Il nostro Nicola Dutto, in sella alla sua KTM adattata alla guida, con barre che proteggono le gambe in caso di caduta e controlli al manubrio, scortato da 3 ghost riders ("angeli custodi" che aiutano il pilota in qualsiasi problema si possa riscontrare, ovvero gli spagnoli Julian Villarubia, Pablo Toral e Victor Rivera), nella quarta tappa è stato squalificato per aver percorso una strada asfaltata della frazione Arequipa – Moquegua, 351 km di prova cronometrata.

Dopo alcuni problemi tecnici alla moto di Victor, che è costata una sosta di oltre due ore, Nicola ha deciso di giocare il jolly (utilizzabile una sola volta) che permette di saltare un controllo orario per fare accesso il prima possibile al bivacco e sistemare la moto di Toral, la quale nel frattempo aveva avuto anch'essa problemi (sospetto intasamento filtro benzina). A quel punto la decisione è stata comunicata ai commissari, i quali hanno confermato la legittimità della "scorciatoia", ma forse un fraintendimento ha vanificato tutti gli sforzi finora fatti da Nicola e la sua equipe.

All'arrivo al bivacco, infatti, il direttore della Dakar Etienne Lavigne ha comunicato che Nicola Dutto non avrebbe potuto prendere il via nella tappa 5 Moquegua-Arequipa (776 km, 345 di speciale per moto e quad). Il pilota piemontese ha quindi ribadito che erano state seguite le istruzioni fornite dagli uomini della Direzione, ma il direttore non ha voluto sentire ragioni. Peccato che la medesima autorizzazione fosse stata nel frattempo concessa ad altri partecipanti, e così l'indomani mattina è arrivata la comunicazione che di fatto "riammetteva" Dutto in gara. Troppo tardi però: l'equipaggio era già sui camion e quindi impossibilitato a ripartire.

"Non tornerò nella prossima edizione. Ci perdono loro". Questo è il duro sfogo di Nicola Dutto, costretto a finire qui la sua avventura alla Dakar 2019: un'edizione che comunque verrà ricordata per questa presenza straordinaria.

Davide Pizzighello