La Dakar è forse la gara più dura per mezzi e uomini. Poco importa se da dieci anni non si corre più in Africa, sulle dune del Marocco e della Mauritania, ma nei deserti aridi del Sud America con passaggi sulle Ande anche ad oltre 3.000 metri sul livello del mare per più giorni, come è successo nella passata edizione: quella del Dakar Rally è una sfida prima contro sé stessi. La quarantunesima edizione che sta per partire il prossimo 7 gennaio sarà la prima che vedrà come partecipante nella categoria moto un pilota paraplegico: il nostro Nicola Dutto.

Chi è. Nicola Dutto è nato a Torino il 13 gennaio del 1970. Le prime gare arrivano quando ha 19 anni; nel 1991, dopo essersi preso la prima moto, partecipa a qualche gara del regionale, dell'italiano e dell'europeo. Poi il primo incontro con le Baja: gare che nascono in California negli anni '80 e subito portata in Europa dagli spagnoli, che ne hanno fatto il loro allenamento per la Parigi-Dakar. Si tratta di competizioni molto "semplici": tappe giornaliere da 400 km senza navigazione, dove non occorre una moto particolarmente preparata, ma una moto da enduro con un serbatoio da 13 litri e dei rapporti più lunghi per poter affrontare gli allunghi importanti che queste competizioni presenta; infatti, mentre l'enduro è principalmente svolto a medie molto basse, le Baja hanno lunghi tratti dove le moto possono raggiungere anche i 160 km/h. La prima esperienza è nel 2001, in una gara del mondiale dove erano schierati tutti i migliori piloti della Parigi Dakar: è amore a prima vista, e Nicola decide di trasferirsi in Spagna per i successivi sei anni, una scelta che lo ha portato a vincere il campionato spagnolo nel 2004 e nel 2006. Da lì la consacrazione nel mondo delle Baja, dove si laurea campione europeo sia nel 2008 che nel 2009, mentre nel 2010 prepara l'assalto alla Baja 1000 con l'obiettivo di sfidare gli americani a casa loro. Prima che tutto si fermasse quel 20 Marzo 2010.

L'incidente. "Il 20 marzo 2010, a Pordenone, Nicola entrava nella prima prova speciale del campionato europeo Baja. Lungo il tragitto percorso migliaia di volte, arrivato all’altezza del fiume Tagliamento, Nicola non vede un ostacolo e, a 150 km/h, cade dalla moto. Rialzarsi, quel giorno, non è stato semplice come sempre. A causa del trauma il midollo spinale era stato lacerato, facendogli perdere l’uso delle gambe in modo permanente. 10 ore di intervento, 4 trasfusioni. Poi 10 lunghi mesi per ricominciare in un mondo completamente nuovo." Abbiamo voluto riportare ciò che compare sul sito di Nicola nella sua biografia, perchè certi momenti della vita delle persone è meglio lasciarli raccontare ai diretti interessati. Ciò che però c'è da sapere, è che prima del racconto dell'incidente c'è questa frase: "Il primo istinto del motociclista, quando cade, è rialzarsi. Nicola Dutto, pilota professionista di moto, ha reso questo impulso la metafora della sua vita fuori dal circuito di gara." Già, perchè Nicola è una vera forza della natura: ha affrontato quello che il destino gli ha consegnato con lo spirito del motociclista, quello di rialzarsi il prima possibile per poter riprendere a correre e così ha fatto. I primi momenti sono stati ovviamente bui: l'intervento, cinque giorni in terapia intensiva, mentre due settimane dopo si trasferisce in una clinica per la riabilitazione; ad attenderlo però altre quattordici settimane, il tempo necessario perchè le fratture guarissero, prima di poter iniziare il recupero. Tutto quel tempo sdraiato nel letto ha mostrato il lato più umano di Nicola: "Pensando a quel momento, è stato davvero difficile provare a vedere la luce", ammette in tutta onestà, "sarei un bugiardo se dicessi che non ho versato una lacrima. Una volta ho iniziato a capire quali fossero le conseguenze, ho pianto molto." Poi, appena ha avuto la possibilità di iniziare la riabilitazione, ha ricominciato dove aveva finito, lavorando sodo come fosse un pilota professionista.

La prima Baja 1000. Pochi mesi dopo l'incidente, eccolo al via con la moglie Elena alla Baja 1000, quella gara che aspettava di correre in moto e che ora è costretto a correre con un anno di ritardo su un Buggy Polaris; l'avventura messicana è finita prima del termine a causa della rottura della trasmissione, che purtroppo si trovava esattamente dietro il sedile di Nicola rendendogli impossibile la riparazione. In quella circostanza ha atteso con Elena l'arrivo dell'assistenza tutta notte nel letto del fiume, maturando una decisione: "Le quattro ruote portano troppi problemi, devo tornare sulle due ruote."

Il ritorno in moto. Dopo aver visto dei video di Doug Henry (tre volte campione AMA Motocross e una volta AMA Supercross, ndr), tornato a praticare motocross dopo un infortunio con conseguenze analoghe al suo, Nicola decide di costruire un sostegno per la schiena e una gabbia che gli permetta di tenere le gambe sulla moto e di provare a ricominciare a correre in moto; a distanza di soli quattro mesi dalla prima volta che aveva riassaporato cosa volesse dire andare su due ruote, si presenta alla Baja 500 di Aragon terminandola al ventiquattresimo posto. E' il 2012, sono passati poco più di due anni e Nicola è tornato ad essere un pilota motociclista. L'anno successivo torna alla Baja 1000 come motociclista e chiude con un incredibile terzo posto la gara; nel 2015 è quarto assoluto nel mondiale Baja e primo italiano, nel 2016 partecipa alla "Vegas to Reno", una gara di una sola giornata ma dalla distanza di 550 miglia (885 chilometri) nella quale riesce a chiudere al nono posto, mentre nel 2017 arriva al traguardo di due tra i Raid più prestigiosi al mondo: il Merzouga Rally e l'Oillibya Rally. Ed infine eccoci al 2018, passato ad organizzare al meglio quella che, grazie ai risultati ottenuti ed agli sforzi fatti da lui e da chi in lui crede (tra questi KTM Italia grazie ad Angelo Crippa, fino allo scorso anno AD di KTM Italia) si preannuncia come l'appuntamento più importante della sua carriera.

La Dakar. Eccoci finalmente a pochi giorni dal via della gara: la qualificazione ottenuta grazie all'arrivo al traguardo dell'Oilibya Rally gli permetterà di percorrere i 5.537 chilometri previsti, di cui 2.878 di speciale spalmati in dieci tappe per complessivi undici giorni di gara. Nicola non sarà ovviamente solo: come sempre da quando è tornato a correre in moto ha bisogno di persone fidate che corrano con lui e per lui. Questi "piloti fantasma" sono tre e per la precisione si tratta di Pablo Toral, Victor Rivera e Julian Villarrubia. Uno dei tre sarà davanti a Nicola, perchè ovviamente non può fermarsi per guardare in giro e vedere dove andare: lo guiderà sulle tracce corrette e sarà sempre lui a sorreggerlo nei rifornimenti e quando raggiungeranno i traguardi. Gli altri due lo seguiranno a ruota, pronti ad intervenire nel caso che qualcosa vada storto: saranno i suoi angeli custodi visto che, essendo legato alla moto, non può togliersi da situazioni pericolose come eventuali cadute in fiumi. Più che per ogni pilota della Dakar, Nicola ha bisogno di una squadra che sia unita e che si senta come una famiglia: conosce i tre da molto tempo e come spesso accade nelle storie di sport essi erano i suoi avversari nelle Baja spagnole ad inizio millenio.

Quella di Nicola Dutto è una vera storia di rivincita e di sport, di un uomo che non ha accettato la beffa del destino che lo ha sfidato: tra qualche giorno inizierà la sua prima Dakar, un obiettivo che si è messo in testa tre anni fa guardandola in TV e che lo vedrà pronto a prendersi la sua rivincita. In bocca al lupo Nicola!

Mathias Cantarini

 

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