Stando ai messaggi apparsi sui social media nell'ultimo mese, il giorno di San Valentino avrebbe dovuto segnare il ritorno di Rich Energy in Formula 1. L'attività del 14 febbraio, però, non sembra registrare nulla di tutto questo. A qualche giorno di distanza, proviamo a rispondere ad una domanda: perché continuare a inseguire le vicende di un marchio che ha fatto dell'assurdità una cifra stilistica e sembra più interessato all'attention seeking che altro?

Forse un ritorno nel 2022... ma con chi?

Il tanto sbandierato comeback nella massima Formula si esaurisce in due filmati con protagonista il CEO di Rich Energy, William Storey. In una location piuttosto bizzarra per un annuncio formale (sembra l'interno di un pub), Storey snocciola i risultati ottenuti come sponsor, ripercorrendo la strada che ha portato il marchio in F1 nel 2019 con Haas.

Il primo filmato si interrompe bruscamente, peraltro senza aggiungere nulla a quanto già si sapeva, mentre nel secondo contributo il CEO parla di trattative ben avviate con una scuderia di F1. Il piano è semplice: Rich Energy sarà partner commerciale nel 2021 e title sponsor nel 2022. Ovviamente non vengono fatti riferimenti a nessun team, lasciando pertanto la questione sospesa.

Ancora tu, ma non dovevamo vederci più?

Giusto per rinfrescare la memoria, facciamo un salto indietro nel tempo, portando le lancette al 2019, nei giorni della bizzarra sponsorizzazione (finita anzitempo) con la Haas.

Rich Energy è un'impresa inglese che produce energy drink. Le origini sono avvolte nel mistero, così come la produzione, data la difficoltà con cui si trovano le lattine sugli scaffali dei negozi. La creatura di Storey si affaccia sul mondo della F1 nel 2018, quando mette sul tavolo una proposta per salvare Force India, andata in amministrazione controllata.

Nonostante qualche dubbio sulla reale situazione finanziaria del marchio, Rich Energy si accorda con Haas come title sponsor per il 2019, su base pluri-annuale. La partnership passerà alla storia per una strategia di comunicazione a dir poco roboante, così come per la clamorosa ed assurda rottura del rapporto a metà stagione.

Dalla rottura in poi, grazie anche a qualche grana legale dovuta a questioni relative al marchio, la Formula 1 non aveva più sentito parlare di Rich Energy, a parte qualche sporadico e roboante tweet, come da tradizione. Fino a ieri.

Perché prendere in considerazione tali assurdità?

Ovviamente la surreale vicenda con Haas nel 2019 ha minato alle fondamenta la credibilità della creatura di Storey. Molto probabilmente faremmo meglio a trattare la vicenda come un evento tutto sommato marginale e di folklore nel panorama attuale della silly season 2021. In realtà, a parte l'appeal di una vicenda assurda, il ritorno-non-ritorno di Rich Energy pone alcuni interessanti spunti di discussione.

Innanzitutto come possiamo inquadrare la figura dell'azienda, legata in maniera inscindibile a quella del vulcanico CEO, e delle sue manovre nel contesto della massima Formula? Una strategia di marketing folle e visionaria? Una crociata per mettere in scena la trollata definitiva, dove i confini sono talmente sfumati che viene sbertucciata la Formula 1, gli addetti ai lavori e i fans? Una trovata per gonfiare artificialmente i rating sui social e guadagnare in visibilità?

E se fosse davvero un escamotage per guadagnare in visibilità, perché la Formula 1 (intesa come ente) non prende posizione? Dopotutto questo tipo di attention seeking fa leva proprio sul mondo del Circus. Perché la mannaia della massima Formula va a colpire, per esempio, gli appassionati che postano video registrati in autodromo e rimane inerte di fronte a questa strana (e discutibile, se non pericolosa) forma di exploiting del marchio?

E se invece fosse tutto vero?

Se invece Storey l'avesse detta giusta ed effettivamente ci fosse un accordo con una scuderia in F1? Guardando alle vicende del recente passato, perché una scuderia dovrebbe assumersi rischi su ogni livello così elevati? Perché affidarsi ad uno sponsor in cui il timoniere non conosce altri termini e risultati che "meglio" e "davanti" a Red Bull ed è pronto ad invertire bruscamente la rotta?

Verrebbe quasi da dire che raccogliere il salvagente lanciato da Rich Energy costituisca un'ultima spiaggia. O un disperato tentativo di chiedere aiuto dal punto di vista finanziario. Potremmo concludere che è sempre una questione di soldi, ma in un periodo storico come quello che stiamo vivendo sarebbe più utile avere degli appigli esterni più "sani".

Luca Colombo