella che sarà la 191 a una "F3000 sotto steroidi, facile da portare al limite e con un buon grip". Il team di Anderson (che non ha mai disegnato una Formula 1) ha progettato una monoposto molto bella da vedere, che monta delle soluzioni piuttosto interessanti.

Nonostante si pensasse di montare un motore Judd, alla fine verrà impiegato un Ford Cosworth V8. Questo, però, non intacca le qualità della monoposto, con un'aerodinamica bilanciata (grazie anche al disegno del diffusore) e i pesi ben distribuiti. Prossimo step: trovare dei soldi.

Sponsor e soldi

Ai tempi della F3000, Jordan ha buoni agganci con la Camel. Sfortunatamente per lui, la partnership non può funzionare in Formula 1. La spasomodica ricerca di uno sponsor porta Eddie Jordan a chiudere contratti con marchi che non hanno mai messo il naso nell'ambiente. Sulle carrozzerie, verniciate in un iconico doppio verde, appariranno i loghi di 7UP (il cui prodotto di punta è la gazosa), Fujifilm e l'ente del turismo irlandese.

Su quest'ultimo punto Jordan ricorda: "Sono andato e ho detto: 'Guardate, abbiamo un paese che è famoso per cose come patate, burro e Guinness. Per voi sarebbe più facile farvi pubblicità associandovi ad un team di F1, è il pinnacolo della tecnologia'."

Phoenix, 1991

Arriviamo a Phoenix, prima gara del 1991. L'obiettivo è quello di superare le pre-qualifiche: Bertrand Gachot passa in quattordicesima posizione, mentre Andrea De Cesaris viene tagliato fuori per un errore di cambiata. Quella dell'italiano sarà la prima e ultima volta che una Jordan non passa le pre-qualifiche.

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Il belga finirà decimo in gara, ma da lì in poi il nome Jordan Grand Prix diventerà una figura ricorrente ed importante nella Formula 1 moderna. Giusto per dirne una, sulla 191 a Spa-Francorchamps debutterà Michael Schumacher.

L'epopea del team di Eddie Jordan si concluderà a fine 2005. Poiché la storia tende a ripetersi in maniere bizzarre, i vari cambi di proprietà faranno sì che trent'anni dopo, proprio lo slot della Jordan Grand Prix di Silverstone sia occupato da una scuderia che presenta una livrea verde: l'Aston Martin.

Luca Colombo

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